Startup, lo studente che ha creato un’azienda che produce pico-satelliti

“Il nostro obiettivo è quello di mandare in orbita la nostra costellazione di satelliti per offrire servizi sul mercato dell’IOT (l’Internet delle cose)

Si chiama Davide Nejoumi, classe 1998, non è ancora laureato e ha creato un’azienda che fabbrica satelliti pocket – possono entrare nel pugno di una mano – e sogna di creare la proria rete a basso costo. Davide è un ragazzo romano e studia Ingegneria areospaziale alla Sapienza. “Il nostro obiettivo è quello di mandare in orbita la nostra costellazione di satelliti per offrire seervizi sul mercato dell’IOT (l’Internet delle cose) ed aiutare realtà che ora ne sono precluse”.

Da Roma a Shanghai

Il percorso che lo ha portato a fondare la Delta Space Leonis, startup che fabbrica pico satelliti in formato pocketqube (standard tra i più piccoli al mondo) è una strada costellarta di scelte, rinuncie, scoperte e sorprese. Di certo non è quello che si può definire un percorso lineare. E la dimostrazione che fare esperienze diverse è un valore aggiunto da non trascurare. “Quando ho terminato il liceo nel 2017 avevo due opzioni o iniziare l’università o andare a lavorare, ma si è presentata una terza opzione quella del servizio civile universale – racconta a Corriereuniv.it -. Nel frattempo ho fatto il test per ingegneria meccanica e l’ho superato. Poi a settembre ho avuto il colloquio per il servizio civile: 5 posti a Roma e 10 in tutta Italia lavorando nell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Avevo già iniziato da mesi ingegneria quando a dicembre mi chiamarono dicendo che avrei dovuto iniziare il giorno successivo”. Davide prova a lavorare e frequentare i corsi ma non è possibile con il carico di studio. “Presi la decisione di rimandare un anno l’università perché ero interessato a quell’esperienza”. Il volontariato è nel dna del giovane che da cinque anni è anche in protezione civile.

Nel luglio 2018 partecipa al bando “Torno subito” della Regione Lazio. Opportunità di avere una borsa di studio per giovani con un periodo di formazione o tirocinio sei mesi all’estero e sei nel Lazio. “Cercai di presentare un progetto che fosse più appetibile possibile e così o pensato alla Cina e allo studio della lingua”. Ed è così che vince una delle borse e vola a Shanghai per studiare in una scuola di lingua cinese. “Era il gennaio 2019 e avevo rimandato di un altro anno l’università senza riuscire a dare un esame”. Ma l’esperienza è di quelle che ti aprono gli orizzonti: “Ho migliorato anche l’inglese essendo in una scuola internazionale. E ho potuto vivere con una famiglia cinese. Il vero risultatio fù parlare con la nonna della famiglia che conosceva solo una forma di dialetto!”. Tornato a Roma, nella parte di tirocinio all’interno dei confini nazionali prima opta per un’agenzia di viaggi – bisogna scegliere un tirocinio in tema con la proposta iniziale fatta – ma la cosa non va in porto e passa quei sei mesi in un’azienda di telecomunicazioni e videosorveglianza. “La componentistica arrivava dalla Cina, facevo da tramite con l’azienda”.

La startup sui satelliti

Finito il percorso torna all’università ma qualche mese dopo sempre la Regione Lazio pubblica un bando indirizzato ai vincitori di “Torno subito”: un finanziamento per avviare una startup. “All’inizio ho pensato di presentare un progetto sull’import export con la Cina. Ma non era quello che volevo davvero. A 12 anni i miei mi regalarono un telescopio. Quello di cui sono sempre stato innamorato era lo spazio e avreu voluto lavorare in questo campo”. Così il progetto presentato riguarda anche il cinese ma si focalizza sul lavoro attorno ad una piattaforma nello spazio. E Davide vince anche quest bando. Siamo nel 2020 ed è l’anno della pandemia. “Durante il primo lockdown ha deciso di cambiare percorso di studi. Anche rispetto a ciò che stavo facendo. Ho fatto il test di Ingegn: eria aerospaziale e ho iniziato il corso di studi a settembre”. Il progetto per la startup passa la prima selezione, ma ce ne è un’altra in cui bisogna presentare un business plan: “Dopo qualche telefonata e varie informazioni trovate sulla rete sono riuscito a mandarlo: e ho vinto sono arrivato primo nella graduatoria!”. Significano centomila euro a fondo perduto da investire in un’azienda: nell’aprile 2021 nasce la Delta Space Leonis. “Il nome deriva dal segno del mese in cui sono nato, agosto, e delta perchè questa costellazione ha stelle denominate delta leonis, inoltre delta è un riferimento associato anche al mio lavoro in protezione civile per i segnali radio”.

Come ad ogni azienda serve del personale. E qui inizia una storia nella storia. “Il primo collaboratore lo trovo in spiaggia – afferma ridendo Davide – tramite una conoscente di mia madre il cui figlio si stava specializzando al Politecnico di Milano proprio in nano satelliti. E non poteva essere un caso: anche lui si chiama Davide”. Anche il terzo collaboratore viene trovano per caso. “Andai alla fiera Space di Roma così, per vedere cosa esponevano. Una normale uscita con la ragazza. Nell’ultimo tavolo c’erano tutti microsatelliti esposti. Erano probabilmente l’unica cosa interessante della fiera. L’espositore mi lasciò il suo biglietto da visita e lo lessi appena fuori dalla fiera: c’era scritto che era un autodidatta di 37 anni, di Pinerolo (Torino), non aveva frequentato l’università e di lavoro consegnava pizze la sera. E si chiamava anche lui Daivde”. Ovviamente il nostro non si fa scappare l’occasione e lo porta con se. Oltre a questi tre componenti prendono una studentessa di informatica, uno studente idiano della Scuola di Ingegneria aerospaziale, entrambi della Sapienza, per finire uno studente di Economia che curi la parte finanziaria dell’Università di Roma Tre.

I pico-satelliti

L’idea piace e arrivano i primi investitori. “Abbiamo divuto rifiutare un finanziamento degli acceleratori di startup della Silicon Valley sia per il finanziamento ridotto che per le restrizioni dovute alla proprietà intellettuale – racconta Davide -. Ma tramite il nostro collaboratore di Pinerolo abbiamo ricevuto una proposta di un investitore indiano, l’azienda ToSpace, che ha un accordo di lancio satellitare con SpaceX ma non ha il know-how riguardo i satelliti”. La Delta Space Leonis si sta specializzando in produzione di pico-satelliti, uno standard così piccolo da arrivare a misurare 5cm per lato. “Piccole scatole che puoi mettere letteralmente in tasca”, commenta Davide. “Il formato è quello PocketQube ma sono modulabili in base ai componenti che si vogliono aggiungere. Rispetto agli altri satelliti hanno un minor costo di lancio perchè pesano di meno e in questo modo si possono fare lanci che attualmente sul mercato hanno un valore di 20-25mila euro. Cifre che un’azienda può investire”. Si perchè l’idea di Davide è quella di fornire un servizio sul mercato dell’internet of things per aziende in Paesi in via di sviluppo: “Ad esempio agricoltori che vogliono controllare le loro coltivazioni o utilizzare strumenti che utilizzano la rete”. I primi test di lancio inizieranno a fine estate: “Li faremo a Torino lanciando un pallone sonda nella stratosfera, lì le condizioni sono anche più critiche dello spazio, le temperature possono scendere fino a -50 C°. Termineremo la fase dei test in autunno e siamo felici. Sarà dura ma niente ci spaventa”.

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