Russia – In tutte le scuole arriva “l’abecedario di regime”. E la propaganda passa dall’educazione

abecedario russia putin

Nel Paese in cui agli insegnanti viene chiesto di spiegare ai ragazzi “la fondatezza giuridica e morale della riunificazione”, ovvero di legittimare l’assalto russo ai territori ucraini della Crimea, ora arriva anche “l’alfabeto di regime”. Su iniziativa di un gruppo politico vicino ai nazionalisti, infatti, è apparso in molte scuole siberiane un abecedario che sostituisce le vecchie e familiari immagini di animali e piante con quelle d’attualità tratte dal linguaggio dei telegiornali, tutte, ovviamente, appartenenti all’ideologia legata al Governo Putin. Propaganda o modernizzazione della scuola? Il caso che sta facendo discutere la comunità internazionale degli insegnanti, nell’artico pubblicato su La Stampa di Anna Zafesova.

 

P come Putin, D come Donezk, A come Anti-Maidan. E’ il nuovo ABC della Russia, le parole chiave che i bambini devono memorizzare mentre imparano a leggere. Il nuovo abbecedario viene proposto da un gruppo di creativi di Irkutsk vicini a Russia Unita, e nelle scuole siberiane il poster è già arrivato. E’ un alfabeto politicamente aggiornato, come dicono i suoi autori: al posto di frutti, animali e figure familiari i simboli associati a ognuna delle 33 lettere cirilliche vengono da concetti presi direttamente dai tg, e spesso non sono di facile comprensione nemmeno per gli adulti, non solo per i bambini ai primi giorni di scuola. Così la V è illustrata dalla vignetta di un soldato armato, e sta per “Vezhlivost”, educazione, facendo riferimento all’eufemismo “uomini educati” con il quale venivano chiamati i “militari senza insegne” che hanno annesso la Crimea. La I sta per “Istoria”, ma viene illustrata da una figura che sventola la bandiera rossa con falce e martello dell’Urss, non quella tricolore della Russia. Altri simboli potrebbero risultare troppo inquietanti per un’audience di 6 anni di età: il “segno duro” muto viene accompagnato dalla faccia del ministro degli Esteri Lavrov con la mascella serrata che incarna la “durezza”. La Yu è abbinata a Yuzhny Potok, il nome in russo del gasdotto South Stream. E dalla casella della O di “Otez”, padre, si affaccia un padre santo, il patriarca ortodosso Kirill.

Ci sono tutti i simboli della propaganda putinista: militari (che accompagnano le voci “Coraggio”, “Sicurezza” e “Onore”), i poliziotti (nella B di Berkut, il nome dei reparti speciali ucraini che spararono sul Maidan e poi, passati con la Russia hanno animato la conquista della Crimea e le rivolte nelle città dell’Est ucraino), il gas, la religione, la Crimea – presente nelle voci S come Sebastopoli, Ya come Yalta e Yi come la vocale che i russi (ma non gli ucraini) mettono nel toponimo della penisola. Alcuni abbinamenti cercano di ovviare a inevitabili domande dei bambini. La T di “Topol” – che in russo significa pioppo, ma è anche il nome proprio dei missili nucleari che costituiscono la punta di diamante dell’arsenale russo – viene risolta con la foto di un razzo strategico sullo sfondo di un albero.

Una svolta rispetto al filmato sull’”Alfabeto russo” che apriva la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Sochi appena tre mesi fa, dove T significava Tolstoy, la P stava per il sistema periodico degli elementi chimici inventato da Mendeleev e la D per Dostoevsky. Ma in pochissimo tempo la Russia ha cambiato simboli ed eroi e solo l’amore, Liubov, resiste in entrambi gli abbecedari.

Forse però il nuovo alfabeto aiuterà gli insegnanti russi nel difficile compito di condurre la lezione sulla Crimea, resa obbligatoria dal ministero dell’Istruzione per spiegare ai bambini – di ogni età scolastica – la “fondatezza giuridica e morale della riunificazione” e il ruolo “pacifico e umanitario della Russia” nel fronteggiare la minaccia proveniente dal governo di Kiev “sostenuto dalla Nato”. Un’iniziativa che ha suscitato perplessità: Leonid Kazva, professore di storia alla scuola N° 1543 di Mosca, dice al Kommersant che lo Stato “è tornato a dettare la sua ideologia nelle scuole come ai tempi sovietici” e suggerisce ai docenti di rifiutarsi. Non facile di questi tempi, e la preside del liceo presso la Scuola superiore di economia Natalia Liubomirskaya suggerisce invece ai professori di essere “onesti e dire quello che pensano”: “La maggioranza dei russi e anche del corpo docenti ritiene che sia stato giusto annettere la Crimea, ma gli studenti devono sentire tutti i punti di vista, non vogliamo che diventino delle marionette”.

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