Rientro a scuola, ministero incontra i sindacati. Bianchi: “Scuola sarà l’ultima a chiudere”

I sindacati: “Non c’è distanziamento nelle classi, il Cts deve esprimersi in merito. Manca l’organico covid tagliato in legge di Bilancio. Il ministero non vuole fornire i dati sul tracciamento e non ci sono mascherine Ffp2 per tutti gli studenti che ne dovessero avere necessità”.

“Nessuno al ministero nega che ci sia stata in queste settimane una ripresa dei contagi, anche legati alle festività. Rispetto lo scorso anno, però, abbiamo i vaccini. Ricordo come il personale scolastico ha una vaccinazione del 95%, mentre gli student over 12 del 75%“, afferma il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, in un’intervista al Corriere della Sera sulla riapertura di lunedì 10 gennaio. “Chiedo a tutti un atto di responsabilità: a chi tra gli adulti anconra non si è immunizzato, alle famiglie, alle Asl, perché tutti accelleriamo la vaccinazione, in particolare dei più piccoli”.

“Il governo ha stanziato 92 milioni di euro per i test gratuiti ai ragazzi della secondaria”, afferma il ministro commentando la proposta dei medici e sindacati di rientrare a fine mese e di usare questo tempo per vaccinare. “La nostra intenzione è di procedere con i calendari già definiti. Nessun governo dei grandi Paesi europei, come Francia o Spagna, ha chiso le scuole. Se fosse necessario, devono essere le ultime a chiudere“. E ricorda come il governo “abbia definito i limiti oltre i quali ossono scattare le chiusure mirate con il decreto legge di agosto. Il ricordo alla Dad, oggi, come se i vaccini non ci fossero, sarebbe un errore”.

La denuncia dei presidi al ministero

“La scuola, in questo momento, sta svolgendo una funzione di supporto al sistema sanitario e abbiamo chiesto che vengano fornite ai dirigenti scolastici indicazioni chiare e applicabili, per garantire una maggiore efficacia nella gestione dei casi che si stanno presentando“, lo scrive in una nota l’Associazione nazionale dei presidi dopo la riunione di questa mattina con i sindacati e il ministero sulla sicurezza. “Resta a chiarire anche un problemi di privacy: le scuole devono essere autorizzate, in maniera chiara e inattaccabile, al trattamento dei dati sanitari degli studenti per quanto riguarda il loro stato vaccinale al fine di gestire relative quarantene”.

Sulle regole da applicare e sulla privacy degli studenti è intervenuto in giornata il ministro in una nota che spiega: “La norme di legge autorizza le scuole a prendere visione della situazione vaccinale degli studenti, senza che ciò comporti una violazione dela privacy“. Antonello Giannelli, presidente Anp, continua: “Già in queste ore, il numero dei positivi, in alcune scuole ha raggiunto l’ordine delle centinaia e questo rende impossibile attuare le procedure previste. A mio avviso è molto improbabile che il sistema sanitario, nonostante il supporto delle farmacie nell’esecuzione dei tamponi per gli studenti della scuola secondaria, possa smaltire tempestivamente l’enorme carico di lavoro”. Gli stessi dirigenti scolastici, poi, denunciano i ritardi della struttura commissariale gestita dal Figliuolo, rispetto la consenza delle mascherine Ffp2″.

Sindacati al ministero: “Grave miopia del governo”

“La bozza di circolare applicativa predisposta e presentata oggi dal ministero dell’Istruzione, non è altro che una sempllice trasposizione dei contenuti del decreto legge del governo, che non scioglie le criticità e i numerosi dubbi segnalati dalle scuole e che arriva troppo in ritardo rispetto la ripresa di lunedì 10 gennaio”. Lo scrive la Flc Cgil a margine dell’incontro con il ministero sulla sicurezza.

“Abbiamo sollevato la questione riguardante le secondarie sui due contagiati nella stessa classe, dove è previsto per i ragazzi non vaccinati la didattica a distanza, mentre per coloro che hanno il green pass si ha la didattica in presenza, questa è una situazione estremamente complicata che mette in difficoltà i presidi che non hanno accesso all’uso dei dati sensibili. E non basta una nota del ministero se la legge non è chiara”, afferma la segretaria nazionale Flc Cgil, con delega alla sicurezza, Graziamaria Pistorino. “Sarà impossibile rispettare il tracciamento dal primo al quinto giorno per le scuole nell’immediatezza del rientro. Quindi la sicurezza dei ragazzi e la certificazione delle assenze dei docenti intaseranno un sistema già rallentato di suo”. Procedure poco chiare che mettono in difficoltà le scuole insomma e non rassicurano gli enti territoriali che infatti stanno facendo da se rispetto le indicazioni centrali.

Non prendere atto del fatto che in alcuni momenti la didattica a distanza è necessaria per rispettare la salute di tutti ci sembra una grave miopia da parte del governo che vuole mantenere la bandiera della didattica in presenza più come vessillo che come reale garanzia di sicurezza”. Lo stesso sindacato di Corso d’Italia era statoscettico nei primi mesi del 2020 sull’uso troppo aperto alla Dad, rilevando i pericoli che questo poteva avere sugli studenti. “Ma quando si tratta di questi numeri, con oltre duecento morti al giorno, non è responsabile mettere in giro i ragazzi e i genitori – continua Pistorino -, non quando basterebbe un periodo breve di didattica a distanza per vaccinare i più piccoli”.

Mancano distanziamento, tracciamento e mascherine Ffp2 per tutti

Non va dimenticato che il distanziamento all’interno delle scuole è rimasto a questa estate quando il Comitato tencnico scientifico aveva allargato le maglie delle sicurezza nello spazio all’interno delle classi dove non viene più rispettato il metro di distanza. “Bisogna rimettere in campo tutte quelle misure che avevamo lo scorso anno, lo abbiamo chiesto ma di fatto lunedì si riaprirà senza”. Lo stesso governo è venuto meno a questo accorgimento di sicurezza venendo meno all’impossibilità di sdoppiare la classi e il conseguente taglio in legge di Bilancio del cosidetto organico covid della docenza. Inoltre prevedere dei presidi immediatamente accessibili ai plessi scolastici che evitino lungaggini per fare i temponi – continua Pistorino -. I dati del tracciamento sono nelle mani del ministero perché le scuole sono tenute a segnalare i casi e noi li avevamo ottenuti con il protocollo di agosto, ma non è mai stato rispettato”. E perché il ministero non fornisce i dati promessi? “Ce lo siamo chiesto anche noi, ed è parecchio inquietante che a tutte le riunioni la consegna venga rimandata: evidentemente la scuola non è il luogo sicuro che ci dicono“.

Altra grave carenza riguarda la fornitura delle mascherine Ffp2 rese obbligatorie in caso di casi positivi in una classe. “Non solo non sono ancora arrivate, ma sono garantite solo per un numero molto circoscritto come l’infanzia e gli alunni disabili. Non sono gratuite per gli altri. Anzi, ci hanno riferito al ministero che per ottemperare agli altri utilizzi per la scuola ci sono i prezzi calmierati delle mascherine“.

Stop in Campania e Sicilia alle lezioni in presenza

Regioni ed enti locali non rispettano quanto deciso dal ministero, con unoscollamento sempre maggiore degli enti locale rispetto le decisioni di Roma. In Campania, per esempio, il governatore Vincenzo De Luca ha firmato l’ordinanza che sospende le lezioni in presenza nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie e la chiusura degli asili nido fino al 29 gennaio. La situazione sanitaria della Campania “corrisponde alla fattispecie di rischio estremamente elevato di diffusione del virus, che consente anche alle Regioni non in zona rossa eccezioni allo svolgimento in presenza delle attività educative e scolastiche”, si legge nel documento. Ed è scontro acceso, se non un vero e proprio conflitto, con il ministro Bianchi che da Viale Trastevere ha commentato: “La legge è molto chiara: permette ai governatori di intervenire solo in zona rossa e in circostanze straordinarie. Vi sono gli estremi per impugnare l’atto”.

Un provvedimento simile verrà adottato anche in Sicilia, ma l’idea del governatore Nello Musumeci è di rinviare solo di tre giorni per consentire di organizzarsi meglio – o di prendere tempo -. La spinta, però, viene dal basso tra sindaci, presidi, professori, sindacati e studenti, preoccupati che un ritorno in classe sia un errore a fronte di un “sistema di tracciamento saltato” e di un picco di contagi che minaccia un’ulteriore impennata di casi. Duecento sindaci hanno chiesto, infatti, il rinvio delle lezioni.

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