Sesso nei bagni di scuola, ogni giorno, al cambio dell'ora: ecco il mondo delle Baby doccia

Si chiamano “Baby doccia”, sono ragazzine tra i 14 e i 15 anni e fanno sesso ogni giorno nei bagni delle scuole con i loro compagni di classe. Un fenomeno sommerso, che ha preso piede in particolare tra le adolescenti del milanese e del napoletano. A fare luce sulla questione è stato un documentario, Sex and the Teens, in onda ieri su SkyTg24.
Il fenomeno era stato portato alla luce per la prima volta a Milano, dall’equipe del professor Luca Bernardi, direttore del reparto di pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli: all’epoca si parlava di una dozzina di ragazze, tutte iscritte ad istituti privati, che si concedevano ai loro coetanei nei bagni delle scuole, durante l’intervallo tra un’ora di lezione e l’altra, in cambio di favori o denaro; poi, però, la moda è dilagata: emigrato al sud, a Napoli soprattutto, il fenomeno “Baby doccia” è diventato, per le ragazze, una maniera per far parlare di sé, per rimanere nel giro giusto e fare esperienza.
Su Il Fatto Quotidiano, è riportata la storia di Nina (il nome è di fantasia): “Il primo anno di liceo, nella mia classe, quasi tutte avevano già perso la verginità. Io mi trovavo un po’ fuori posto. Le mie amiche facevano cose già più spinte, andando con più di un ragazzo a volta. E ingenuamente ho cominciato anche io a interessarmi, a chiedere”.
Il procedimento è semplice: basta un’occhiata di consenso, nel caso in cui il ragazzo interessato sia qualcuno che la ragazza “Baby doccia” già conosce, oppure un sms con scritto semplicemente SSS. “È il nostro codice. Vuol dire ‘sesso?’, tu capisci, dai l’ok e indichi a quale cambio dell’ora vuoi incontrarti”, spiega Nina.
“Nel mio gruppo eravamo sei o sette, erano tutte baby doccia. Non c’era nessuna che non l’aveva fatto, anche perché sennò non avrei cominciato neppure io – continua la ragazza nel documentario – Però non lo facevo spesso, mi capitava due o tre volte al mese. Per il primo mesetto andavo sempre con lo stesso ragazzo, poi lui si è trovato un’altra. Ma non ero gelosa perché non era una cosa seria, altrimenti avrei preferito una relazione invece che continuare a incontrarci nei bagni di scuola. Poi ho cominciato a cambiare partner anche io”.
E la scuola è il centro di questo mondo sommerso: i bagni tra un piano e l’altro, il cambio dell’ora diventano luoghi in cui costruire la propria identità, l’appartenenza ad un gruppo: “Pensi: chissà cosa si prova. Se lo fanno le mie amiche, un motivo ci sarà. La prima volta mi è capitato perché mi annoiavo e non sapevo che fare durante una lezione – continua Nina – Questo ragazzo mi ha mandato il messaggio con le tre S e io sono uscita e l’ho raggiunto. Le mie amiche mi aspettavano su di giri al ritorno, sono stata al centro dell’attenzione per giorni. Dopo la prima, la seconda, la terza volta diventa normale. Il rapporto con questi ragazzi? C’era molta indifferenza, come se non stesse succedendo nulla”.
Così anche il ruolo del sesso, del piacere fisico e della scoperta della sessualità adulta, scende in secondo piano: “Non lo facciamo per raggiungere il piacere, ma giusto per il piacere di farlo. Lo stato d’animo dopo? Non ci pensavo tanto. Provavo a non pensarci troppo. Perché altrimenti cominciavo a dire: forse sto sbagliando, forse non dovrei vendermi così tanto, con tutti questi ragazzi. Ma era una cosa che mi divertiva. Aveva significato solo se il ragazzo mi piaceva, altrimenti non mi faceva né caldo né freddo”.
Il sintomo di una mancanza? Un vuoto che i ragazzi più giovani colmano con l’adesione acritica ad una moda o un gruppo? E’ la stessa Nina, ormai ex Baby doccia nel documentario Sex and the Teens, a suggerire l’ipotesi: “Tutti quanti, soprattutto i genitori, sono convinti che questi aspetti legati al sesso o non esistano proprio o comunque non riguardino loro e i loro figli. Ma secondo me dovrebbero rendersi un po’ più consapevoli di quello che succede. E parlarne. A me per esempio avrebbe fatto piacere confrontarmi con mia madre. Prima dicevo: non ne parlerei mai. Ma ora penso: forse avrei dovuto confidarmi, mi avrebbe potuto dare un consiglio. Serve il parere di una persona esterna, esterna nel senso che non fa parte del tuo giro, che non ti spinge a fare certe cose. Ti può aiutare a capire che non sono cose normali”.
Comportamenti che avranno effetti nel futuro, sia delle ragazze che hanno cavalcato questa moda prima, sia di quelle che potrebbero avvicinarvisi in futuro: “Non è che dicevo che bello, ti stai facendo fare da tutti, complimenti – conclude Nina – È brutta come cosa, più o meno, però non mi sembra un caso estremo. Ripensandoci da grande, secondo me, mi farò una risata. Me la faccio già adesso. Non so se potranno dire la stessa cosa le nuove ragazze di quarta ginnasio: loro sì che esagerano. Il problema è che vogliono dimostrare di essere più trasgressive di noi. Sai cosa? Sono contenta di non avere oggi 14 anni”.

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