Precari della scuola: l’Italia rischia una multa di 10 milioni di euro dalla Commissione Europea

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Precari della scuola: la Commissione Europea minaccia di multare l’Italia – Una multa minima di 10 milioni di euro. Questa la sanzione che rischia l’Italia a causa dell’eccessivo ricorso a contratti di lavoro precario nell’amministrazione scolastica. La commissione Europea, infatti ha aperto una procedura di infrazione per il mancato rispetto da parte del nostro Paese della direttiva sul lavoro a tempo determinato.

Nella lettera di messa in mora, le accuse rivolte al nostro Paese sono chiare: l’Italia utilizza i supplenti con contratti a termine “continuativi”, che durano anche molti anni, lasciandoli così “in condizioni precarie nonostante svolgano un lavoro permanente come gli altri”. Da adeguare anche gli stipendi perché, come riportato nella missiva, i precari “svolgono lo stesso lavoro ma hanno un contratto diverso” rispetto agli immessi già in ruolo.

Da questo momento l’Italia avrà due mesi per rispondere adeguatamente alla Commissione Europea, altrimenti la procedura verrà portata avanti dalla Corte di Giustizia Europea e potrebbe portare a una sanzione minima di 10 milioni di euro destinati a crescere di una cifra compresa tra 22 mila e 700 mila euro per ogni giorno di ritardo del pagamento.

Il Ministero dell’Istruzione ha già approntato una linea di difesa: “Spiegheremo la particolarità delle mansioni svolte dal personale della scuola in considerazione delle esigenze del territorio e di funzioni specifiche come quella del sostegno – affermano dal Ministero – Sarà pure ricordato che non si può prescindere da una rigidità nell’obbligo di garantire a tutti il diritto all’istruzione imposto dalla Costituzione e neppure dalla forte variabilità della domanda dettata da una pluralità di fattori, immigrazione inclusa”. Dagli uffici ministeriali verranno poi messe in risalto le misure su cui si sta lavorando attualmente: “Aver trasformato le graduatorie fisse in graduatorie ad esaurimento è una scelta destinata a sgonfiare le sacche del precariato e non certo ad alimentarle – scrivono dal Ministero dell’Istruzione – E le assunzioni in ruolo decise con il recente decreto istruzione contribuiranno a riportare a un livello fisiologico il ricorso ai precari”.

Sulla questione si sono immediatamente espressi anche i sindacati, scesi recentemente in piazza per difendere un esercito di precari che, secondo le stime delle associazioni di settore, si dovrebbe aggirare intorno alle 130 mila unità.

“La Flc Cgil, oltre ad essere stata protagonista delle tanti mobilitazioni, ha promosso un ricorso alla Corte di giustizia europea – ricorda il segretario Domenico Pantaleo -. Adesso il governo metta in campo un piano pluriennale che consenta la stabilizzazione dei precari andando oltre gli stessi contenuti della legge sull’istruzione recentemente approvata dal Parlamento”.

Mentre Francesco Scrima, a capo della sigla Cisl Scuola ha dichiarato: “La via maestra per tutelare i precari, risolvendo anche le questioni di natura retributiva che li riguardano, è dare stabilità al loro lavoro”. L’Ugl, invece, sottolinea: “I contratti a tempo determinato dovrebbero trovare applicazione solo in caso di supplenze brevi e saltuarie. Il monito dell’Ue – conclude il segretario Giuseppe Mascolo – non resti inascoltato”.

Una situazione resa ancora più complessa dai ritardi nei pagamenti degli stipendi lamentati in questi giorni da diverse sigle sindacali: “Le segreterie  –  denuncia la Flc Cgil  – continuano ad essere subissate dalle ricorrenti e legittime richieste dei lavoratori che non ricevono lo stipendio”.  Ma, almeno su questo fronte arriva una buona notizia: la stessa Cgil annuncia: “Il Ministero, da noi interpellato, ha garantito che dalla prossima settimana saranno disponibili emissioni speciali, al fine di garantire il pagamento dei contratti inseriti a sistema entro il 31 ottobre”.

 

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