Ricerca Usa sotto attacco hacker

ricerca usa sotto attacco

Ricerca Usa sotto attacco A rischio brevetti, ricerche e dati sensibili. Un’inchiesta  dell’Internationale Herald Tribune svela numeri e diffusione del problema

La ricerca universitaria americana è sotto attacco hacker, la maggior parte di origine cinese; questo quanto emerge da un’inchiesta dell’International Herald Tribune.

“Subiamo tra i 90 e i 100mila attacchi al giorno, solo dalla Cina, per penetrare i nostri sistemi”, ha affermato Bill Mellon della University of Wisconsin.

Ma il problema ha proporzioni ben maggiori e coinvolge l’intero sistema della ricerca accademica statunitense, tra i più aperti e accessibili centri di scambio d’informazioni.

I dirigenti scolastici intervistati dal Tribune, infatti, hanno ammesso che molti degli hackeraggi subiti hanno avuto successo; non solo, hanno rivelato che spesso le università si accorgono con ritardo di aver subito un attacco e raramente riescono a capire cosa sia stato copiato dagli archivi web.

Quasi impossibile, poi, tracciare l’origine dell’aggressione telematica né l’identità dei pirati informatici che potrebbero essere tanto privati quanto governativi.

A rischio le migliaia di brevetti, alcuni con grandi potenziali economiche, che le università registrano nei propri database ogni anno, ma anche dati sensibili e informazioni sociali riservate.

Persino il New York Times, in Gennaio, subì un attacco hacker ad opera di informatici cinesi che forzarono l’accesso all’archivio del rinomato giornale alla ricerca di foto compromettenti scattate ai leader del paese asiatico.

I responsabili delle università americane, per ora, hanno deciso di non rendere restrittivo l’accesso alle informazioni di ricerca. “L’ambiente universitario è molto diverso da quello di una corporazione o di un’agenzia governativa, grazie a quel genere di apertura e libero flusso di informazioni che cerchiamo di promuovere”. Ha affermato David J. Shaw, della Purdue University in Indiana.

Intanto, però, diverse accademie americane hanno aumentato i fondi messi a disposizione per sistemi di sicurezza informatica e, soprattutto, hanno stabilito continui contatti con l’FBI per essere aggiornati su rischi e possibili contromisure.

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