La sottosegretaria Montaruli si è dimessa dopo la condanna definitiva per peculato

La deputata di Fdi fa un passo indietro dal governo Meloni dopo la condanna in via definita per peculato a un anno e sei mesi, nell’ambito dell’inchiesta su Rimborsopoli in Piemonte. Sui social scrive: “Difendo le istituzioni ma non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche. Valuto ricorso alla corte di giustizia Ue”

Le prime dimissioni di un sottosegretario del governo Meloni riguarda l’Università. Dopo la condanna definitiva per peculatoAugusta Montaruli ha annunciato le dimissioni dall’incarico di sottosegretaria al ministero dell’Università. Un passo indietro che era stato richiesto in maniera sempre più incalzante dall’opposizione, dai 5 stelle al Pd. Solo 24 ore fa, infatti, la Cassazione aveva messo il bollo sulla condanna della deputata di Fratelli d’Italia che dunque sarebbe rimasta al governo da pregiudicata. Montaruli, infatti, è stata condannata a un anno e sei mesi per peculato in uno dei filoni della “Rimborsopoli” piemontese, il processo sull’uso improprio dei fondi dei gruppi in Consiglio regionale durante il mandato 2010-2014. In pratica secondo gli ermellini l’ormai ex sottosegretaria ha usato soldi pubblici per pagare spese private e se fosse rimasta al governo lo avrebbe fatto da pregiudicata. Una prospettiva che sarebbe andato in contrasto con quanto ha detto la stessa Giorgia Meloni, il 5 febbraio scorso, durante la campagna elettorale per le regionali nel Lazio: “Se hai una pena te la devi scontare tutta, vale per tutti. Certezza del diritto, certezza della pena. Che significa che chi è indagato o sotto processo deve avere il massimo delle garanzie, ma significa anche che quando sei condannato con sentenza passata in giudicato la pena te la devi scontare”, sono le parole della premier. L’intervento di Meloni, ovviamente, non si riferivano direttamente al caso Montaruli (in quei giorni in attesa della sentenza della Cassazione), però tracciavano un principio che la sottosegretaria avrebbe violato, rimanendo al governo.

Montaruli scrive sui social

Nonostante le dimissioni, in ogni caso, Montaruli continua a considerarsi innocente. “Ho deciso di dimettermi dall’incarico di Governo per difendere le istituzioni, certa della mia innocenza“, scrive su Instagram la politica di Fdi. “Se ciò non avvenisse – prosegue – sarei come coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato, rendendolo debole con una ricerca costante di una giustificazione alle proprie azioni, sentendosi moralmente superiori o cercando di piegare le norme ai comportamenti, addirittura ostentando clemenza verso chi agita l’arma del ricatto e per scappare dalla legge si vorrebbe ridisegnare vittima, rimanendo nell’ombra davanti alla protesta più forte di chi la vita se l’è tolta davvero poco più di un anno fa. Tutto questo sì è stato decisamente imbarazzante“. Il riferimento di Montaruli è per la vicenda di Angelo Burzi, ex assessore regionale in Piemonte, tra i fondatori di Forza Italia, che si è suicidato nel dicembre del 2021 dopo una condanna definitiva 3 anni per peculato, sempre nell’ambito della Rimborsopoli piemontese.

Poi Montaruli annuncia l’ipotesi “di un ricorso alla Corte di Giustizia Europea. Ho creduto, credo e continuerò a credere nella Magistratura. D’altra parte solo chi confida nella propria innocenza e nella Giustizia si sottopone a dibattimento ovvero per così tanto tempo al giudizio in modo pubblico benché un procedimento simile, fin dall’inizio, sia stato mediaticamente esposto. Così io ho fatto”. La deputata prosegue sostenendo di essersi “difesa in un tribunale non da un tribunale e non intendo ora in ragione di quello in cui credo assumere una mia difesa fuori da questo contesto . Mi sono sempre assunta la responsabilità la mia condotta anche quando leggevo o ascoltavo facili ironie su spese mai contestate dalla procura e su cui quindi non ho potuto difendermi neppure nelle aule dove in modo rispettoso ho rinviato ogni valutazione sempre. Per quella stessa responsabilità in ogni caso ancor prima che questo processo avesse inizio e potesse definire un giudizio ho provveduto alla restituzione delle somme contestate per una cifra pari ad oltre il doppio rispetto a quella indicata dall’odierna sentenza”. Montaruli sostiene poi di avere “la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche né altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini . Niente peraltro è mai stato nascosto ed infatti il processo che mi ha visto parte si fonda sostanzialmente su rendicontazioni debitamente consegnate quando ancora nessuno era ancora neppure indagato. Anche da un punto di vista istituzionale ho provveduto a partire dal 2012 ad autoescludermi da ogni candidatura per ben cinque anni ed in ogni caso fino alla prima sentenza di assoluzione. Considerata la particolarità dell’inchiesta non ho aspettato il giudizio dei magistrati per non rinviare sine die una valutazione attenta delle mie responsabilità politiche”.

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