La ragazza bendata durante l’interrogazione «Sono stata umiliata»

Interrogata al buio su richiesta dell’insegnante in DaD, la verifica si è trasformata in un momento di shock per lei e tutta la classe
Interrogata al buio
Interrogata al buio su richiesta dell’insegnante in DaD

Interrogata al buio su richiesta dell’insegnante in DaD, la verifica si è trasformata in un momento shock per tutta la classe e in particolare per una quindicenne esposta all’umiliazione di dover sottostare alla richiesta della sua prof di tedesco davanti al resto della classe.

«Mi sono sentita a disagio, umiliata, sono stata trattata come se avessi imbrogliato». Poche parole con date ai compagni, sperando di finire questa storia e tornare alla normalità. Magari in classe, dove poter dimostrare quello che sa senza sciarpe davanti agli occhi.

Da un liceo veronese, il caso della «studentessa bendata» è approdato all’Ufficio scolastico del Veneto e, poi, nei palazzi della politica, fino al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.

Il caso: interrogata “al buio”

Tutto questo è successo giovedì mattina, in quello che doveva essere un giorno di scuola come molti altri, da oltre un anno a questa parte. Nel liceo veronese, già la scorsa settimana in «zona arancione», metà degli studenti era in classe e l’altra metà era collegata a casa. A un certo punto, la richiesta da parte dell’insegnante: la studentessa stava andando «troppo bene». Sospettosamente bene. «Si copra gli occhi». Pochi giorni dopo, si è scoperto che questa ragazza di 15 anni non era l’unica a ricevere questo trattamento. Anche altri compagni furono interrogati «al buio». Per questo a scuola non solo i colleghi degli insegnanti, ma anche alcuni genitori hanno difeso la scelta dell’insegnante.

Legittimo sospetto

La convinzione è che ci fosse il «legittimo sospetto» che gli studenti potessero barare in qualche modo e che, di conseguenza, fosse necessario intervenire. Al momento nessuna iniziativa è stata presa nei confronti della famiglia, e restano prudenti i familiari che non hanno neppure segnalato la questione alla scuola: sperano che tutto si risolva attraverso il dialogo.

Allo stesso tempo, però, la rabbia degli studenti è sempre più alta, e loro sanno benissimo che l’episodio non è isolato. Nella stessa scuola, il giorno precedente, c’era stato uno sciopero, proprio contro la Dad e alcuni metodi implementanti dagli insegnanti. Inoltre, nei giorni scorsi, la Rete degli studenti del Veneto ha raccolto decine di testimonianze sulle modalità di valutazione «a distanza»: ci sono i professori che chiedono di posizionarsi contro una parete, altri di avvicinarsi alla webcam no a toccare quasi lo schermo del computer. Altri ancora di rispondere «a mani giunte», per evitare di elaborare appunti sul tavolo.

Intanto indaga l’ufficio scolastico del Veneto: il provveditore, Carmela Palumbo, parla di «eccesso di zelo che ha portato a un comportamento discutibile, scaturito dalla difficoltà a gestire in Dad le verifiche».

Condannano l’episodio due sottosegretari all’Istruzione, Barbara Floridia (M5S) e Rossano Sasso (Lega), mentre annuncia un’interrogazione Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana.

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