Si è suicidata Cloe Bianco, la prof transgender che nel 2015 fu allontanata dalla scuola dove insegnava Fisica per aver fatto outing. Sabato scorso il suo corpo è stato trovato completamente carbonizzato nel camper dove viveva ormai da tempo, in provincia di Belluno, vicino all’ex all’ex miniera dell’Argenteria, fra Auronzo e Misurina.
Anche se al momento manca ancora la conferma dell’esame del Dna, gli inquirenti sono convinti che sia proprio quello di Cloe il corpo ritrovato senza vita. Luca Bianco (questo il suo nome prima della scelta di cambiare sesso), 50 anni, era un docente veneziano di Marcon che aveva fatto un outing “troppo rapido per preparare la sua scolaresca” per colpa del quale il Tribunale del Lavoro di Venezia non l’aveva rimessa in cattedra. Una mattina del 2015 si era presentato all’istituto di San Donà di Piave in abiti femminili: “Da oggi chiamatemi Cloe” aveva detto a studenti e colleghi.
Una sua studentessa arrivata a casa aveva pianto parlando di quello che era avvenuto a scuola tanto che il padre scrisse all’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan. Ne derivarono tre giorni di sospensione e poi la segreteria dopo la sconfitta nell’aula di tribunale, al quale Luca-Cloe era ricorsa nella speranza di fare accettare la sua decisione.
Negli ultimi anni aveva scritto un libro, “PERsone TRANSgenere. Manifesto e Progetto della dignità e dei diritti delle persone transgenere in Italia”, e aperto un blog, “PersoneTrangenere”, nel quale raccontava le discriminazioni di chi era nelle sue condizioni. L’ultimo post lo scorso 10 giugno. “Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato – si legge nel sito web – porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte”. Nel sito aveva riprodotto il suo testamento e le proprie disposizioni anticipate di trattamento.
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