Anche oggi è una giornata di mobilitazioni negli atenei italiani. Ma ad attirare i riflettori su di sé è la città di Palermo, dove in mattinata era attesa la partecipazione del ministro Gelmini ad un incontro per la presentazione di una indagine nazionale sugli sbocchi professionali per i laureati dei corsi triennali. E anche se l’appuntamento è stato disatteso, gli studenti (15mila secondo gli organizzatori) hanno sfilato per dire “no” alla riforma dell’università e alla legge 133.
“Non saremo noi a pagare per la vostra crisi” è lo striscione che ha aperto il corteo, al quale hanno partecipato anche docenti e dipendenti dell’università. Alcuni studenti portano in spalla una bara di cartone con la scritta “Università”, simulando il funerale dell’ateneo. Poche le bandiere, nessuna di partiti e di sindacati. “Questa è una manifestazione auto organizzata – hanno gridato gli studenti con i megafoni – non permetteremo al ministro Germini di ammazzare l’università con la legge 133”. Il corteo ha attraversato alcune strade della città e si è fermato in piazza Marina, davanti la sede del rettorato, allo Steri, sede dell’incontro cui avrebbe dovuto essere presente il ministro.
Anche il rettore Giuseppe Silvestri ha commentato la difficile situazione. “La manifestazione di oggi è la presa di coscienza delle difficoltà estreme che il sistema sta affrontando – ha spiegato -. Siamo molto preoccupati, vorremmo avere un dialogo, non ci sottraiamo ad analisi critiche del presente ma vorremmo che si concordassero le azioni. Con i tagli previsti – ha proseguito il rettore – avremo difficoltà a chiudere il bilancio del 2009 e non ce la faremo ad approvare quello del 2010. Molte università nei loro bilanci – ha aggiunto Silvestri – sono vicine al 90% dei costi per il personale rispetto al fondo ordinario finanziato dallo Stato: sono anni che le università pagano sui loro bilanci gli aumenti degli stipendi e il taglio di un ulteriore 10% sul fondo porterà ad una sofferenza».
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