Sondaggio: Università, resto o vado all'estero?

Dopo la maturità? Si vola all’estero. Magari. Il Rapporto sulla Condizione Studentesca 2015 parla chiaro: “Non vi sono le condizioni per aumentare l’internazionalizzazione dell’Università italiana”. In sostanza mancano fondi e volontà, anche da parte delle stesse regioni che dovrebbero sostenere gli studenti.  In Italia esistono due tipi di mobilità, quella nazionale e quella internazionale.
MOBILITA’ NAZIONALE – Il primo scoglio che devono affrontare gli studenti è proprio la ricerca dell’università ottimale. I contributi di trasporto, il costo degli alloggi, i parametri di idoneità alla borsa di studio e le percentuali di borse erogate sono dati fondamentali che vincolano, spesso e volentieri, la scelta dello studente. Il desiderio personale quindi, viene posto in secondo piano.
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Gli andamenti delle immatricolazioni per ripartizione mostrano la sostanziale stabilità del Nord, un calo del Centro ( 20%) e un calo nettamente più pronunciato nel Mezzogiorno ( 30%). Il rapporto tra immatricolati e diplomati risulta nelle regioni del Mezzogiorno nettamente inferiore al resto del Paese. Osservando l’evoluzione delle immatricolazioni per regione si registra il calo della quota di immatricolati di Calabria, Campania, Sardegna, e Sicilia per quanto riguarda il Mezzogiorno e la crescita di Lombardia (16,4% del totale nel 2011/12) e Lazio (14,7%), che si confermano ai primi due posti per numero di immatricolazioni. Insomma, le regioni del sud hanno un saldo nettamente negativo, mentre il centro-nord ha un gap sostanzialmente positivo.
MOBILITA’ INTERNAZIONALE – Il numero di studenti in mobilità internazionale in entrata e in uscita sono aumentati linearmente, si nota però un lieve calo negli ultimi anni. Il calo degli ultimi anni si può evincere dalla situazione socio-economica del paese, inoltre, il numero di contributi erogati è circa il 50% del numero di domande. Non vi sono quindi le condizioni per aumentare l’internazionalizzazione dell’università italiana.
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E voi come la pensate? Partecipate al sondaggio del Corriere dell’Università

 

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