Lauree per genere, etnia e censo. Proteste contro la Columbia

Cerimonie di laurea su misura. Proteste contro la Columbia University. Ma l’ateneo si difende: celebriamo la diversità

Proteste contro la Columbia University. “Cerimonie segregate” Ma l’ateneo si difende. “Incontri volontari Celebriamo la diversità”

Cerimonie di laurea “culturalmente” su misura. Per celebrare la fine del percorso di studi a partire da aprile la Columbia University di New York offrirà sei nuove tipologie dedicate a nativi, afroamericani, asiatici, latini, Lgbtq e pure a studenti a basso reddito o arrivati negli Usa da poco. Ma i conservatori già insorgono: «Segregazione razziale e di censo».

L’annuncio dell’apertura delle iscrizioni agli eventi online previsti fra il 25 e il 30 aprile (in aggiunta e non in alternativa alla cerimonia generale) è apparso pochi giorni fa sul sito dell’università. Senza particolare enfasi visto che, in realtà, eventi del genere si tengono già dal 1995 quando la University of Michigan promise ai suoi alunni afroamericani o Lgbtq di organizzare feste a loro somiglianza: dal colore del tocco (il tradizionale cappello quadrato) ai relatori, dalla musica alla coreografia. E ormai le “cerimonie multiculturali”, come vengono chiamate, sono diffuse in almeno 222 università, ciascuna con le sue sfumature, compresi prestigiosi atenei come Yale, Harvard, Georgetown.

È l’abbondanza di scelta offerta quest’anno da Columbia ad aver fatto gridare allo scandalo. Prima un sito di studenti conservatori, thecollegefix.com, ha bollato le cerimonie come «segregate», marchio in America davvero infame. Poi Fox News in un servizio tv ha parlato di «cerimonie organizzate sulla base di censo, razza, etnia». Infine, un attacco via Twitter del senatore repubblicano dell’Alaska Tom Cotton che con l’editoriale Send in the Troops, “Mandate l’esercito”, pubblicato l’estate scorsa nei giorni caldi delle proteste per la morte dell’afroamericano George Floyd, scatenò il finimondo al New York Times.

Gli attacchi partiti da studenti conservatori e dal senatore repubblicano Cotton

Provocando il licenziamento del responsabile della pagina delle opinioni James Bennet e scatenando il dibattito sulla Cancel Culture, la cultura della cancellazione, secondo cui negli ambienti si tende a cancellare ciò che è scomodo o può turbare qualcuno. Ora Cotton va oltre: considerando la scelta dell’università frutto della “Critical Race Theory”.

Quel tentativo di certi studiosi afroamericani di riformulare l’analisi del diritto in base alla prospettiva razziale, così osteggiato da Donald Trump da averne addirittura vietato la menzione nei documenti delle agenzie federali. Eppure, chiarisce la Columbia, «questi piccoli eventi celebrativi sono laterali alla cerimonia principale. Incontri volontari e aperti a tutti, apprezzati dagli studenti e ormai parte dell’esperienza di laurea».

Ma la difesa più efficace arriva via Twitter da Faye McNeill, professoressa di Ingegneria chimica dell’ateneo: «La classe del 2021 è sopravvissuta a isolamento, corsi online, distanziamento sociale imposto dalla pandemia. Ci vuole davvero molta negatività per aggredire chi celebra la diversità degli studenti e la rete di supporto da loro stessi creata».

La repubblica

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