La “guerra” delle Regioni sul ridimensionamento scolastico: la Toscana stoppa il taglio di 15 scuole deciso dal Ministero

Una delibera della Regione Toscana ha fermato il taglio di 15 istituti scolastici su 470 deciso dal decreto interministeriale del Ministero dell’Istruzione e del Merito. “Adesso altre Regioni seguano il nostro esempio”. E nel Lazio nei prossimi 3 anni a rischio ci sono 53 dirigenti.

Regioni contro il Ministero sul taglio degli istituti scolastici: è partita Toscana la battaglia contro il dimensionamento scolastico e punta a coinvolgere altre Regioni, non solo di centrosinistra.
La giunta regionale ha infatti approvato in questi giorni una delibera che lascia invariato il numero degli istituti presenti sul territorio regionale, attualmente 470, stoppando la riduzione di 15 istituti scolastici prevista dal decreto interministeriale del ministero dell’Istruzione e del Merito.

Resta aperta la possibilità di accorpamento solo in caso di proposte provenienti dai territori stessi o di scorporo dei plessi da un istituto scolastico ad un altro. “Con questa delibera vogliamo ribadire la nostra contrarietà sia nel merito sia nel metodo – hanno detto il presidente della Regione Eugenio Giani e l’assessore all’Istruzione Alessandra Nardini – Il governo impone tagli e poi scarica sulle Regioni la responsabilità di attuarli. Questa battaglia non può limitarsi alla Toscana e troverei incredibile anche che si limitasse alle sole Regioni guidate dal centrosinistra”.

Intanto a Roma i sindacati hanno incontrato l’assessore regionale alla scuola il quale ha loro comunicato che per il prossimo anno scolastico nel Lazio si perderanno 37 direzioni che saliranno a 53 nei prossimi tre anni. “Questo vuol dire che ci saranno 37 dirigenti scolastici in meno e altrettanti Dsga, nonché possibili ulteriori posti di personale docente e Ata. L’ applicazione pedissequa e meccanica della legge di bilancio 2023, nella parte che investe l’allocazione dell’offerta formativa sul territorio regionale, porterà gravi conseguenze negative per la scuola laziale” hanno Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda che hanno chiesto alla Regione Lazio di non dare applicazione al decreto del Governo.

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