La proposta di salutare la bandiera italiana come si fa con quella statunitense è del consigliere del Ministro della Cultura Sangiuliano, Francesco Giubilei. Proposta che ha fatto tanto dibattere sui social, tanto che un nostro post superato i 400 commenti in poco più di qualche oretta dall’inserimento.
Molti docenti hanno commentato accogliendo tiepidamente la proposta e ritenendo prioritario rivolgere il saluto innanzitutto verso i docenti stessi, il personale e gli stessi compagni.
Oggi è la Festa del Tricolore, Giornata nazionale della Bandiera. Sarebbe bello introdurre nelle scuole pubbliche e private italiane, dalle elementari, il saluto alla bandiera prima dell’inizio delle lezioni per onorare la Patria come negli Stati Uniti c’è “Pledge of Allegiance”.
— Francesco Giubilei (@giubileif) January 7, 2023
Cosa accadde negli USA
Il cosidetto “Pladge of Allegiance”, meglio noto come “saluto di Bellamy”, è una pratica comune negli Stati Uniti. Letteralmente significa “giuramento di fedeltà” e coinvolge sia militari che studenti delle scuole pubbliche americane. Ogni mattina, prima di entrare a scuola, gli studenti sfilano davanti la bandiera omaggiandola con il saluto. Una modalità che oltreoceano è ritenuta obsoleta e divisiva. Ed una sentenza della Corte d’appello di San Francisco aveva dichiarato incostituzionale tale pratica.
Andanto un po’ più indietro la pratica nelle scuole è rimasta in adozione nelle scuole pubbliche d’europa fino alla seconda guerra mondiale. Il conformismo di obbedienza nazionalista che veniva impresso nel simbolo della bandiera nazionale era richiesto fin dall’infanzia. Pratica cancellata con la fine del conflitto.
Reazione dei social
“In classe, ogni singola mattina, onoriamo già qualcosa di grandioso che ci rappresenta più di qualsiasi pezzo di stoffa: le idee. Le bandiere, come i confini, dividono ed escludono, a scuola facciamo altro”, scrive un docente. “Ma tu lo sai che il “Pladge of Allegiance” è una cosa per la quale tutto il mondo prende in giro gli americani?”, commenta un altro. Poi c’è chi ha accolto l’idea, senza celare una certa enfasi da libro di storia: “Assolutamente si. Viva la Patria!“. C’è poi chi ricorda: “Che la scuola non è una caserma!”.
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