CNR, i ricercatori precari tornano a farsi sentire: “Servono nuove procedure selettive”

In una lettera aperta all’indomani dell’assemblea del personale i lavoratori del Consiglio nazionale delle ricerche chiedono un intervento diretto della presidente Maria Chiara Carrozza per sbloccare nuove procedure selettive riservate a chi ha alle spalle tanti anni di contratti a termine.

Stabilizzazione dei precari attraverso l’attivazione di nuove procedure selettive: è quanto chiedono i “Precari Uniti” del Consiglio Nazionale delle Ricerche in una lettera aperta pubblicata oggi dal Fatto Quotidiano. I lavoratori del CNR chiedono un intervento diretto della presidente Maria Chiara Carrozza per cercare di risolvere una volta per tutte la “piaga” dei lavori a contratto di decine e decine di ricercatori che da diversi anni (anche sei) vivono di impieghi precari.

L’impegno è nato all’indomani dell’assemblea del personale che si è svolta ieri, a Roma, in cui, nell’ambito del piano di rilancio del CNR, è stato chiesto al Vertice dell’Ente il completamento delle stabilizzazioni del personale precario.  “Sulla base del D. Lgs. 75/2017 (“Legge Madia”), si sono registrati importanti risultati, con l’assunzione, dal 2018 a oggi, di circa 1800 lavoratori della ricerca, di cui gli ultimi 300 a fine 2021 – si legge nella lettera del movimento dei Precari Uniti CNR – D’altra parte, nel corso di questi anni, tantissimi altri hanno continuato a lavorare tramite contratti a termine, anche raggiungendo il limite di “anzianità precaria” di sei anni di assegno di ricerca. Completa il quadro la drammatica insufficienza e inadeguatezza di procedure concorsuali, con gli ultimi concorsi nazionali banditi nel 2018. Pur riconoscendo, dunque, all’amministrazione dell’Ente e alla sua presidente, Maria Chiara Carrozza, lo sforzo nel portare a termine le procedure di stabilizzazione avviate nel 2017, evidenziamo come la piaga del precariato nel CNR sia tutt’altro che risolta. A oggi, infatti, centinaia di lavoratori del CNR sono in possesso dei requisiti che permetterebbero loro di partecipare a selezioni riservate. La legge 159/2019 (art. 12-bis c.1) ha inoltre introdotto la possibilità di trasformare i contratti a termine in assunzioni stabili”.

La soluzione per i precari del CNR è quella di far partire subito nuovi concorsi riservati ai precari. “Come movimento, stiamo chiedendo che siano subito utilizzati i fondi vincolati per bandire nuove procedure selettive riservate ai precari dell’Ente – aggiungono – Tale possibilità è oltretutto supportata dal legislatore, che esprime la necessità di “stimolare il CNR affinché utilizzi entro il 31 dicembre 2022 le risorse già assegnate con la legge di Bilancio 2022 per l’assunzione dei ricercatori precari” (parere di approvazione allo schema di riparto del FOE della VII Commissione Cultura della Camera dei deputati). I progetti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) metteranno a disposizione ingenti fondi per la stipula di contratti a tempo determinato. Che si reclutino nuove risorse o si inquadrino le più giovani già presenti con forme contrattuali più dignitose rispetto all’assegno di ricerca ci pare doveroso. Ma non può questa rappresentare la soluzione per quanti abbiano già raggiunto meriti e anzianità, così come professionalità difficilmente sostituibili. Ed è proprio alla luce del PNRR che l’Ente dovrebbe investire sulla valorizzazione del personale che, se pur in condizioni di precarietà, ha dedicato la propria vita lavorativa al servizio della Ricerca”.

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