Una inedita lezione all’interno delle Nazioni Unite: in cattedra l’ambasciatore italiano all’Onu, Cesare Maria Ragaglini, nei banchi circa quattrocento studenti provenienti da ogni parte d’Italia.
I giovani, 392 provenienti da 18 diversi atenei, hanno partecipato ieri insieme ai compagni di tutte le università del mondo, al progetto «Model UN 2010», che simula le riunioni delle nazioni Unite. «Le Nazioni Unite sono un luogo incredibile per osservare le dinamiche delle relazioni internazionali», ha esordito l’ambasciatore, scherzando sul fatto che «solo la Federazione internazionale che governa lo sport del calcio (Fifa) ha più rappresentanti, per una serie di trucchetti: qui la Gran Bretagna ha solo un delegato, alla Fifa ce ne sono quattro».
Ragaglini ha ricordato che il Palazzo di Vetro «è stato il motore della decolonizzazione» e che «è cruciale nel promuovere operazioni di pace su cui tutte le parti si trovano d’accordo». Il diplomatico ha ammesso che all’Onu il lavoro quotidiano è spesso oscuro – «per soli iniziati» – ma l’obiettivo finale «è di lungo termine, e forse non visibile immediatamente».
Il rappresentante permanente dell’Italia al Palazzo di Vetro ha poi illustrato gli impegni della Farnesina all’interno dell’organizzazione internazionale, soffermandosi sulla battaglia per la moratoria sulla pena di morte, la lotta alle mutilazioni genitali femminili, la cooperazione allo sviluppo e il peacekeeping. «Quando ho telefonato al segretario generale Ban Ki-moon per informarlo della decisione del governo di contribuire alle operazioni ad Haiti con i Carabinieri dopo il terremoto dello scorso gennaio, mi è stato chiesto se era possibile mandare più uomini», ha raccontato Ragaglini, che ha poi risposto alle domande degli studenti.
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