Laura e il sogno infranto: "Il trasferimento è un ricatto. Meglio andare via dall'Italia"

L.M. è una studentessa all’ultimo anno di università ed il suo sogno è quello di insegnare. Studia alla scuola di Interpreti e Traduttori di Forlì e ha deciso di scrivere una lettera aperta al presidente del Consiglio Matteo Renzi. La sua decisione è chiara, netta, definitiva: “Sa cosa Le dico, presidente? Senza nulla togliere alla meraviglia del nostro Bel paese, senza nulla togliere alla mia Bologna, mi sa tanto che quella valigia io la preparo in anticipo, così almeno decido io la destinazione in cui passare la mia vita”.
 
“Salve Signor Renzi,
Sono una studentessa all’ultimo anno di università e il mio sogno era insegnare. Studio alla Scuola Interpreti e Traduttori di Forlì e il mio sogno è insegnare (lo
ribadisco), non diventare l’interprete dei capi di stato, non diventare valletta, non diventare ministro: insegnare! Le sembra troppo sognare di insegnare? Beh ora a me sì. Ci preoccupiamo di tutelare la libertà, i diritti umani, facciamo buon viso a cattivo gioco a Bruxelles e poi decidiamo un bel giorno di aggiungere alle lungaggini burocratiche per riuscire a svolgere questa professione anche una bella postilla che lede la libertà individuale. La lede, sì!
Decidere per gli altri obbligandoli a scegliere tra lavoro=soldi o famiglia=fame non è attentare alla loro libertà? Se nel 2015 non si può nemmeno più scegliere dove vivere, se per lavorare ed entrare di ruolo bisogna cambiare città, la ringrazio Signor Renzi, ma o cambio sogno o cambio Paese e, la sorprenderà, ma la seconda opzione mi sembra di gran lunga più allettante.
Supponiamo che Lei sia una persona normale, che sua moglie faccia l’operaia e Lei l’insegnante, e Le dicessero di andare da Firenze ad Aosta o a Caltanissetta solo per mantenere il Suo posto di lavoro. Aggiunga a questo il fatto che ha una nonna malata in una struttura. Aggiunga anche il fatto che il mutuo della casa in cui vive è da finire di pagare, oltre al fatto che i suoi figli dovranno cambiare scuola, amici, insegnanti. E già che c’è, pensi che Sua moglie ha un contratto a tempo indeterminato firmato qualche mese fa.
Bene, di fronte a questo Lei cosa sceglierebbe? Lascio moglie e figli e accetto il ruolo? Le prendo con me ma come le mantengo? Rifiuto e rischio di non essere più chiamato? Beh, Signor Presidente, Lei forse non sa cosa vuol dire dovere contare i centesimi per arrivare alla fine del mese, forse ha pensato di proporre un Erasmus lavorativo a tutti questi insegnanti, e invece no! Ha proposto loro un vero e proprio trasloco forzato, un ricatto.
È vero che i treni passano una volta sola, ma Lei quel treno lo prenderebbe? Facile parlare dal suo scranno, facile parlare quando si ha la possibilità di portarsi la famiglia con sé, quando per la nonna malata si può prevedere una struttura anche nell’altra città, quando si può mantenere la moglie. Facile. Tutto troppo facile. Ma provi anche solo per un secondo a parlare guardando negli occhi questi insegnanti, provi a parlare pensando ai loro figli, pensando alle loro famiglie. Che senso ha mandare Luisa di Bari a Bologna e Marco di Milano a Trapani: a Bari c’è Luisa, a Bologna Manuela, a Milano c’è Marco e a Trapani c’è Andrea. Alle elementari ti insegnano che in un’addizione cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Provi ad applicare questo principio: cambi l’ordine degli insegnanti, avrà sempre lo stesso numero di persone, semplicemente più felici perché possono scegliere di lavorare accanto alla propria famiglia.
Ora, oltre alle graduatorie lunghissime da risalire, oltre ai tfa e ai concorsi rarissimi, quando finalmente si potrebbe festeggiare per il ruolo, tocca organizzare la festa di “addio” con amici e parenti e preparare la Valigia molto in fretta.
Sa cosa Le dico? Senza nulla togliere alla meraviglia del nostro Bel paese, senza nulla togliere alla mia Bologna, mi sa tanto che quella valigia io la preparo in anticipo, così almeno decido io la destinazione in cui passare la mia vita”.

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