Non manda a scuola le figlie per protesta, perché il Comune ha sospeso il servizio di trasporto pubblico. Ma il padre denuncia: pare che la cosa importi poco alle istituzioni.
Giorgia e Giada, due bambine di 11 e 16 anni, non vanno a scuola sin dal 4 febbraio.
Il padre, Maurizio Pegoraro, è deciso a continuare la protesta.
“Siamo sotto elezioni, tutti promettono mari e monti e poi ecco i risultati”, ha detto. Lui si alza alle 4 del mattino e esce da casa alle 5, ovviamente, non può portare di persone le piccole a scuola, ben 3 ore prima, spiega.
“E’ una vergogna. Nessuna delle istituzioni si è degnata di dare una risposta. Né il Comune, né la Prefettura. Lunedì, io ho portato le mie figlie a scuola perché ero di riposo da lavoro ma è assurdo che sia la famiglia a dover garantire diritti che la Costituzione stabilisce sia lo Stato a garantire”, ha detto.
L’uomo ha persino presentato un esposto alla Procura per segnalare la violazione dell’articolo 34 della Costituzione. E’ deciso, poi, a scrivere anche al Presidente della Repubblica.
Secondo le normative, dovrebbe essere garantito un trasporto scolastico che porti da scuola a casa, e viceversa. L’uomo racconta: “Qui non è nemmeno questo. Si tratta solo di portarle da Monterone alla prima fermata del bus. Io, che ho una famiglia monoreddito, pago tre abbonamenti, uno da Ballabio a Cremeno, dove studia Giorgia, e due per andare da Ballabio a Lecco e da Lecco a Valmadrera, dove studia Giada. E’ un servizio a metà rispetto a quanto stabilito dalla norma”.
AZ