I laureati nelle materie giuridiche, educazione e formazione, arte e design nonché quelli in mabito letterario-umanistico fanno più fatica ad entrare nel mercato del lavoro, quelli in informatica e tecnologie ICT, ingegneria industriale e dell’informazione, architettura e ingegneria civile e quelli che fanno riferimenti al settore economico no. È quanto emerge dal 24esimo rapporto sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati redatto dall’Almalaurea e che è stato presentato oggi a Bologna,.
Gli stipendi da 1900 euro netti al mese
Differenze anche sugli stipendi in base alla tipologia di laurea conseguita: la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è, nel 2021, di 1.340 euro per i laureati di primo livello e di 1.407 euro per i laureati di secondo livello. Gli stipendi sono più alti per i laureati magistrali biennali di ingegneria industriale e dell’informazione e di informatica e tecnologie ICT, pari rispettivamente a 1.893 e 1.851 euro mensili netti. Sotto i 1.400 euro mensili le retribuzioni dei laureati dei gruppi educazione e formazione, psicologico e letterario-umanistico. Per i magistrali a ciclo unico le retribuzioni più elevate sono percepite dai laureati del gruppo medico e farmaceutico (1.898 euro), più contenute quelle del gruppo di educazione e formazione, che si attestano a 1.404 euro mensili.
Vince il contratto a tempo determinato
Nel 2021 il tasso di occupazione è stato pari al 74,5%, ad un anno dal conseguimento del titolo, tra i laureati di primo livello e al 74,6% tra i laureati di secondo livello del 2020. Un tendenziale miglioramento del tasso di occupazione si registra rispetto al 2019 segnando un +2,9% per i laureati di secondo livello; per i laureati di primo livello l’incremento è più contenuto e pari a +0,4%. La forma contrattuale più diffusa nel 2021, a un anno dal conseguimento dal titolo, è il lavoro non standard, prevalentemente alle dipendenze a tempo determinato, che riguarda circa il 40% degli occupati (41,4% laureati di primo livello e 38,5% laureati di secondo livello). Rispetto alla rilevazione del 2019 l’incremento è stato pari a +2,6 punti percentuali per i laureati di primo livello e +4,9 punti quelli di secondo livello.
Autonomi in minoranza
Per quanto riguarda il lavoro autonomo la quota si attesta al 9,4% tra i laureati di primo livello e al 19,8% tra i laureati di secondo livello, e il contratto non standard (in particolare alle dipendenze a tempo determinato) riguarda il 15,8% dei laureati di primo livello e il 17,4% di quelli di secondo livello. La retribuzione mensile netta a cinque anni dal titolo è pari a 1.554 euro per i laureati di primo livello e 1.635 euro per i laureati di secondo livello, con un aumento rispetto al 2019 rispettivamente di +8,3% e +7,3%.
Nel 2021 circa due terzi degli occupati, a cinque anni, valuta il titolo di laurea “molto efficace o efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro (66,2% per i laureati di primo livello e 69,5% per i laureati di secondo livello). Rispetto al 2019, sia per i laureati di primo livello sia per quelli di secondo livello si registra un aumento, di 6,0 e di 4,4 punti percentuali, rispettivamente.
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