Studiare e Lavorare in Giappone

Il paradiso dell’Architettura

Il Giappone rappresenta l’Estremo Oriente in ogni sua declinazione. Letteratura, cinema, pittura, architettura rappresentano il Paese in tutta la sua ricchezza e fascino. Se ti stai avvicinando alla storia e alla cultura giapponese provenendo dal mondo occidentale, fallo in punta di piedi, con pieno rispetto e interesse per una nazione di antichissima origine e tradizione.

Il Paese è governato da una monarchia parlamentare con un imperatore ed un parlamento eletto, la Dieta. In passato l’Imperatore era considerato una divinità. Le origini della famiglia imperiale risalgono, infatti, alla mitologia.

Il Giappone costituisce la terza maggiore economia al mondo per prodotto interno lordo e la quarta maggiore per potere d’acquisto, è anche il quarto maggiore esportatore ed il sesto maggiore importatore a livello mondiale. Inoltre, il Giappone è l’unico Stato asiatico ad essere membro del G8 e del G7; attualmente, è, inoltre, un membro non permanente del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

“Ichi nichi isshou” Un sorriso al giorno (proverbio giapponese)

Un Paese da forti contrasti in cui se da una parte gode di uno standard di vita molto elevato con un bassissimo tasso di mortalità infantile, dall’altro i suoi abitanti risentono di un forte imprinting competitivo sia a livello sociale che individuale. Una competitività che ha generato ottimi risultati dal punto di vista produttivo, ma anche forme estreme di comportamento e attitudini. Facciamo un esempio. Molto di uso nello stato nipponico è la fagocitazione o la totale focalizzazione ed immersione verso un argomento/oggetto specifico, che in giapponese prende il nome di “otaku”.

Otaku è un fan ossessionato da un particolare tema, argomento od hobby in maniera eccessiva e poco salutare. I settori artigiano-industriali in cui i giapponesi delineano la loro eccellenza sono: il marketing, i manga, design industriale ed architettura. Dato l’elevato grado sismico del territorio, le tecniche di costruzioni sono altamente innovative. Studenti e professionisti dell’architettura visitano il Giappone proprio per apprendere la tecnologia edilizia commista al design nipponico. Il Paese è molto aperto verso l’internazionalizzazione.

Le principali città sono: Tokyo, Yokohama in cui troverete Minatomirai, definito il porto del futuro per le sue costruzioni futuristiche, Osaka, considerata la città più socievole del Giappone in cui vi basterà stare seduto in un pub per fare nuove amicizie, Kyoto con Kiyomizudera, Kinkakuji, e altri patrimoni mondiali e Fukuoka, la più grande città del Sud del Paese. Da un punto di vista di sostenibilità economica, Tokyo è la città più cara e rappresenta come ogni capitale, i benefici e i “difetti” di una metropoli. Occhio alla spesa, dunque, e non solo al paesaggio futuristico.

5 Buoni motivi per partire

  1. Livello socio-economico del Paese alto e stabile
  2. Il cibo, un’attrazione fortissima
  3. Uno stage di altissimo livello, considerato nel curriculum
  4. Un viaggio tra l’architettura più sviluppata al mondo
  5. I servizi pubblici al massimo dell’efficienza

                                    

Studiare in Giappone

Il sistema scolastico giapponese è particolarmente rafforzato nella scuola primaria e secondaria di I grado. La scuola primaria dura dai 6 ai 12 anni. Al termine della scuola primaria, lo studente intraprende il percorso scolastico intermedio che dura 3 anni e va dai 12 ai 15 anni. Al termine del percorso, poi, lo studente dovrà sostenere un esame di ingresso per la scuola secondaria di II grado, particolarmente complesso che prende il nome di yiūgakushiken.

Data la complessità della prova, i giovani giapponesi iniziano a prepararsi per l’esame già durante gli anni precedenti alla prova di accesso. Gli allievi possono fare domanda di accesso a più scuole. Gli studi di scuola secondaria di II grado si concludono a 18 anni.

La formazione dei giovani si svolge sia a livello formale che non formale ed è proprio per dare spazio alle attività extracurriculari che sono nati i bukatsu, club giovanili, finanziati dalla scuola, che offrono le più svariate attività ricreative: sport, corsi di letteratura, di arte, musica. Un gruppo minimo di 3 studenti può costituire un bakatsu.

L’esame, altamente competitivo, per entrare all’università è lo juku. Molti studenti giapponesi optano per andare a lavorare dopo la scuola poiché dai 16 anni, i giovani possono essere retribuiti e svolgere una normale occupazione con una restrizione oraria: prima dei 18 anni non si può lavorare oltre le 23.00.

Negli anni, l’alto tasso di competitività instillato fin dall’infanzia ha fatto sì che si rivedesse l’approccio pedagogico, inserendo modalità più blande di insegnamento e di esigenze nei risultati, dando più spazio alle attività ricreative e diminuendo le richieste di apprendimento.

Il sistema scolastico giapponese privilegia gli esami scritti, penalizzando l’espressione orale. Proprio per questo motivo, si stanno prendendo sotto esame altri canali di comunicazione nella metodologia di giudizio.

Come funziona l’università?

Per gli studenti post-diploma che desiderano proseguire gli studi, ci sono due vie: i professional training college rivolti alla formazione professionale (insegnamento tecnico, artistico, sanitario, moda…) e le università: laurea brevi o a ciclo unico. Gli studi post laurea, al pari del sistema europeo sono articolati in master (della durata di 2 anni) o dottorato (3 anni).

L’ingresso all’università non è libero, ma sottoposto ad un test di selezione molto complesso. Per gli studenti giapponesi esistono scuole di preparazione ai test di ingresso che prendono il nome di juku.

ACCESSO SELEZIONATO
Per gli stranieri che desiderano iscriversi all’università è necessario superare l’EJU (Examination for Japanese University Admission for International Students). L’esame è finalizzato a valutare le sufficienti competenze linguistiche in giapponese dello studente straniero. Oltre alla competenza linguistica, l’EJU valuta materie specifiche in relazione alle università dove si intende studiare. Per esempio, scienze (fisica, chimica, biologia), matematica e cultura generale. Il test può essere eseguito sia in inglese che in giapponese. Ci sono università che per l’ammissione considerano prevalentemente il punteggio EJU ottenuto. L’EJU si tiene due volte l’anno (giugno e novembre), ma le università iniziano generalmente ad aprile, ossia quando comincia l’anno scolastico in Giappone. Gli studenti con un punteggio alto, possono ricevere una borsa di studio definita Honors Scholarship for Privately Financed International Students.

GLI ATENEI PUNTANO SULLA QUALITA’
Il rendimento richiesto per ottenere la borsa di studio è molto elevato dato il numero ristretto di borse erogabili. L’istruzione superiore in Giappone presenta un livello molto buono. Fra le università di più antica data, figurano la Tokyo University (particolarmente rinomata per gli studi di chimica e letteratura giapponese), la Kyoto University, considerata una delle migliori università al mondo e rinomata per gli studi di Medicina e Chirurgia e la Osaka University. Altre università importanti sono la Meiji University, la Waseda University, la Keio University (dove ha studiato il famoso stilista Yōji Yamamoto), la Tokyo University of Foreign Studies, la Hitotsubashi University, la Sophia University.

Conclusi gli anni dedicati all’obbligo formativo in Giappone sono possibili due strade. Professional training college: dura da uno a quattro anni, è destinato all’apprendimento pratico di un mestiere e all’accesso al mondo del lavoro. Ci sono college dedicati ad ogni forma di apprendimento pratico: da quello ingegneristico a quello artistico (per imparare le tecniche del dipinto, ad esempio), da quello per la cura alla persona (infermieri, etc.) a quello per lavorare nel campo della moda. Università: può essere breve (2 anni) o normale (4 anni). Dopo l’università è possibile frequentare un corso di master (della durata di 2 anni) o di dottorato (3 anni).

Entrare in Giappone come studente

Come prima informazione, se si è intenzionati a partire per il Giappone, i tuoi enti di riferimento sono: l’Ambasciata del Giappone in Italia, l’Ambasciata italiana in Giappone e gli istituti di cultura italiani in Giappone. Per entrare in Giappone come studente è necessario richiedere un visto studentesco.

Sarà fondamentale avere molta determinazione, un progetto specifico da sviluppare sul territorio. In una metropoli piena di attrattive come Tokyo (ma questo vale un po’ per tutto il Giappone), è facile distrarsi e perdere di vista il proprio obiettivo.

Inoltre, se si diventa borsista del governo giapponese – il Giappone in qualche modo “investe” sugli studenti che in futuro potranno contribuire ad alimentare lo scambio economico, culturale e di persone fra Italia e Giappone.

Come primo passo, dovrai essere iscritto ad un ente di formazione. Per i corsi di lingua giapponese, per l’università e altri enti di formazione dovrai recarti in Ambasciata con i seguenti documenti: passaporto valido; foto e certificato di eleggibilità che viene rilasciato dall’Ufficio Immigrazione giapponese in base alla richiesta da parte della scuola.

Una volta che l’Ufficio Immigrazione giapponese ha approvato la richiesta, invierà il certificato di eleggibilità alla scuola. A quel punto verrà inviata una mail in cui si chiederà il pagamento di parte del costo del corso e la scuola invierà il CdE (certificato di eleggibilità) direttamente a casa. Se non si ha un lavoro o esperienza lavorativa di almeno 3 anni, servirà un documento in cui un adulto figurerà come garante finanziario.

In caso di contratto di lavoro, si può presentare la busta paga, come self sponsor (lavoro full time da almeno 3 anni). Inoltre, si dovrà dimostrare di essere autonomi dal punto di vista economico.

In Giappone è possibile iniziare gli studi con un visto studentesco solamente nei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre. Il visto studentesco, consente di lavorare part-time per 28 ore a settimana. L’approvazione ed il conseguente rilascio del visto avvengono circa ad un mese dall’inizio delle lezioni.

Gli studenti che pianificano un soggiorno di oltre 90 giorni devono richiedere la “Non japanese registration card” e la durata viene stabilita in a base a quella del visto. La card è una sorta di carta di identità in cui figurano i dati personali, foto, residenza e periodo di soggiorno. Se durante la permanenza in Giappone con il visto studentesco si trova lavoro, si può richiedere la conversione del visto studentesco in visto lavorativo.

Studente lavoratore

Secondo una ricerca condotta dai servizi JASSO (Japan Student Services Organization) il 76% degli studenti internazionali con lo status di “College Students” lavorano part-time nei seguenti ambiti:

  • enogastronomia
  • vendite
  • marketing
  • insegnante di lingua
  • impiegato

La retribuzione varia a seconda dell’occupazione. Per chi lavora nel settore enogastronomico, si va dagli 800 ai 1200 yen all’ora (all’incirca dai 6 ai 9 euro). Il limite massimo di orario lavorativo è di 28 ore alla settimana e il guadagno varia dai 22,400 ai 33,600 yen (dai 165 ai 248 euro). Per lavorare part-time è necessario ottenere il consenso della scuola/università e il permesso di intraprendere un’attività oltre il proprio status di residenza (College students) dall’Ufficio Immigrazione Regionale.

Attenzione: non si potrà superare il numero di ore di lavoro consentito, pena l’espulsione dal Paese. La retribuzione del lavoro part time si intende necessaria per integrare i costi del soggiorno. Altro consiglio importante: tenete sotto controllo la copertura dei costi dell’assicurazione sanitaria.

Lavorare in Giappone

Borse di studio in Giappone

Le borse di studio per gli studenti universitari sono di 2 tipi: annuale o biennale. La borsa annuale (Japanese Studies Students) è riservata a studenti dei corsi di laurea in lingua o cultura giapponese almeno triennale, che – al momento della partenza e fino al loro ritorno – risultino regolarmente iscritti a un’università non giapponese (sono esclusi gli studenti del primo anno).

Per poter usufruire di questa borsa, i candidati non devono essere laureati. Per le borse annuali, la scadenza per presentare la domanda online sul sito del MAE (Ministero degli Affari Esteri) è la fine di febbraio. Ricorda: generalmente questi bandi si rinnovano annualmente. La borsa prevede anche biglietti d’aereo. I moduli e la documentazione richiesta vanno inviati all’Ambasciata del Giappone, entro la metà di marzo, e l’esame (in lingua giapponese) si tiene in genere verso la fine di marzo. Verso giugno, i candidati ricevono comunicazione dell’ottenimento (o meno) della borsa di studio; i biglietti aerei sono inviati a metà agosto (per coloro che partono a settembre) o a metà settembre (per i candidati che partono in ottobre). I candidati possono fare richiesta di visto a partire dalla ne di agosto (quando viene comunicata l’università che frequenteranno).

Research Students

La borsa biennale (Research Students) è riservata a laureati (o artisti con titolo equipollente) con una buona conoscenza del giapponese (in caso presentino un progetto di ricerca in campo umanistico o sociale) o dell’inglese (altri campi: fisica, ingegneria, architettura, economia, medicina…). Coloro che ottengono la borsa biennale (“Research Students”) acquisiscono lo status di “studenti ricercatori”, e possono così lavorare al progetto di ricerca presentato in fase di domanda per la borsa di studio, usufruendo delle risorse dell’università cui si è stati destinati (biblioteche e altro), e dell’aiuto di un tutor. Se lo si desidera, è possibile iscriversi al corso di laurea magistrale o al dottorato (ottenendo un prolungamento della borsa di studio, che coprirà il periodo previsto dal corso cui ci si iscrive); per questa scelta, è bene contattare le università presso cui si studierà per chiedere delle modalità di iscrizione, di eventuali esami di ammissione etc. Tutti i candidati devono sostenere la prova di giapponese, facoltativamente quella di inglese. Il primo passo da compiere è presentare, da gennaio a metà aprile, una domanda online sul sito del Ministero degli Affari Esteri italiano (https://www.esteri.it/it/servizi-consolari-e-visti/)

Leggi anche:

Giappone: Borse di studio per tirocini, Bando Vulcanus

L’Ambasciata del Giappone mette a disposizione ogni anno informazioni su alcune borse di studio riservate agli italiani per la frequenza di corsi nel Paese. Vediamole nel dettaglio:

Japan study program

a cura del MEXT (Ministero dell’Istruzione, della Cultura, dello Sport, della Scienza e della Tecnologia del Giappone) è una borsa di studio il cui bando generalmente scade a gennaio. Finanzia solo un breve periodo di studio (12 giorni)

Study tour of Japan for European youth

Altra borsa di breve durata (10 giorni) che generalmente scade a ne luglio destinata a giovani tra i 25 e i 35 anni, che non abbiano status di studente e non siano mai stati in Giappone

Borsa annuale MEXT

Scade il 31 gennaio di ogni anno. Ha partenza nel mese di ottobre ed è destinata a giovani non ancora laureati, per seguire un corso di lingua giapponese. Informazioni dettagliate sul sito del Ministero degli Affari Esteri italiano. E’ utile sapere che questa offerta è poco ambita dagli studenti italiani, dai quali arrivano circa 20 domande l’anno


Borsa biennale MEXT

Scade a metà aprile. La partenza è nell’aprile successivo. Destinata a laureati o laureandi che terminano i propri studi entro marzo dell’anno in cui si candidano o al limite entro la sessione di settembre (in quel caso la partenza è posticipata ad ottobre dell’anno dopo e il periodo di studio si conclude comunque nell’aprile del secondo anno successivo). Modalità di candidatura e dettagli sul sito della Farnesina. In questo caso scopo della borsa è seguire un progetto di ricerca (da effettuarsi nella materia in cui ci si è laureati)

Leggo anche:

Borse di studio in Giappone

Stage e Tirocini in Giappone

Un’opportunità per entrare nel mondo del lavoro nipponico la offre il JET Programme (Japan exchange and teaching). Il programma è attivo dal 1987. Il contratto di lavoro è per un anno, e prevede la possibilità di rinnovo per un ulteriore anno. Le posizioni offerte sono di Assistant language teachers (ALTs) e di Coordinators for international relations (CIRs). Agli italiani è offerta generalmente la posizione di CIRs, dal momento che la lingua italiana non viene insegnata durante le scuole secondarie di II livello.

JET Programme

Il bando per accedere al programma JET esce solitamente a febbraio sul sito dell’Ambasciata. Di norma la scadenza è ad aprile: sta a voi, dunque, controllare ciclicamente la scadenza e la validità direttamente dal bando. Le selezioni prevedono il test di lingua giapponese, il noryoku shiken. Il JET provvede alla copertura delle spese di viaggio e a un salario (che si aggira sui 3,6 milioni di yen lordi all’anno) per circa 35 ore di lavoro settimanali, oltre a fornire la rara opportunità di lavorare nell’amministrazione pubblica giapponese, cosa abbastanza difficile altrimenti, e di perfezionare la lingua sul posto.

Vulcanus

Un’ottima opportunità di tirocinio oltreoceano è rappresenta dal programma Vulcanus. Vulcanus nasce nel 1997 per studenti dell’Unione europea con l’obiettivo di soggiornare in Giappone svolgendo tirocini presso aziende locali così da accrescere la conoscenza della lingua e della cultura giapponese. Il programma prevede una settimana di seminari sulla cultura giapponese, un corso di quattro mesi di lingua giapponese e un tirocinio della durata di otto mesi presso un’impresa. Gli studenti devono essere iscritti a corsi di laurea scientifici e conoscere bene l’inglese. I candidati vengono selezionati in base al loro curriculum accademico, il parere dei professori, la motivazione, la conoscenza dell’inglese scritto e parlato, il loro atteggiamento rispetto ai rapporti euro-giapponesi e la loro capacità di adattamento alla diversità culturale. Ricordate, la borsa di studio copre le spese di viaggio e soggiorno e oltre a quelle assicurative. Inoltre, l’azienda – solitamente – metterà a loro disposizione, l’alloggio.

Per svolgere esperienze di stage e tirocini in Giappone è necessario fare parte di un programma istituzionalizzato (per esempio in ambito universitario) o contattare direttamente le aziende che operano in Giappone e chiedere la possibilità di svolgere un periodo di stage. Altrimenti esiste un considerevole numero di agenzie private che organizzano programmi di tirocinio. Ti consigliamo di prendere informazioni in merito alle aziende: la “Camera di Commercio italiana in Giappone” (http://www.iccj.or.jp/); la Camera di Commercio giapponese in Italia (https://ccigi.org/).

Trasferirsi in Giappone: studiare e lavorare

Lavoro in Giappone

A causa delle differenze culturali sostanziali fra Italia e Giappone una delle modalità più comuni per entrare nel mondo del lavoro nipponico è quella di fare un’esperienza di tirocinio, così da introiettare, prima di iniziare un vero e proprio lavoro, le peculiarità dell’ambiente lavorativo, la diversa sensibilità nei confronti di valori come il rispetto per gli anziani e il rispetto delle gerarchie senpai-kohai, il sistema estremamente meritocratico e premiale ma molto, molto competitivo. In Giappone è naturale fare straordinari, arrivare in ritardo è inammissibile e una delle caratteristiche fondamentali per la selezione al lavoro è la capacità di instaurare un buon rapporto con i propri colleghi.

I giovani giapponesi cominciano a cercare lavoro almeno un anno prima di laurearsi. Molti ragazzi, quindi, si attivano già qualche tempo prima della laurea per accaparrarsi posti e programmi specifici nelle aziende più interessanti. Solitamente le aziende più grandi (la Sony, ad esempio) incontrano i candidati con largo anticipo, fanno test e colloqui attitudinali prima di decidere per tempo l’assunzione di un candidato. Alcune delle più grandi aziende giapponesi hanno dei programmi specifici rivolti proprio agli studenti universitari, anche stranieri (la Sony ha lanciato un Graduate Programme).

Un settore in cui i lavoratori stranieri sono molto richiesti è quello dell’import-export: molti siti cercano traduttori stranieri (anche italiani) per regolare gli scambi e interpretare usi e costumi dei Paesi con cui fanno a ari. Un esempio di siti del genere è offerto da Gaijinpot, oppure nella sezione annunci di lavoro dei quotidiani giapponesi scritti in lingua inglese.

Attenzione: si può iniziare a lavorare proponendosi come insegnante di italiano per gli studenti giapponesi e richiedere attraverso questa attività il visto da mediatore linguistico. Quest’attività può risultare redditizia e consente di iniziare a tessere una rete di relazioni, utilissima per le successive opportunità di impiego che ti si presenteranno.

Tra i lavori più di usi tra gli italiani troviamo: insegnante di italiano (la nostra lingua è molto amata in Giappone); insegnante di inglese, traduttore, commesso, cuoco. Un canale privilegiato per il lavoro sono gli impieghi presso ditte italiane in loco, nei settori dell’alimentazione, automobilismo, elettrodomestici, elettronica. Ovviamente sarà necessaria una conoscenza intermedia della lingua giapponese, senza la quale sarà difficile presentarsi per una posizione simile.

Programma Jet

Una particolare opportunità è offerta ai laureati con il programma Jet (Japan Exchange and Teaching). Progetto promosso dal Consiglio degli Enti Locali per le Relazioni Internazionali in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, dell’Istruzione, degli Interni e CLAIR (Council for Local Authorities for International Relations) con l’obiettivo di offrire a giovani laureati stranieri l’opportunità di prestare servizio nei governi locali e nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, sia pubbliche che private. Il programma si basa sull’intensificazione dell’insegnamento delle lingue straniere in Giappone e sulla promozione degli scambi internazionali.

Per i cittadini italiani in visita in Giappone che soggiornano nel Paese per meno di 90 giorni non sono richiesti visti, purché non si eseguano attività che prevedono retribuzione economica. Per visite di più di 90 giorni o a scopo lavorativo è invece necessario recarsi presso l’ufficio consolare preposto e richiedere un visto.

Lavorare in Giappone

In Giappone sono essenziali le “buone maniere” e il corretto comportamento secondo regole informalmente codificate. Oltre al rispetto assoluto delle gerarchie e dei rapporti fra giovani e anziani, è importante conoscere alcune norme di base:

Meishi kōkan: ossia lo scambio dei biglietti da visita deve avvenire secondo certe modalità (prendere il biglietto porto dall’interlocutore con due mani, leggerlo con attenzione prima di riporlo, osservarlo prima di rivolgere la parola all’interlocutore nell’ambito di una riunione, etc.)

O-jigi: l’arte di sapersi “inchinare” in modo giusto per ogni occasione

Keigo: ossia il corretto uso del linguaggio onorifico

Look: come ovunque, anche in Giappone è importante presentarsi ad appuntamenti e colloqui di lavoro con un abbigliamento formale e non stravagante (anche se ovviamente dipende dal contesto dell’incontro).

Visti

Per entrare in Giappone come lavoratore è necessario essere in possesso di un visto lavorativo che può essere ottenuto solo tramite la richiesta da parte di uno sponsor, vale a dire del datore di lavoro/azienda deputata all’assunzione. Pertanto non è possibile lavorare in Giappone senza avere uno sponsor.

Il processo per ottenere il permesso di lavoro è lungo e articolato e richiede pazienza da parte di coloro che ne fanno richiesta. Inoltre, esistono dei visti “standard” che comunque necessitano della richiesta di visto da parte dello sponsor per determinate categorie professionali, tra cui, professori universitari, artisti, giornalisti, religiosi, avvocati, professionisti sanitari, neri, ricercatori, ingegneri, insegnanti di lingua straniera, diplomatici.

Ultimo step, il costo della vita: ricorda che è molto importante tenere presente la relazione tra stipendi medi e costo della vita. Così come accaduto in Polonia (dove gli stipendi medi sono relazionati al costo basso della vita) anche in Giappone ti troverai a fare i conti con stipendi più alti rispetto a quelli italiani, ma con un costo della vita più elevato. Un esempio? La frutta ha un costo spropositato.

Scambio alla pari

Spesso gli scambi alla pari rappresentano un utile strumento per avere la possibilità di conoscere un Paese e viverci per qualche mese, senza spendere barche di soldi. La formula del lavoro au pair è questa: si viene inseriti nel nucleo familiare di destinazione con gli stessi diritti (quindi vitto, alloggio, assistenza) e gli stessi doveri (quindi sbrigare faccende domestiche e nelle attività familiari) degli altri componenti. Insomma alla pari a tutti gli effetti.

Non si tratta solo di un’esperienza formativa interessante, ma anche dell’opportunità di imparare e perfezionare una lingua straniera senza dover pagare costosi corsi privati. Le famiglie che fanno richiesta di ragazzi/e alla pari, generalmente ne hanno bisogno per accudire bambini piccoli per metà giornata, ma si stanno diffondendo molto anche le domande per aiutanti in piccole aziende agricole a gestione familiare o ancora di singoli o famiglie che vogliono imparare la lingua del ragazzo/a alla pari.

Ad oggi, si stima che oltre 300.000 giovani in tutto il mondo stiano svolgendo un periodo di lavoro alla pari. Un mondo poco conosciuto, ma concreto e in fortissima crescita. Se vuoi provare un’esperienza simile in Italia è possibile contattare una delle agenzie e organizzazioni private che operano nel settore dello studio e lavoro all’estero.

Si tratta di enti di varia natura, dalle associazioni culturali ai tour operator. Anche all’estero esistono agenzie di collocamento alla pari per stranieri. L’elenco di tutte le agenzie ufficiali di Scambi alla Pari si trova sul sito istituzionale dello IAPA – https://www.iapa.org/

Reperire la famiglia tramite agenzia non è l’unica modalità possibile, anche tramite internet esistono siti di incontro domanda/o erta sul lavoro alla pari. L’utilità di usufruire dell’agenzia può essere valutata in relazione ad una conoscenza preliminare della famiglia, al rispetto di determinati standard e ad un’assistenza per le procedure burocratiche. Di solito l’agenzia prevede un costo per il servizio ma, soprattutto all’estero, si possono trovare agenzie che forniscono il servizio gratuitamente all’au pair. 

Relazioni Italia – Giappone

Le relazioni culturali tra Italia e Giappone si fondano su basi solide, rafforzate e ampliate nel corso degli anni. Un esempio emblematico dell’interesse e della passione dei giapponesi verso la nostra cultura è rappresentato dalle mostre di grandi artisti italiani o di movimenti artistici di alto rilievo nella storia dell’arte italiana, che vengono allestite in varie città del Giappone, oltre che nella sua capitale.

Un punto di contatto in Giappone per i rapporti bilaterali da un punto di vista culturale è rappresentato dall’Istituto di cultura italiano in Giappone, a Tokyo e a Osaka.

Attualmente le iniziative di cooperazione bilaterale approvate dai Ministeri degli Esteri italiano e giapponese sono quelle inserite nel 10° Programma Esecutivo per la Cooperazione Scientifica e Tecnologica firmato a Tokyo il 15 maggio 2013.

Di particolare valore è, inoltre, la Dichiarazione di Intenti per la Cooperazione Scientifica e Tecnologica stipulata tra il MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) e il MEXT (Ministry of Education, Culture, Sport, Science and Technology) del 16 Novembre 2004.

Nello stesso giorno è stata firmata anche la Dichiarazione Congiunta tra Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA). Esistono oltre 150 accordi di cooperazione bilaterale firmati tra Università, Istituti di Ricerca o tra singoli Gruppi di Ricerca.

Leggi anche:

Japan External Trade Organization

JET Programme

Camera di Commercio e Industria Giapponese in Italia

Camera di Commercio Italiana in Giappone

Istituto Italia-Giappone

Vulcanus programme

HelloWorkEU – Japan Center for Industrial Cooperation Career Forum