Cun, finanziamenti stabili su 5 anni

I ritardi si pagano e i primi a farne le spese sono gli atenei. Per questo il Cun, (Consiglio universitario nazionale) suggerisce di adottare come già sperimentato per il sistema socio-sanitario, la formula di un Fondo di finanziamento ordinario per le università stabile su 5 anni con un incremento annuale almeno del 2%. La soluzione di medio periodo è stata suggerita in una mozione sui criteri di distribuzione del Fondo di finanziamento ordinario 2010.

I ritardi si pagano e i primi a farne le spese sono gli atenei. Per questo il Cun, (Consiglio universitario nazionale) suggerisce di adottare come già sperimentato per il sistema socio-sanitario, la formula di un Fondo di finanziamento ordinario per le università stabile su 5 anni con un incremento annuale almeno del 2%. La soluzione di medio periodo è stata suggerita in una mozione sui criteri di distribuzione del Fondo di finanziamento ordinario 2010.
Nella mozione il Cun ribadisce la necessità di una rapida distribuzione del Fondo annuale agli atenei, che anche quest’anno avviene ad anno accademico largamente iniziato. «Sembra sistematicamente sfuggire l’idea – afferma il CUN – che il tempo è una risorsa anche economica e che dunque ogni ritardo nella distribuzione costituisce uno spreco e una penalizzazione del Sistema».
Sottolinea anche che il taglio finanziario per il 2011 «è tale da inficiare pesantemente le stesse politiche impostate in questa legislatura». Con riferimento al Ffo 2010, posto che con la possibile assegnazione di 400 milioni provenienti dal cosiddetto «scudo fiscale» l’ammontare a disposizione sarebbe di 6 mld e 616 mil euro, il Cun propone che la percentuale distribuita in base alla qualità sia fissata, anche per quest’anno, al 7%.
Propone quindi che sia incorporata nella distribuzione la razionalizzazione della spesa per i Consorzi e chiede che i prelievi dal Ffo degli stanziamenti previsti dagli accordi di programma sottoscritti dal ministero con singoli atenei siano ammortizzati nel medio periodo. Riferendosi, infine, alla ripartizione della quota legata al merito il Consiglio conferma la proposta di ripartizione «2/3 a ricerca e 1/3 a didattica».

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