La Maturità dei Vip – Silvio Muccino: "Mi salvai commuovendo la commissione"

Il compito di Greco andato male e una terza prova da dimenticare. Tra l’ansia da bocciatura e il panico prima della prova orale, Silvio Muccino riuscì a superare l’esame più duro della sua vita puntando su quello che meglio sapeva fare: una tesina video sulla propaganda fascista  
 
Silvio, raccontaci il tuo esame di maturità. Quando l’hai sostenuto?
Nel 2001 al liceo Terenzio Mamiani di Roma, il primo anno in cui la riforma della scuola venne applicata in maniera completa, a 360 gradi. Sono uscito con 80 e ho avuto una gran fortuna perché in realtà avevo pochissimo credito, a scuola non ero un granché. Gli scritti sono andati male, ho ottenuto appena la sufficienza in greco e nella terza prova, 10 + 10, mentre il tema andò molto meglio: presi 15. Un totale di 35 che con i 12 che mi portavo dietro mi faceva arrivare appena a 47. Non dico che rischiavo di essere bocciato ma quasi.
Dunque ti salvarono proprio il tema e l’orale?
Esattamente. La prima prova andò molto bene, il soggetto era la piazza, il senso della piazza. All’orale invece ho preparato una tesina formidabile. Era una tesina video sulla propaganda fascista, che chiaramente demolivo, ma era ben argomentata. Un video in cui avevo montato delle immagini dell’Istituto Luce, filmati anche preziosi. Collegati con tante materie, un insieme di forme e musiche su cui io parlavo, a mo’ di speaker. Si concludeva con un’immagine di Chaplin, da “Il grande dittatore”. Alla fine accadde una cosa quasi incredibile: una delle professoresse della commissione si commosse. Strappai un 34 e arrivai a 80.
Quanto conta poi il voto finale della maturità?
Secondo me zero
Dichiari sempre che per te gli anni del liceo sono stati da dimenticare. Ma eri tu che ti chiudevi in te stesso, o hai trovato un ambiente particolarmente ostile?
Non lo so se ero io o se erano loro, fatto sta che ho un ricordo molto triste del mio liceo. Tant’è vero che ho perso di vista quasi tutti i miei vecchi compagni di classe. Gli amici veri, quelli che mi sono rimasti anche oggi, li ho conosciuti fuori del liceo. Non sono mai stato felice là dentro, non sono mai riuscito a far parte di alcun gruppo, il cortile del Mamiani, per me, era un luogo molto claustrofobico.
Con i professori invece?
Dei professori ho un bellissimo ricordo. Anche oggi ripenso con affetto alle mie insegnanti di italiano e di greco. Le mie materie preferite erano e sono sicuramente quelle umanistiche, anche perché nelle altre sono un disastro.
Studiavi da solo o preferivi studiare insieme ad altri?
Ogni tanto con qualche ragazzo studiavo, più che altro per sfruttare le sue conoscenze! Non ero certo un secchione e in qualche modo dovevo arrangiarmi.
Come è cambiato il tuo rapporto con la scuola dopo “Come te nessuno mai”, il film che ti ha lanciato nel 1996?
Non si è evoluto, anzi, se possibile è peggiorato. Non so perché, ma stavo ancora più sulle… scatole. Fuori della scuola per me era tutto diventato improvvisamente meraviglioso, mentre al liceo qualcuno mi irritò tantissimo. Mi dissero che avevo parlato di loro senza permesso. Un atteggiamento tipico dello snobismo di alcuni ragazzi che frequentano un certo tipo di liceo.
Dopo la maturità niente viaggio, a differenza di “Che ne sarò di noi”, giusto?
Mi sono gettato subito su quello che avrei sempre voluto fare: il lavoro. Appena uscito dal liceo mi sono messo a scrivere per conto mio, con l’aiuto di un amico. Progetti che poi non hanno avuto alcun esito, ma questo non ha importanza. Poi però un po’ di vacanza l’ho fatta, sono andato negli Stati Uniti con mio fratello Gabriele.
Che consiglio vorresti dare ai ragazzi in vista dell’esame?
So che molti di loro saranno nel panico, io ad esempio ero agitatissimo perché, come detto, avevo l’ansia da bocciatura. Ai ragazzi consiglio di stringere i denti: “Fate un ultimo sforzo perché ne vale davvero la pena”.
 
L’intervista a Silvio Muccino è stata tratta dalla Guida alla Maturità 2004, edita dal Corriere dell’Università

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