Studiare Architettura, il prof. Peraboni consiglia: “serve forte curiosità e grande immaginazione”

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha intervistato il prof. Carlo Peraboni, Coordinatore CDL Progettazione Architettura Politecnico di Milano – sede di Mantova

Prof. Peraboni, ci può spiegare quali sono i contenuti di studio relativi ai Corsi di Laurea in Architettura?

Il nostro Corso di studio ha come prioritario obiettivo la formazione di una professionalità capace di rispondere in modo adeguato alla crescente complessità dei problemi connessi alla progettazione dell’architettura e guarda con sempre maggiore attenzione ai nuovi compiti e responsabilità richiesti dal mondo professionale. In questo senso, il laureato viene guidato attraverso un percorso formativo che unisce una preparazione critica e intellettuale all’acquisizione di competenze tecniche, in modo da poter comprendere compiutamente e saper svolgere, le differenti competenze richieste per lo svolgimento delle differenti attività professionali.

Ed è per questo che l’offerta formativa risulta ampia ed articolata; comprende discipline scientifiche, umanistiche, artistiche e viene insegnata attraverso le formule didattiche dei laboratori e dei corsi monografici.  Durante le attività del Corso di Laurea allo studente vengono inoltre proposte attività seminariali, conferenze, workshop, visita di mostre, viaggi di studio, incontri con architetti e studiosi attivi in ambito nazionale e internazionale, in modo da ampliare la propria visione in relazione ai differenti campi di azione del progetto.

Molti ragazzi si autolimitano nella scelta in base al diploma di provenienza. Architettura ritiene sia accessibile a tutti?

Penso che questo sia un grosso errore. Questa mia considerazione nasce dall’osservazione diretta dei percorsi didattici svolti dai nostri studenti; come dicevo, il Corso di Laurea propone una gamma di discipline molto ampia e articolata, alcune presuppongono l’applicazione di capacità teoriche, altre valorizzano competenze e abilità pratiche. Il primo anno di attività è specificatamente dedicato all’armonizzazione dei profili in funzione dei differenti percorsi di provenienza; un lavoro importante che, posso assicurare per esperienza personale, già al termine del primo semestre di lavoro rende le differenze rispetto ai diversi percorsi di provenienza sostanzialmente irrilevanti.

Un’attenzione particolare alle caratteristiche dei diversi percorsi di provenienza è prevista anche in occasione della preparazione al test di ingesso; ricordo che presso il nostro Polo viene attivato un Corso di preparazione alla prova di ingresso funzionale al fornire le differenti competenze di base indispensabili per affrontare il test nazionale. Il Corso consente inoltre di effettuare una simulazione del test stesso in modo da sperimentare le modalità di svolgimento e verificare il proprio livello di preparazione.

Da ultimo vorrei sottolineare agli studenti come non abbia molto senso autolimitarsi rispetto alla propria provenienza scolastica ma occorra al contrario prestare grande attenzione rispetto al proprio impegno futuro.  Provo a sintetizzare in questo modo: questo è un Corso di Laurea sicuramente frequentabile da studenti provenienti da differenti precorsi ma è, al contempo, assolutamente riservato alle persone che presentano una forte curiosità e un irresistibile desiderio rispetto all’immaginarsi il futuro!

Che tipo di figura professionale formate nella vostra università?

Come è facile comprendere, gli sbocchi professionali dell’attività del laureato sono le istituzioni e gli enti pubblici e privati operanti nei campi della costruzione e trasformazione della città e del territorio; gli enti istituzionali, le aziende pubbliche e private, gli studi professionali e le società di progettazione.

Il laureato in Progettazione dell’Architettura è una figura professionale capace di collaborare efficacemente alla elaborazione di progetti architettonici alle diverse scale, a partire dalla definizione degli obiettivi progettuali fino alla verifica della praticabilità tecnica delle soluzioni. In un team di progettazione multidisciplinare, questa figura è in grado affrontare con ampiezza e completezza la definizione e l’analisi di problemi che prevedono diverse azioni di trasformazione dell’ambiente costruito secondo le diverse scale dei contesti insediativi e di misurarsi consapevolmente con il quadro complesso di risorse e vincoli che determinano il percorso progettuale. 

Occorre inoltre ricordare come il laureato in Progettazione dell’architettura potrà, previo superamento dell’Esame di Stato, iscriversi all’Albo professionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Sezione B, Settore Architettura, con il titolo di Architetto Iunior; in questo senso il Corso di Laurea offre, anche nella prima sezione formativa triennale, una importante opportunità professionalizzante.

Crede che in futuro ci saranno buone opportunità di lavoro per i laureati in Architettura e quali sono le professioni più richieste o innovative?

Io credo fermamente esista nella nostra società e in tutti i segmenti di mercato (nazionale ed internazionale) un grande ed evidente bisogno di “PROGETTO”. E questo comporta un grande bisogno di figure professionali capaci di interpretare nuovi bisogni e prefigurare nuove soluzioni.

Le esperienze con cui quotidianamente ci confrontiamo mettono in evidenza due questioni: 

– la necessità di reinterpretare il ruolo e la figura dell’architetto rispetto alle modalità con cui la professione si è svolta nel passato. Capacità di fare rete, aggiornamento rispetto alle evoluzioni tecnologiche, riconoscibilità rispetto a competenze e conoscenze specialistiche, sono aspetti che consentono all’architetto di ampliare in modo consistente l’interlocuzione con il mercato del lavoro; 

– la necessità di differenziare i percorsi formativi e caratterizzarli rispetto agli obiettivi curricolari “di base”. Le competenze dello studente debbono progressivamente arricchirsi ed articolarsi assumendo e sedimentando il valore formativo di esperienze e attività fornite dall’Università in termini complementari rispetto ai differenti precorsi formativi curriculari. Workshop, Summer school, seminari intensivi, hackathon di progettazione… l’offerta formativa del nostro Ateneo contempla un’ampissima gamma di iniziative formative, variamente denominate, che assicurano allo studente la possibilità di caratterizzare e rendere riconoscibile come “unico” il proprio percorso accademico. 

Occorre ricordare come queste due questioni interessino, in termini complessivi, il tema della formazione universitaria dell’architetto e devono pertanto riferirsi all’interezza del percorso di apprendimento proposto. In questo senso diventa pertanto importante la capacità dello studente di tradurre e contestualizzare le due questioni con riferimento sia al percorso triennale che all’estensione del Corso di Laurea Magistrale.

Di quale scuola di pensiero fa parte: la laurea prima ed il lavoro dopo, o entrambi allo stesso tempo?

Anche in questo caso provo ad ancorare la mia risposta all’osservazione dei percorsi svolti dai nostri studenti. Laurea triennale, sicuramente a tempo pieno, con grande attenzione all’esplorazione dei caratteri e delle peculiarità delle differenti discipline proposte, utilizzando i laboratori come spazio di apprendimento e di sperimentazione della natura complessa e sistemica del progetto.

Quello che mi permetto di suggerire, in occasione dei tanti incontri a cui partecipo ogni anno, è la gestione del passaggio tra laurea triennale e laurea magistrale. Io personalmente ritengo che potrebbe essere molto importante interporre tra questi due percorsi formativi un’esperienza di lavoro e di verifica delle capacità professionali acquisite nel triennio. 

Le esperienze svolte ci segnalano come la scelta di “mettersi alla prova” permetta di arrivare alla scelta del percorso magistrale in modo molto più consapevole, verificando l’effettiva rispondenza della specializzazione scelta alle proprie capacità, alle proprie abilità e, perché no, alle proprie propensioni professionali. Personalmente ritengo che dovremmo fare uno sforzo per permettere ai nostri studenti di capire e cogliere interamente le possibilità offerte dal nostro sistema formativo favorendo la costruzione, consapevole, di percorsi accademici sempre più articolati.

Quali sono le competenze più richieste dalle aziende e dalle Istituzioni quando si trovano a dover assumere un laureato in Architettura? Insomma, quali capacità e abilità devono realmente possedere?

Le competenze più richieste ai nostri laureati sono sostanzialmente legate alla doppia caratterizzazione formativa a cui accennavo in precedenza; viene cioè richiesta una capacità di visione complessiva del progetto, ovvero l’attitudine a comprendere e interpretare l’insieme delle differenti articolazioni operative di cui il progetto si compone ed al contempo di essere in grado di esprimere una competenza di carattere esecutivo, ovvero la capacità di rispondere in modo adeguato alla crescente specificità e complessità dei problemi connessi alla progettazione dell’architettura.

Sintetizzando, possiamo dire che al laureato viene richiesta la capacità di comprensione del processo progettuale (anche attraverso il riconoscimento dei suoi legami con il contesto e con la storia) e la conoscenza di specifiche competenze tecniche, funzionali al saper dare compiuta attuazione alla parte realizzativa del progetto.

Sono capacità importanti che vengono giudicate come rilevanti anche nei processi di valutazione della “reputazione accademica”, un indicatore utilizzato per l’elaborazione delle più prestigiose classifiche universitarie internazionali (World University Ranking) che vedono la nostra Scuola di Architettura posizionata al settimo posto a livello mondiale.

L’esperienza del Covid cambierà il mondo dell’Architettura?

Domanda difficilissima. Penso che una risposta meditata e consapevole potremo tentare di fornirla solo al termine di questa tristissima esperienza. Determinante sarà, secondo me, l’evoluzione dei prossimi mesi, anche alla luce dell’evolversi dell’attuale situazione. Ad esempio: si verificheranno nuovi fenomeni di diffusione del contagio? Sotto forma di recrudescenza pandemica o attraverso l’attivarsi di focolai di diffusione virale?  E ancora, riusciremo ad approntare sistemi di vaccinazione efficaci e duraturi, in grado di permetterci di convivere con il virus nei prossimi anni? Sono questioni cruciali a cui, forse, potremo dare risposta solo nei prossimi mesi.

In linea di massima posso però dire che questa tristissima esperienza porterà sicuramente a dei cambiamenti nel nostro modo di “fare architettura” perché la pandemia virale ha modificato, nel profondo, alcune nostre abitudini relativamente al lavoro, all’acquisto dei prodotti, al vivere e al condividere gli spazi delle nostre abitazioni; pertanto l’architetto dovrà necessariamente riferirsi a questi differenti modi di vivere delle nostre comunità per l’articolazione delle proprie proposte di progetto.

Sarà una modificazione, un’innovazione, una trasformazione, una mutazione, una rivoluzione… difficile a dirsi! Probabilmente l’intensità del cambiamento si declinerà in modo differente rispetto all’esposizione subita dalle popolazioni nelle diverse regioni del Paese (e del pianeta) e pertanto potrà assumere connotati e caratteri differenti nei diversi contesti.

Personalmente sono convinto che tra qualche anno guarderemo a questo periodo come ad un grande, tragico, doloroso “acceleratore”, capace di innescare cambiamenti ed espandendo fenomeni che già esistevano e stavano, spesso latenti, come opzioni del nostro agire quotidiano.

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