Prof licenziata perché trans: la scuola dovrà risarcirla con 11mila euro

Il Tribunale di Roma ha riconosciuto l’illegittimità del licenziamento avvenuto dopo solo tre settimane di lezioni. “Sono stata dipinta come una scansafatiche e depravata”.

Venne licenziata dopo solo tre settimane di lezioni perché, secondo i vertici della scuola dove aveva preso servizio, i suoi metodi di insegnamento non erano ritenuti all’altezza. Oggi però i giudici scrivono una nuova verità sostenendo che la causa del licenziamento era, in realtà, la sua natura di prof “transgender”. Il Tribunale di Roma ha condannato i vertici dell’Istituto paritario “Kennedy” al risarcimento di oltre 11mila euro nei confronti della professoressa Giovanna Cristina Vivinetto, riconoscendo “l’illegittimità del recesso della scuola dal contratto di lavoro”.

La professoressa venne licenziata nell’autunno del 2019 quando aveva 25 anni. “All’inizio mi dissero che i genitori si erano lamentati del fatto che spiegavo troppo velocemente e che ero indietro nel programma – ha denunciato l’insegnate -. Successivamente un ex compagno dell’università era stato chiamato dalla stessa scuola per un colloquio di lavoro. In quell’occasione gli avevano chiesto di togliersi il piercing, spiegandogli che erano rigidi, tanto da aver licenziato la professoressa di Lettere perché transessuale”.

Così la Vivinetto ha intentato la causa civile, che adesso ha vinto. «Durante il processo sono stata dipinta come una scansafatiche e depravata – ricorda la professoressa -. Una mamma di un’alunna che non era della mia classe ha testimoniato addirittura che la figlia aveva sentito da altre persone che facevo domande di natura sessuale ai ragazzi. Naturalmente l’ho querelata. Fa sorridere perché è come l’ignorante medio dipinge la persona transessuale: fissata con il sesso e altri pregiudizi simili”.

Oggi la docente lavora come insegnate di sostegno di ruolo in una scuola media.

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