Studenti Erasmus in fuga dalle università russe. Il rettore dell’Orientale: “Contiamo di riabbracciarli presto”

L’odissea di 12 studenti de L’Orientale di Napoli partiti meno di un mese fa: l’ultimo gruppo arriverà oggi in Italia

Erano partiti qualche settimana fa per città russe come San Pietroburgo, Ekaterimburg, Petrozavodsk per l’Erasmus in università non europee. Sono 12 studenti dell’Orientale di Napoli che dopo lo scoppio della guerra hanno deciso di fare dietrofront e tornare in Italia, mentre una studentessa ha deciso di restare. Con la chiusura dei cieli, però, sono stati costretti a fare un lungo giro. Un gruppo è già arrivato ieri dopo 20 ore di viaggio, un altro probabilmente arriverà oggi, dopo più di 48 ore. 

Lo scambio con le università russe

Si trovavano in 5 a San Pietroburgo, 6 a Ekaterinburg e 1 a Petrozavodsk (l’unica studentessa che per ora ha deciso di restare). I giovani studiano russo e una seconda lingua (inglese o cinese) e a febbraio sono partiti per l’Erasmus verso paesi non europei, con università prestigiose di cui è responsabile scientifico Michela Venditti, ordinario di Letteratura russa all’Orientale di Napoli. L’ateneo aveva pubblicato nei giorni scorsi un post sul sito dove condannava l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin e solidarietà alla popolazione ucraina, ricordando anche che Putin non rappresenta la popolazione russa che “viene repressa nel suo diritto a manifestare per condannare una guerra che non le appartiene”.

A San Pietroburgo sono stati ospiti dell’Università Hse, a Ekaterinburg dell’Urfu e alla statale di Petrozavodsk. I giovani hanno studiato lingua e letteratura russa, in una full immersion come è accaduto a migliaia di ragazzi prima di loro ma sebbene non avessero sentito avvisaglie della guerra, dopo le pressioni dei genitori e dei docenti, hanno deciso di abbandonare le loro sistemazioni e di tornare indietro.

Il viaggio di ritorno

Un viaggio non facile, vista la difficoltà di spostamenti di questo periodo. I 5 studenti ospiti a Ekaterimburg torneranno via Dubai. Più complesso, invece, l’itinerario dei ragazzi di San Pietroburgo. A loro è toccato un autobus per Tallin e diversi percorsi intermedi prima di arrivare a un aeroporto possibile. “Stanno tutti bene, ci sentiamo spesso – racconta la docente Venditti – molti di loro non hanno capito la gravità di cosa sta accadendo, lì è difficile avere informazioni, la televisione non trasmette immagini di guerra, anche per questo non volevano rientrare per non rinunciare a un percorso di studi tanto agognato ma alla fine abbiamo insistito perché temevamo un’escalation che rendesse ancora più difficile i rientri. Così, ieri mattina si sono messi in viaggio. Siamo in continuo contatto. Purtroppo non sarà un viaggio facile”. “Stiamo seguendo il rientro dei giovani con molta attenzione – spiega il rettore Roberto Tottoli – viaggiano in gruppo, non sono mai soli, contiamo di riabbracciarli al più presto”. 

Messaggio di pace dall’Orientale

Intanto martedì gli slavisti dell’Orientale hanno scritto e diffuso un documento sulla pagina dell’università preceduto dai colori della bandiera ucraina e una scritta “no war” a caratteri cubitali. “L’intera Slavistica dell’Orientale condanna in modo fermo e compatto l’irresponsabile e ingiustificabile attacco di Putin all’Ucraina – si legge nella nota – La Campania è una delle regioni italiane con la più alta percentuale di ucraini e sono in molti a frequentare il nostro Ateneo, che si distingue per l’ampia offerta di lingue slave. Dichiariamo con forza che Putin non è la Russia! Esprimiamo la nostra piena solidarietà alla popolazione ucraina ma anche alla popolazione russa che vede represso in modo inconcepibile il proprio diritto di manifestare per condannare una guerra che non le appartiene. Le nostre prime lezioni del secondo semestre saranno dedicate a contestualizzare e approfondire la questione russo-ucraina per gli studenti comprensibilmente disorientati”.

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