Inchiesta-Odontoiatria, nuovi risvolti: "30mila euro per passare il test"

soldi.jpgCome in un torneo dove ogni partecipante mette sul piatto la propria quota, così alcune delle aspiranti matricole di Odontoiatria si iscrivevano a una delle più strane organizzazioni “passa test”. La posta in gioco questa volta era l’iscrizione a uno dei corsi di laurea a numero chiuso, ma a vincere potevano essere tutti. Per questo i candidati sborsavano 30.000 euro, 5.000 dei quali all’atto dell’adesione. L’iscrizione comprendeva la fornitura di un palmare Htc configurato per l’accesso ad una casella e-mail, sulla quale ricevere le risposte ai quiz.
A raccontare i risvolti dell’indagine sulla presunta ‘centrale’ di esperti scoperta il 4 settembre scorso in un appartamento di Altamura (Bari) è stato il comandante provinciale di Bari della Guardia di Finanza, Gianluigi D’Alfonso. Il reclutamento degli studenti, che in codice si iscrivevano ad un ‘torneo’, – ha sottolineato D’Alfonso – era gestito da un parente del presunto capo dell’organizzazione (rappresentante di prodotti per l’ortodonzia) ed ha interessato per lo più figli e parenti di medici, odontoiatri e odontotecnici.
Gli esperti – si apprende sempre dalle parole del comandante – avrebbero dovuto fornire in tempo reale le risposte a 80 quiz ministeriali a 12 candidati ai test di ammissione ad Odontoiatria sparsi nelle università di Napoli (si indaga sul possibile coinvolgimento di funzionari dell’ateneo partenopeo), Foggia e persino della lontana Verona, anche se non si esclude che la vicenda interessi altri atenei italiani.
Un’organizzazione parallela a quella scoperta nel 2007 per alterare i risultati dei test di ammissione alla facoltà di Medicina e Odontoiatria di Bari, e che portò all’arresto del docente di biologia in pensione Marcantonio Pollice.
Undici al momento gli indagati, esclusi gli studenti beneficiari degli aiuti, per i quali i pm della Procura di Bari Francesca Pirrelli e Renato Nitti ipotizzano i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, alla corruzione e alla rivelazione del segreto d’ufficio.

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