Montaruli, sottosegretaria di FdI condannata ad un anno e sei mesi per peculato

I 25mila euro di acquisti illeciti con soldi pubblici di cui Montaruli è stata ritenuta responsabile in via definitiva comprendono vestiti griffati Hermès, articoli di pelletteria e cristalli Swarovski, ma anche seimila euro per uno studio sulla propria reputazione social e 4.800 per un corso sull’uso dei social network. Nonché spese “stravaganti” come il libro “Sexploration”, sottotitolo: “Giochi proibiti per coppie”

La sottosegretaria di Fratelli d’Italia al ministero dell’Università, Augusta Montaruli, è stata condannata in via definitiva a un anno e sei mesi per peculato nell’ambito di uno dei filoni della “Rimborsopoli” piemontese, il processo sull’uso improprio dei fondi dei gruppi in Consiglio regionale durante il mandato 2010-2014

La Cassazione ha confermato anche la condanna a un anno e sette mesi per l’ex presidente della Regione, Roberto Cota, e quella a anno e cinque mesi per l’ex deputato ed ex sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani (Lega): si tratta degli esiti del secondo processo d’Appello, disposto dopo il rinvio della Suprema Corte che aveva chiesto di rivedere l’importo delle irregolarità.

Gli acquisti della sottosegretaria

25mila euro di acquisti illeciti con soldi pubblici di cui Montaruli è stata ritenuta responsabile in via definitiva comprendono vestiti griffati Hermès, articoli di pelletteria (tra cui una borsa Borbonese), cristalli Swarovski; strenne natalizie (gianduiotti, omaggi floreali per colleghi avvocati, orecchini e Swatch alle collaboratrici); lavanderia e sigarette; seimila euro per uno studio sulla propria reputazione social e 4.800 per un corso sull’uso dei social network. Nonché spese di ristorazione in “locali di prestigio”, “anche per un elevato numero di commensali”, piadinerie, gelaterie, fast food, pub, “cene consumate a tarda ora e anche in periodi festivi”.

Nei rimborsi c’è anche il conto di una cena in un ristorante di San Salvario, un quartiere centrale di Torino: Montaruli sostiene che si trattasse di un incontro con un’associazione, ma il proprietario racconta ai pm che si trattava di un evento elettorale per la campagna di Maurizio Marrone, suo ex marito. Alcune spese, concludevano i giudici nella sentenza d’Appello bis, sono talmente “stravaganti” ed “eccentriche” da far pensare che la consigliera confidasse nell’assenza di ogni controllo, garantita da un accordo “spartitorio” e “criminale” . Tra queste, oltre ad alcuni casi già citati, ci sono due libri: “Mia suocera beve“, di Diego De Silva, e “Sexploration”, sottotitolo: “Giochi proibiti per coppie”.

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