Rilanciare gli antichi mestieri per arginare il fenomeno della disoccupazione in Italia. L’idea viene dalla Francia e dalla Baviera, dove sono nate delle scuole per pastori, che prevedono corsi teorici e tirocini. In aula, anche studenti o laureati.
“Possiamo incominciare a lanciare un appello agli ombrellai?”, è la proposta di Roberto Togni che scrive al Corriere della Sera di Milano Ad alcuni potrà sembrare un’iniziativa anacronistica ma nessuno aveva ancora proposto di ripartire dalla nostalgia e dal passato.
“Chi ricorda il vecchio grido degli ombrellai, degli arrotini, degli straccivendoli? Occorre andare indietro di qualche decennio. Nei paesi della Sardegna fino a qualche anno fa c’era il “banditore” comunale che annunciava dal campanile (come dal minareto) o con l’aiuto di un megafono, l’arrivo del carro o del camion con prodotti vari”, ha ricordato Togni nella sua lettera. E ha spiegato come in realtà gli antichi mestieri non siano spariti ma siano rimasti appannaggio solo degli stranieri o di pochi umili. Eppure, la richiesta è ancora tanta.
Persino nella capitale della moda.
“Oggi sono rimasti i mercatini settimanali rionali a vivacizzare le strade di Milano, i pervicaci senegalesi che vendono libri sull’Africa, i filippini e gli srilankesi delle metropolitane che diffondono piccoli ombrelli cinesi che si rompono subito. Esistono pure impagliatori di seggiole veneti o friulani all’aperto e rari arrotini”, ha scritto l’uomo.
“Con tanti elogi che antopoliogi, etnografi, musei e promotori di turismo fanno dei vecchi mestieri, non si potrebbe riproporne concretamente qualcuno?”, si è domandato.
La scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti ha risposto, ricordando che gli arrotini passano ancora per le strade di Milano e i mercati rionali “rappresentano comunque una razionalizzazione dell’antica attività ambulante”.
Inoltre, nella capitale della moda c’è ancora in palio il premio “Dama d’argento”, un riconoscimento in denaro destinato all’artigiano.