Studiare ingegneria, “La scelta è stata dettata più dalle mie attitudini che da una vera e propria passione” – voce allo studente

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha intervistato Vincenzo Alfieri, studente di Ingegneria Chimica e dei processi sostenibili – Politecnico di Torino

Vincenzo, quando hai scelto di studiare questo corso di laurea e quali sono le motivazioni che hanno guidato la tua scelta?

Sono iscritto al corso di laurea magistrale in “Ingegneria chimica e dei processi sostenibili” al Politecnico di Torino, e ho scelto l’indirizzo biotecnologico-alimentare. Mi sono laureato in precedenza all’Università di Salerno, alla triennale di Ingegneria chimica. La scelta è stata dettata più dalle mie attitudini che da una vera e propria passione. Avendo studiato al liceo scientifico, ho avuto modo di formarmi soprattutto in ambito scientifico e quindi in materie come matematica, fisica e chimica. Il maggiore interesse per quest’ultima e le opportunità lavorative che può offrire una laurea in ingegneria, mi hanno fatto prendere questa scelta, pur non avendo benissimo chiaro il percorso formativo che avrei intrapreso. Una volta terminata la triennale, ho deciso di dare continuità al mio percorso, trasferendomi però al Politecnico per avere ancora più sbocchi e intraprendere una nuova esperienza lontano da casa.

Durante il tuo percorso hai trovato materie di studio che non avevi valutato al momento dell’iscrizione?

Per quanto riguarda le aspettative, ciò che mi ha sorpreso negativamente in triennale è stato il primo anno, in cui ho dovuto sostenere esami di base, molto teorici e noiosi, che forniscono solo gli strumenti per apprendere le conoscenze vere e proprie di un ingegnere chimico. Dopo il primo anno ho frequentato corsi più interessanti e pratici. Al secondo anno infatti ho scelto l’indirizzo alimentare e ho iniziato a capire davvero il campo in cui avrei potuto specializzarmi, ovvero il campo dell’ingegneria alimentare. Al primo anno le lezioni erano esclusivamente in aula, poi dal secondo in poi ho avuto modo di partecipare a diverse esperienze in laboratorio. Per quanto riguarda la magistrale a Torino, il primo anno mi hanno colpito molto i ritmi più intensi, dovuti sia alla complessità crescente delle materie che a una diversa organizzazione degli appelli d’esame rispetto all’università di Salerno. Anche qui le lezioni in aula si sono alternate a quelle in laboratorio, ma si sono intensificati i lavori di gruppo.

Quali competenze avrai acquisito al termine del corso?

A corso ultimato, dovrei avere acquisito conoscenze nell’ambito dell’industria di processo, sia per la produzione che per l’innovazione, nel settore chimico, biotecnologico e alimentare, ma anche in campo energetico, farmaceutico, ambientale e petrolchimico.

Ti sei già indirizzato verso un ambito occupazionale o figura di lavoro specifici? Che lavoro farai?

Per quanto riguarda il lavoro, non ho ancora le idee molto chiare, avendo una grande vastità di settori in cui potrei operare. Mi sto specializzando nel campo alimentare, che concerne tutte le applicazioni di produzione, trattamento e conservazione dei cibi, e nel campo biotecnologico. Tuttavia, una volta terminato il percorso, non mi precludo la possibilità di lavorare al di fuori di questi due campi.

Conosci le prospettive occupazionali del tuo campo?

Le prospettive occupazionali dovrebbero essere abbastanza buone, in quanto l’ingegnere chimico si caratterizza per una buona capacità di adattamento alle diverse problematiche della progettazione e dello sviluppo dell’industria di processo e può operare in diversi campi. È proprio la molteplicità di sbocchi che mi ha spinto a continuare il percorso in ingegneria chimica e non specializzarmi in altri corsi di laurea.

Mariella Bologna

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