Covid, a settembre a scuola con le mascherine? Ancora ritardi per la ventilazione

Sindacati: “Senza sistemi di ventilazione e aule sovraffollate si chiuderanno subito. Il Governo ci ascolti”

Lunedì 8 settembre le scuole riapriranno per il terzo anno di pandemia, ma c’è tanta incertezza su come sarà il rientro in classe e sul tema della ventilazione. Infatti la scuola dovrà fare i conti con il Covid e con la variantOmicron 5 che sta dando filo da torcere infettando in modo prepotente anche chi è completamente vaccinato, ragazzi compresi. Eppure sulle misure ad hoc per la scuola non ci sono novità. Non esistono linee guida dedicate, non ci sono aggiornamenti sui protocolli di sicurezza e soprattutto non ci sono investimenti sulla ventilazione meccanica controllata (Vmc) che ora, seppur in forte ritardo, anche il mondo medico-scientifico chiede a gran voce. Con la scuola siamo fermi alle raccomandazioni di quello che fu il CTS, e cioè aprire le finestre e indossare le mascherine chirurgiche, meglio però se FFP2.

L’allarme dei sindacati

“La Scuola si presenta all’appuntamento di settembre stressata in ogni sua componente, cosciente di avere retto e aver fatto e bene, la sua parte”: così Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, commenta il rientro a scuola a settembre, tra contagi in forte aumento nelle ultime settimane e la mancanza di misure differenti rispetto agli anni scorsi. Se infatti da una parte i virologi chiedono sistemi di ventilazione meccanica nelle scuole, dimenticando le finestre aperte e i cappotti, nulla di pronto sembra esserci per il ritorno fra i banchi dopo la pausa estiva.

I dati preoccupanti della pandemia, inducono a far tornare il senso della realtà che il Ministro pare abbia perso, immerso in una campagna di propaganda dei provvedimenti del governo che nulla hanno a che fare con i dati di realtà. Vogliamo ricordare che il comparto è senza protocollo di sicurezza. Si ricorderà che nell’agosto scorso ci fu la firma del protocollo che nei giorni successivi fu smentito dal ministro e mai più aggiornato” ricorda Turi.

Nessuna linea guida

Entro il 20 marzo 2022, su proposta del ministero della Salute con il ministero dell’Istruzione, uno specifico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri avrebbe dovuto definire le linee guida sull’adozione di dispositivi mobili di purificazione e impianti fissi di ventilazione, oltre a definire gli standard minimi di qualità dell’aria negli ambienti scolastici, con l’obiettivo di affrontare con maggiore serenità l’anno scolastico 2022-2023. I presidi, che hanno sottoscritto una petizione indirizzata al governo chiedendo lumi, stanno ancora aspettando.

Fino a pochi mesi fa la maggior parte di medici, virologi, epidemiologi, ai quali la politica si è affidata, ha negato la trasmissione per via aerea di Sars-CoV-2, sostenendo che il contagio avvenisse solo attraverso droplets di grandi dimensioni a distanze ravvicinate, nonostante già nel 2020 fossero stati pubblicati i primi studi che dimostravano come il contagio via aerosol fosse dominante , in particolare in ambienti chiusi e senza ventilazione. Poi la letteratura scientifica si è arricchita di mese in mese di nuove ricerche, che hanno confermato come la trasmissione aerea sia in realtà un meccanismo sempre presente per ogni agente patogeno respiratorio. Anche l’Organizzazione mondiale della Sanità, a lungo reticente, ha sottolineato come in effetti sia la trasmissione aerea la modalità prevalente di contagio, che può essere contrastata con la ventilazione meccanica controllata, ovvero con ricambi d’aria adeguati al numero di persone in classe e alle sue dimensioni.

Gli appelli sulla ventilazione

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri dice: “Bisogna prepararsi, e in fretta. I dati ci dicono che la ventilazione è fondamentale e ormai esistono decine di device in grado di bloccare il virus per aerosol”. Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano sostiene che “è fondamentale lavorare ora per adeguare i sistemi di ventilazione nelle scuole italiane per garantire l’attività didattica in presenza”. Roberto Burioni sulle colonne di Repubblica invoca la politica a non permettere che gli studenti debbano di nuovo iniziare l’anno scolastico con la mascherina: “L’alternativa è quella di garantire un adeguato ricambio d’aria nelle aule: esistono soluzioni tecnologiche che possono garantire un’ottima ventilazione anche in ambienti normali. Però queste soluzioni devono essere messe in atto, e questo non sta accadendo. Con le aule scolastiche dotate di un adeguato ricambio d’aria ci troveremo già pronti a ostacolare il contagio”.

“Con un virus così contagioso come si sta dimostrando Omicron 5 vanno garantiti ricambi d’aria elevati nelle classi scolastiche, almeno 5-6 all’ora, che sono possibili solo con sistemi di ventilazione meccanica controllata o di filtrazione“, dice Giorgio Buonanno, ingegnere e professore di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino, nominato esperto nel gruppo di lavoro dell’OMS sulla ridefinizione delle modalità di trasmissione degli agenti patogeni respiratori. “L’impatto visivo dei sistemi di ventilazione localizzati è limitato: nella versione a soffitto presentano dimensioni di circa un metro per un metro e un’altezza di 40 centimetri. Un sistema del genere costa circa 4.000 euro a classe, anche se il costo unitario si riduce all’aumentare del numero di installazioni. Può sembrare una spesa, ma in realtà è un investimento. Pensiamo all’alternativa proposta, le mascherine FFP2: costano circa un euro l’una, spesa che va moltiplicata per 25 studenti in media a classe per 200 giorni di scuola. Ogni anno per ogni classe si spendono 5.000 euro di mascherine, più di quanto costerebbe un impianto di ventilazione meccanica controllata, con la differenza che le mascherine sono un costo puro, mentre l’impianto rappresenterebbe un investimento in grado di proteggere non solo dal Covid-19, ma da tutti i batteri e i virus a trasmissione aerea”. Senza contare che meno studenti si contagiano meno studenti tornando a casa contageranno genitori e nonni, le categorie più a rischio.

Gli investimenti in Europa sulla ventilazione

La ventilazione meccanica controllata protegge anche dall’inquinamento – aggiunge Buonanno – perché essendoci una filtrazione in ingresso non si fanno entrare gli inquinanti, cosa che non è possibile aprendo le finestre. Infine c’è un risparmio energetico di circa 500 euro a classe per il recupero energetico perché l’aria fredda che entra in questi sistemi durante l’inverno viene riscaldata con l’aria interna che esce, diversamente dagli sprechi energetici associati alla semplice apertura delle finestre”. A confermare sul campo l’efficacia della ventilazione meccanica controllata per contrastare il Covid19 nelle scuole è uno studio pilota avviato dalla regione Marche in tempi non sospetti, cioè quando ancora questa strategia non era accettata dalla comunità medica come misura efficace per mitigare il rischio di contagio. La ricerca, condotta dalla Fondazione Hume in collaborazione con l’Università degli Studi di Cassino, ha dimostrato che la ventilazione meccanica controllata nelle aule scolastiche, a seconda della portata di aria di rinnovo del sistema abbatte il rischio di trasmissione del coronavirus tra il 40% e l’80% (quest’ultimo sistemi che permettano oltre 10 litri/secondo/persona) rispetto alla gestione della ventilazione naturale delle aule come indicato dal governo, cioè arieggiando gli ambienti aprendo le finestre. Con la ventilazione meccanica controllata ad alti volumi si è quindi registrato un drastico abbattimento del rischio.

Nonostante ci sia oggi pressocchè unanime consenso sull’importanza della ventilazione come azione di mitigazione della trasmissione aerea, l’Italia è ferma al palo. Secondo dati aggiornati a giugno raccolti da Nousaerons, sito francese che si occupa di comprendere i rischi del contagio via aerosol individuando soluzioni per limitarli, il Canada ha stanziato 32 euro a studente per migliorare la qualità dell’aria nelle scuole; gli Stati Uniti 30 euro, l’Olanda 21 euro, l’Irlanda 12 euro, Germania e Francia 8 euro. L’Italia non compare in elenco. Canada, Stati Uniti, Irlanda stanno investendo fondi pubblici per migliorare la ventilazione meccanica controllata negli edifici scolastici. La Germania ha puntato sui purificatori portatili mentre Francia e Belgio si limitano per ora ad acquistare impianti di rilevazione di C02 che indicano quando è l’ora di aprire le finestre. Non sono sufficienti, ma è pur sempre un inizio. Nel nostro Paese esistono (pochi) singoli progetti di Comuni, Provincie e Regioni, a caccia di finanziamenti, ma senza una regia comune. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi nei mesi scorsi aveva dichiarato, a proposito dei sistemi di ventilazione che «sono materie e responsabilità delle singole scuole e degli Enti locali. Non si può determinare da Roma come organizzare una scuola, siamo in regime di autonomia, ognuno si prenda le proprie responsabilità». L’argomento è però nuovo, complesso e delicato e servono competenze ingegneristiche per progettare sistemi adeguati e fare le scelte giuste, senza farsi travolgere da un business che propone sistemi non sempre adatti alle esigenze.

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