PNRR meno dolce per i giovani: il passaggio da Conte a Draghi è costato un miliardo di euro

Saranno 14,52 i miliardi previsti dal PNRR destinati alle “nuove generazioni”, uno in meno rispetto a quelli che avrebbe voluto investire il governo Conte.

Il passaggio dal governo Conte a quello Draghi è costato ai giovani 1 miliardo di euro. È questo, infatti, il saldo negativo che viene fuori se si confrontano gli investimenti previsti dal vecchio Piano di ripresa e resilienza (PNRR) che il governo guidato da Giuseppe Conte aveva progettato e quello che, invece, l’attuale premier Draghi ha stilato e che è ormai prossimo alla presentazione in Europa. L’analisi è dell’Osservatorio politiche giovani della Fondazione Visentini, pubblicato oggi da Il Sole 24 Ore, e che ha cercato di mettere in fila quali saranno gli interventi messi in campo dal Governo per le politiche giovanili.

In tutto saranno 14,52 i miliardi previsti dal PNRR destinati alle “nuove generazioni”, ovvero il 7,6% dello stanziamento complessivo che la Ue ha riservato al nostro Paese per venire fiori dalla palude della pandemia da Coronavirus. Si tratta di risorse che dovranno essere spese per i giovani, dalla scuola all’università passando per il mondo del lavoro e quello della ricerca.

Scompare il riferimento alle STEM

Nel dettaglio 4,6 miliardi andranno al piano per gli asili nido, le scuole materne e i servizi di educazione e cura per la prima infanzia. Un miliardo e mezzo sarà destinato agli interventi per ridurre i divari territoriali nel primo e secondo ciclo delle superiori. Stessa cifra che verrà replicata per lo sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria negli istituti tecnici superiori.

Poco più di un miliardo, inoltre, andrà a finire nei progetti per lo sviluppo di nuovi linguaggi e competenze. Con una sorpresa però: rispetto a quanto previsto dal governo Conte, all’interno del PNRR sembra essere scomparso qualsiasi riferimento alle competenze STEM, ovvero le scientifiche e tecnologiche. Una mancanza che rappresenterebbe un vero e proprio passo indietro nell’eterna lotta del nostro Paese a rendere i percorsi scientifici più accessibili e fruibili per i nostri studenti. Poi ci sono gli interventi per borse di studio e alloggi per gli studenti (di cui abbiamo già parlato qui) e che per l’accesso degli studenti più bisognosi all’università registrano una forte battuta d’arresto con 400 milioni stanziati rispetto ai 900 previsti dal precedente esecutivo.

Dall’orientamento alla ricerca: le altre cifre

Scorrendo poi le altre voci della corposa lista, secondo la Fondazione Visentini non ci dovrebbero essere grosse novità: 650 milioni per il servizio civile universale, 600 milioni per il finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatori, 600 anche per le politiche in grado di favorire la transizione tra mondo della scuola e del lavoro), 500 milioni sono per la didattica e le competenze universitarie avanzate, 250 per l’orientamento attivo nella transizione scuola-università.

Tirando le somme però tra le risorse messe nero su bianco dal governo Draghi e quelle del “teorizzate” da quello Conte si registra un calo di ben un miliardo di euro. Taglio che potrebbe essere però spiegato anche dal fatto che la somma totale dello stanziamento europeo nel frattempo è passata dai 211 miliardi iniziali ai 195 attuali.

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