Omicron incalza la ripartenza della scuola e dopo le nuove regole del governo i presidi non ci stanno e firmano un appello arrivato ad oltre 2 mila firme: sono un terzo dei dirigenti scolastici italiani. Non era mai successo prima nella storia scolastica della Repubblica. “La tempistica dei test e del tracciamento non è migliorata rispetto al passato e c’è il rischio che la scuola abbia notizia dei risultati dei tamponi effettuati solo diversi giorni dopo – dichiara Antonello Giannelli a Sky tg24 -. Vedremo cosa accadrà. Noi eravamo stati chiari: mascherine Ffp2 per tutti, didattica a distanza fino a fine mese per consentire alle famiglie di mettersi in pari con le vaccinazioni dei più piccoli”.
L’appello dei presidi
“Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di quelle a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa”. Sono le parole contenute nell’appello dei presidi fatto in meno di 24 ore: nemmeno il tempo di fare girare la lettera e sono arrivate firme di capi d’istituto da tutt’Italia.
“Da due anni – scrivono i firmatari – lavoriamo incessantemente per garantire un servizio scolastico gravemente provato dalla pandemia. Lo facciamo, insieme ai nostri collaboratori, alle segreterie, ai docenti, al personale Ata, spesso sopperendo alla mancanza delle più basilari condizioni strutturali e organizzative. Ora abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto. Si parla di numeri altissimi, mai visti prima”.
La preoccupazione dei presidi è volta tutto verso lunedì 10 gennaio, quando tutte le Regioni riapriranno : “In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi. Altrettanta preoccupazione grava sulle probabili assenze del personale Ata. Ci troveremo nell’impossibilità di aprire i piccoli plessi e garantire la sicurezza”.
Costa ai presidi: “Si rientra in presenza il 10”
”L’obiettivo del governo è sempre stato, fin da subito, garantire la scuola in presenza. Il governo ha preso una decisione chiara: riprenderemo il 10 con le nuove regole che garantiranno maggiore sicurezza”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Sul distanziamento e la qualità dell’aria si poteva fare di più? ”Paghiamo scelte del passato che ci danno scuole non adeguate. Molti fondi del Pnrr saranno investiti sull’edilizia scolastica. Probabilmente si poteva. Ma è un po’ come per i trasporti”. Lì si doveva fare di più. ”Noi abbiamo messo a disposizione risorse. Non tutto il trasporto pubblico locale le ha usate totalmente. Ma in alcuni casi non si poteva a causa del deficit infrastrutturale. Per questo ci siamo presi la responsabilità del Super green pass sui mezzi pubblici”. Quanto all’accusa di discriminazioni tra vaccinati e non ”Non si tratta di discriminazioni ma di situazioni diverse dovute alle vaccinazioni. La campagna vaccinale per la fascia 12-19 anni è già iniziata da tempo. Oltre il 70% è vaccinato. Con coerenza possiamo applicare regole diverse”.
Governo diviso sui protocolli
Neanche dopo il decreto del 5 gennaio c’è un reale accordo all’interno dell’esecutivo sulle nuove misure di contenimento dei contagi. La Lega rincalza Viale Trastevere sui contagi per i non vaccinati – tre in classe e Dad per chi non ha fatto il vaccino – ”Sono troppi, andrebbero ridotti a due”, dichiara il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, critico sulla distinzione. ”Così viene discriminato del diritto allo studio. La scuola è luogo di inclusione, un brutto precedente”. Sasso insiste sulla necessità degli impianti di aerazione nelle aule. ”Non è possibile che dopo un anno di governo Conte e dieci mesi di governo Draghi non siamo riusciti a dotare le nostre scuole di un sistema di aerazione. Ci sono 150 milioni di euro anche per questo, dallo scorso marzo, ma non c’è un vincolo preciso per la loro spesa e i dirigenti scolastici trovano cento problemi burocratici e rinunciano”. In un’intervista al quotidiano Repubblica aveva dichiarato: “È inaccettabile che il governo abbia distribuito risorse a pioggia e le scuole fatichino a impiegarle. Serve un provvedimento specifico e una nuova mentalità dei presidi. Il Cts è stato deludente, non ha inserito l’aerazione nelle linee guida per la scuola”.
Le Regioni che hanno aperto oggi
Regolare rientro in classe il 7 gennaio anche nella provincia autonoma di Trento: il rientro, secondo l’ordinanza provinciale, è in presenza al 50% degli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Anche in Basilicata si torna a scuola il 7 gennaio, con alcuni comuni che hanno però deciso di far slittare al 10 gennaio, come a Lavello e Acerenza, dove verranno eseguiti test di screening e sanificazione degli ambienti.
Stessa decisione è stata presa dalle Marche dove il 6 gennaio, giorno della Befana, proprio in vista del rientro a scuola dopo le Festività, sono stati predisposti dei punti tamponi sul territorio regionale rivolti agli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado che abbiano dei sintomi o che abbiano avuto un contatto diretto o sospetto positivo, che potranno recarsi direttamente e senza bisogno di prenotazione per effettuare lo screening. Tuttavia, alcuni comuni di questa Regione hanno deciso di posticipare al 10 il rientro: si tratta di Tolentino, Petriolo e Urbino dove i sindaci hanno firmato apposite ordinanze.
Lazio, Veneto, Campania, Liguria, Molise, Piemonte, Puglia, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano hanno già deciso di posticipare tre giorni e riapriranno i cancelli delle scuole il 10 gennaio. Ordinanze ad hoc sono state emanate dai presidenti di Calabria e Sicilia sul ritorno in classe a causa della situazione epidemiologica, così come in Umbria e Abruzzo, dove è in programma uno screening straordinario dal 7 al 9 gennaio, e si recupererà il primo marzo.
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