“Non c’è più tempo”: gli studenti si preparano alla grande mobilitazione di domani. In piazza in più di 40 città italiane

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Raccolta firme, eventi, occupazioni, manifestazioni. Gli studenti italiani si preparano alla grande mobilitazione in occasione del 15 novembre, giornata internazionale per il diritto allo studio. A scendere in piazza in più di 40 città italiane saranno quasi tutte le organizzazioni studentesche, partendo dalla Rete degli studenti medi fino all’Unione degli Studenti, passando per Link-Coordinamento Universitario.

“Non c’è più tempo” – è questo lo slogan che accomuna in un unico grido la maggioranza degli studenti italiani, che hanno dato un vero e proprio “ultimatum al governo”. Sotto accusa non c’è solo la politica europea dell’austerity, ma anche la legge di stabilità appena varata dal governo,

“La legge di stabilità presentata dal governo  –  scrivono infatti Udu e Rete degli studenti medi  –  non realizza la svolta di cui il Paese necessita per uscire dalla recessione e tornare a crescere, per questo scenderemo in piazza il 15 novembre accanto ai lavoratori chiedendo una reale inversione di marcia per scuola, università e lavoro”.

“L’università e il Diritto allo Studio, infatti, sono da anni oggetto di tagli continui, mentre altri paesi europei  –  continuano i ragazzi  –  investono in istruzione e ricerca, proprio in un momento di crisi economica, in Italia il diritto allo studio sta scomparendo e le università sono soffocate dalla mancanza di finanziamenti e dai blocchi alle assunzioni”. “I 150 milioni in più, previsti per il finanziamento ordinario degli atenei  –  aggiunge Gianluca Scuccimarra, dell’Udu  –  non rappresentano neppure la metà di quanto tagliato da Profumo l’anno scorso e probabilmente l’estensione del blocco del turn-over fino al 2018 produrrà risparmi di spesa superiori a questo incremento del finanziamento”.

“In questa legge di stabilità non si investe in alcun modo investito nella scuola“, continua Daniele Lanni, portavoce della Rete degli studenti medi. “Abbiamo denunciato quanto il decreto-Istruzione fosse insufficiente, e ci aspettavamo, proprio a partire da questa legge di stabilità un investimento forte sulla scuola. Perché investire nell’Istruzione significa dare un futuro al Paese”.

Ad alzare la voce sono anche gli studenti del meridione, che chiedono con forza al ministro Carrozza un’inversione di tendenza, per ridurre il divario imponente tra gli atenei del nord e del sud Italia. Non a caso nelle università meridionali le assunzioni previste saranno col contagocce. “Se non viene assunto del personale qualificato, le nostre biblioteche, le aule studio e lettura, saranno chiuse nonostante gli spazi a nostra disposizione per poter studiare siano già risicati (per non dire insufficienti!)”, spiegano gli studenti delle università di Campobasso, Bari, Foggia, Napoli, Salerno e Cosenza. Il decreto sui punti-organico, infatti, tocca tutti, anche bibliotecari e personale amministrativo. “Se dovessimo anche considerare la loro diminuzione, o la riduzione degli orari di fruibilità, ne sarebbe ulteriormente penalizzata la nostra preparazione”, aggiungono i ragazzi.

Ma non solo. “Se non vengono assunti nuovi docenti, mentre altri vanno in pensione, le nostre lezioni non potranno svolgersi. Se vanno in pensione dei docenti di alcuni specifici settori scientifico-disciplinare, il nostro piano di studio cambia”. “Vorremmo  –  concludono  –  che qualcuno, in primis la Ministra Carrozza, rispondesse a due semplici interrogativi. Che ne sarà dei già martoriati  territori da cui proveniamo senza quegli ascensori sociali rappresentati dalle università? Se non all’interno della formazione universitaria, dove dovremmo poter confrontare, conoscere, lo sviluppo delle nostre discipline?”.

Un appello, quello degli studenti, raccolto anche dai colleghi oltr’alpe. Venerdì prossimo, infatti, saranno protagonisti nelle piazze europee anche le unioni degli Universitari di Austria (ÖH), Belgio (FEF), Francia (UNEF), Germania, (FZS), Italia (UDU) e Svizzera (VSS-UNES-USU), per chiedere ai rispettivi governi un’azione più concreta in termini di qualità e diritto allo studio, senza dimenticare la mobilità degli studenti, che deve essere un diritto esteso a tutti. Insomma, dall’Italia all’Europa, gli studenti sono protagonisti. E chiedono solo di essere ascoltati.

Raffaele Nappi

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