Italiani disoccupati? colpa delle mamme

 

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“Il 2012 si è chiuso per la nostra azienda con una forte crescita e l’unico neo nella nostra performance è stata sulle assunzioni: non siamo riusciti a assumere abbastanza persone e il target assunzioni lo abbiamo mancato. Il ritardo nelle assunzioni significa ritardo dello sviluppo dei prodotti e dello sviluppo commerciale e quindi fatturato mancato in futuro”, ha scritto.
Umberto Malesci è il CEO di una nota start-up che sviluppa e vende prodotti innovativi in tutto il mondo.

Il suo caso è paradossale: cerca italiani da assumere e non li trova.  La causa la ha individuata nelle mamme italiane.

Il vero nemico dell’occupazione, dice, sono proprio loro: le mamme dei candidati,  che spesso spingono perché i figli si sistemino in banca piuttosto che vengano assunti in un’impresa innovativa.
E’ per questo che Malesci contesta, in una lettera al Corriere, le tante chiacchiere sui disoccupati italiani.

“Ho spinto personalmente affinché anche il team di sviluppo del nuovo prodotto software fosse basato in Italia e non negli Usa, sottolineando con i nostri investitori a Chicago la qualità degli ingegneri italiani e il supporto economico che l’UE e l’Italia forniscono per le attività di ricerca e sviluppo”, ha spiegato.

E’ però difficile accettare che il mito della Silicon Valley non riesca a sostituire, in realtà, quello del posto di lavoro in banca, in Italia.

Mentre i giovani ingegneri informatici sono entusiasti delle proposte lavorative provenienti dalla start-up di Malesci, con sede a Chicago, le madri continuano a perpetrare il mito del posto di lavoro in banca.
“Il mito delle sedici mensilità del contratto bancario! E la banca nata nel 1472 riesce nell’impossibile: ci ruba il candidato ingegnere che alla fine tra il sogno della Silicon Valley e il sogno del posto fisso in banca, sceglie il secondo. Perché la mamma ha sempre ragione”, spiega.

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