Prodi rilancia le università del Mediterraneo

L’idea dell’ex presidente del Consiglio è quello di contrastare i colossi asiatici in Africa con un’alleanza di menti. Ma una rete simile c’è già dal 1991.

“Costruiamo nuove università del Mediterraneo per cambiare le politiche di influenza costruite con gli strumenti dell’economia e delle armi”, ad affermarlo l’ex presidente della Commisione europea, Romano Prodi, all’agenzia Adnkronos. “Oggi la Russia e la Turchia hanno aumentato tantissimo le loro sfere di influenza in Africa e in Medio Oriente – afferma Prodi – ed esiste un tema di debolezza dei singoli Paesi europei sullo scacchiere Sud e di fragilità dell’Unione europea come organismo unitario. In questo momento, in Africa la Cina esercita una significativa influenza economica, politica e culturale, che è in grado di condizionare radicalmente le politiche interne dei singoli Paesi africani. La Russia non esprime un potere di questo genere, ma ha una presenza militare importante, indiretta, tramite le milizie della Wagner”. L’idea del professore è quella di constrastare le superpotenze asiatiche con la leva della cultura e del sapere, attraverso una spece di partenariato di nuovi atenei europei e africani.

UNIMED, l’associazione delle università del mediterraneo

L’idea, però, non è nuova. Nel 1991 il professore di Storia europea dell’Università di Roma Tre, Franco Rizzi, fonda l’UNIMED, l’IUnione delle Università del Mediterraneo. Ad oggi la rete, che opera in diversi ambiti scientifici e ha lo scopo di promuovere la ricerca e la formazione nella regione del Mediterraneo per contribuire alla cooperazione scientifica, conta 144 università provenienti da 23 paesi di entrambe le sponde di quello che in epoca romana veniva denominato come “Mare Nostrum”.

Da Bologna alla Sapienza, dalla Finlandia alla Francia, dall’Iraq alla Palestina, passando per la Siria, Albania, Iraq e Oman. Per dare un’idea le sedi di UNIMED sono a Roma, a Nablus (Palestina), a Rabat (Marocco), Evora (Portogallo) e presso la Sorbona a Parigi. Negli ultimi anni l’UNIMED ha sostenuto la creazione di un secondo livello di rete costituito da SubNetwork. Obiettivo dei SubNetwork è quello di creare un database su centri di ricerca, dipartimenti universitari, ricercatori, linee di ricerca e progetti in corso, partnership già avviate e in via di definizione in determinati settori.

La struttura dei SubNetwork permette infatti un fitto scambio di informazioni tra i soggetti partecipanti delle due rive del Mediterraneo, volto alla creazione di partenariati, collaborazioni e progetti. Scopo di tali progetti è quello di rafforzare la coesione economica e sociale, promovendo, da un lato la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale e dall’altro lato lo sviluppo locale sostenibile. Attraverso l’attività dei SubNetwork è possibile incrementare la cooperazione tra le università delle due sponde del Mediterraneo, favorire lo sviluppo e il ravvicinamento dei sistemi educativi, al fine altresì di promuovere, inter alia, le riforme previste dal Processo di Bologna. E fu proprio Prodi in carica alla presidenza UE dal 1999 al 2004 uno dei suoi principali artefici degli accordi fatti nella “sua” città in quegli anni.

Una “nuova” proposta

Romano Prodi, due volte presidente del Consiglio italiano, parla di un progetto che aveva già accarezzato: “Era il 2002, ero presidente della Commissione europea. Pensavo che il futuro per l’Europa e per l’Africa avesse dei tratti comuni, se non simbiotici. Così era stato almeno fino allo scoppio della Prima guerra mondiale: ancora nel 1914, al tramonto dell’Impero ottomano, comunità di italiani, francesi e greci vivevano e commerciavano in Africa e in Medio Oriente. In quei primi anni duemila – ricorda – realizzando l’allargamento dell’Unione europea ad Est. Anche per questa ragione, a mio avviso, aveva un senso proporre una grande operazione culturale che valorizzasse l’asse del Sud. Preparai un dossier informale. Ma, ancora prima di discuterne, in Commissione i rappresentanti dei Paesi del Nord mi fecero capire che non avrebbero mai dato il loro benestare”.

“I corsi di studio – immagina il professore – devono escludere soltanto quelli di cultura religiosa e di cultura politica. Ma devono includere tutti gli altri: economia, agronomia, ingegneria, matematica, fisica, biologia. Pensate come cambierebbe la fisionomia del Mediterraneo e come cambierebbero i sistemi di relazione se, in venti anni, mezzo milione di ragazzi e di ragazze si spostassero da una sponda all’altra del nostro mare. Avremmo una nuova classe dirigente. E, anche fra chi poi nella sua vita non sperimenterà posizioni di leadership, avremo nuovi cuori, nuove menti e nuovi occhi”. Perché questo funzioni, occorre che non esista alcuna forma di vassallaggio da parte di nessuno: tutto dovrebbe essere al 50%, con l’eccezione degli impegni finanziari in cui, almeno all’inizio, l’Unione europea e i Paesi europei dovranno sostenere quote maggiori dei budget delle nuove università. 

Il Sud primo interessato

In questo costrutto non puà mancare il Sud, affaccio dell’Italia sull’Africa e sul Medio Oriente. “Il nostro Mezzogiorno – continua Prodi – non può diventare soltanto un luogo di agricoltura o turismo, per i quali realizzare infrastrutture materiali. Serve il sapere. Servono le competenze. Servono università in grado di dialogare con gli Stati Uniti e con la Germania e capaci, anche, di diventare vere e proprie agorà del nuovo Mediterraneo che desideriamo costruire. Se il Mezzogiorno ha davanti a sé il nulla, non potrà compiere nessun passo in avanti”.

La geopolitica è cambiata radicalmente: “Lo snodo strategico è evitare che possa esserci una fusione, anche temporanea e su obiettivi specifici, fra le due componenti: quella cinese e quella russa. Anche per questo, diventa essenziale costruire visioni alternative alle politiche egemoniche o alle politiche di influenza realizzate con gli strumenti dell’economia e delle armi. Diventa cruciale lavorare sulle visioni culturali e sulle idee del Mondo. La cultura come motore della Storia è oggi sottovalutata. Ma è invece uno dei suoi fuochi propulsori. E il progetto delle nuove università del Mediterraneo ne è parte integrante”, conclude Romano Prodi.

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