Una giornata di mobilitazione per riaffermare il ruolo delle province italiane. Si stanno svolgendo oggi moltissimi consigli provinciali straordinari che hanno accolto l’invito dell’Upi (unione province italiane) ad un confronto per discutere delle riforme che dovranno portare alla riorganizzazione dello Stato e ad una semplificazione del sistema, a partire dal Federalismo Fiscale e dal Codice delle Autonomie. Gli incontri sono stati aperti anche alla partecipazione dei sindaci, delle forze sociali e politiche, dei rappresentanti di Parlamento e Regioni, agli imprenditori e ai cittadini.
A Palazzo Valentini, il Consiglio della Provincia di Roma è stato aperto dalla presidente Pina Maturani che ha sottolineato il significato dell’iniziativa: “Questa giornata ha l’intento di ricordare il ruolo delle Province, ma non è solo un senso di resistenza e difesa, quanto piuttosto un gesto per la loro forte rivalorizzazione. Dobbiamo difendere la centralità dell’amministrazione locale – ha proseguito la Maturani – perché l’autonomia deve essere il principio regolatore da seguire, soprattutto nel tavolo aperto sulla questione delle città metropolitane”.
La parola poi è passata al presidente dell’Upi Fabio Melilli. “È il momento di definire il ruolo delle province e capire chi fa cosa. Noi abbiamo il dovere di governare le cosiddette aree vaste, che comprendono ampi territori anche poco urbanizzati, quindi ora che il ministro dell’Interno Maroni si appresta a presentare la riforma federale abbiamo il compito di riaffermare i compiti delle istituzioni locali”.
Quella di oggi è stata definita una “composta protesta istituzionale” dal presidente del Consiglio regionale Guido Milana. “Il tema delle province è stato sempre riposto – ha spiegato il presidente – in nessun Paese ci sono tre livelli di governo che fanno le stesse cose e questo accade perché la riforma di ormai 7 anni fa del titolo V della Costituzione resta per gran parte inattuata. Delle due l’una: o decidiamo di vivere in un Paese fatto di Comuni e Regioni, simili a quelli feudali, oppure in un Paese fatto di aree metropolitane, come quello che siamo”.
Appoggio alle province e alla loro battaglia per continuare ad esistere è arrivato anche dai sindaci di piccoli comuni che hanno affermato che “senza le province non si può vivere”.
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