Afghanistan, l’Università di Teramo ha accolto oltre quaranta studenti scappati dai talebani

I ragazzi ora sono alla prova della prima sessione di esami che dovranno superare se vogliono mantenere le borse di studio.

La crisi in Europa dovuta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha spento la luce su un’altra grave crisi umanitaria: la fuga degli afghani dal regime talebano che ormai da un anno ha preso il potere in Afghanistan. Tutti si ricordano le terribil immaginie della fuga da Kabul, con un’umanità pressata sulle recinsioni dell’aereoporto della città, con gli occidentali in fuga e le ambasciate chiuse.

Afghanistan

“Da agosto ad oggi le cose in Afghanistan sono peggiorate: i diritti fondamentali sono stati drasticamente ridotti. Le donne, se inizialmente si sono viste negare il diritto di studiare, ora non possono neanche uscire da sole di casa senza un uomo che le accompagni e senza il burqa”. Aveva dichiarato qualche settimana fa Francesca Iachini, responsabile Diritti umani dell’associazione Pangea, che aiutava e aiuta ancora le donne in Afghanistan. In quei drammatici giorni e in quelli successivi gli atenei italiani, in accordo con il ministero dell’Interno e quello degli Esteri, hanno attivato dei corridoi umanitari per portare in italia alcuni studenti.

L’accoglienza dell’Università di Teramo

Così ha fatto l’Università di Teramo che attualmente ospita oltre quaranta studenti afghani che hanno lasciato il proprio Paese. Ma dopo vari mesi qual è la loro situazione? “Questi ragazzi e ragazze hanno passato 8 mesi di tribolazioni – afferma il rettore Dino Mastrocola -. Ora frequentano i nostri corsi e sono alloggiati nella sede dell’associazione Salam con cui abbiamo il partenariato”. Portare gli studenti in Italia non è stato certo semplice. Prima di tutto sono serviti dei fondi che sono arrivati da fondazioni e associazioni locali per il vitto e alloggio in Pakistan e Turchia, gli Stati che hanno dovuto attraversare per arrivare poi nel nostro Paese. “Tramite l’associazione Salam e associazioni locali in Afghanistan abbiamo potuto avviare il viaggio e molte realtà della città e della provincia sono intervenute per garantire un passaggio sicuro agli studenti – spiega Mastrocola -. La Fondazione Tercas ad esempio ha garantito dei fondi. Poi ci sono delle risorse che sono state messe a disposizione dal Rotary e dall’Adsu, il nostro ente per il diritto allo stiudio”. Anche l’Università di Teramo è intervenuta con propri fondi.

Ora i ragazzi, di età compresa tra i 18 e i 20anni, sono in Italia con dei visti di studio. “Noi abbiamo dato tutto l’appoggio possibile, tutor e quant’altro, però la loro permanenza nel nostro ateneo per quanto riguarda le borse di studio è uguale a quella degli altri studenti: dovranno ogni anno superare gli esami per un certo numero di crediti“, conferma il rettore. “Fin da subito, però, abbiamo attivato i corsi prima di inglese, poi di italiano, perché era fondamentale fare questi due passaggi graduali dalla loro lingua. Inoltre la sede che li ospita dell’associazione Salam dista 18 km dall’ateneo. Uno dei problemi che dobbiamo gestire è proprio il trasporto”.

La storia di Abdul

“In Afghanistan lavoravo in un’organizzazione non governativa nel campo finanziario. E come la maggior parte delle ong lì lavoravamo nel campo dei diritti umani, diritti delle donne”, racconta a Corriereuniv.it Abdul Ghafar Akbari, studenti di economia. “Durante questi pochi mesi all’Università di Teramo non mi sono mai sentito in una nazionae sconosicuta, supportato da molte associazioni che ci stanno aiutando, dai docenti e dallo stesso ateneo”. Abdul, come i suoi compagni, si sta preparando per gli ultimi esami della sessione estiva. “Poco fa ho dato un esame di matematica e è andato bene. Non ho disagi per i corsi perché la dott.ssa Simona (Simona Fenandez dell’associazione Salam Ndr.) e i docenti ci forniscono il materiale e ci indicano quali capitoli fare”.

Abdul si è dato un obiettivo: raggiungere un buon livello di italiano. “Oltre ovviamente a terminare gli esami”. Per quanto riguarda invece le famiglie: “Possiamo sentirle quando vogliamo. Apprezziamo davvero lo sforzo e il sostegno dell’associazione e dell’università che ci hanno dato a tutti noi l’opportunità di studiare”. Non sarà certo facile. Molti di questi ragazzi e ragazze non erano studenti universitari e la possibilità di scappare da un regime ha certamente avuto la meglio sulle reali capacità di frequentare corsi accademici. Inoltre dal prossimo semestre l’ateneo abruzzese tornerà in presenza. “Abbiamo annullato la possibilità di frequentare i corsi a distanza, le aule sono tornate alla capienza normale – conferma il rettore – . Stiamo perà discutendo con gli studenti sulla possibilità di adottare una frequenza a distanza per i crediti a scelta. Pandemia permettendo”.

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