Il primo colloquio di lavoro adesso si fa con un’intelligenza artificiale

L’IA attua una scrematura dei candidati organizzando colloqui e analizzando risposte, emozioni e livello di attenzione
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Si chiama Algho, appare come un avatar 3d dalle fattezze umane, ma in realtà è l’elemento interattivo di una piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata dalla senese Questit per fare colloqui. “È una tecnologia che in questa declinazione permette di automatizzare alcuni processi legati al mondo human resources (hr)”, ci spiega Ernesto Di Iorio, ceo dell’azienda. “Un’intelligenza artificiale che in veste di assistente virtuale è capace di colloquiare con l’utente nella modalità più umana ed empatica possibile. Non è confondibile con un essere umano comunque, si vede che è un avatar”.

Verrebbe da chiedersi per quale motivo si debba impiegare uno strumento di questo tipo e la risposta è semplicemente nell’efficienza: si presume che possa fare un lavoro di scrematura dei candidati abbattendo i tempi di lavoro. Secondo una recente indagine di Mckinsey il 90% dei responsabili del personale europei e statunitensi è convinto che nei prossimi due o tre anni vi sarà una rivoluzione nel settore. Non solo. Un altro sondaggio di Eightfold AI che ha coinvolto i referenti di grandi aziende statunitensi ha svelato che già adesso il 60% dei dipartimenti hr impiega tecnologie di intelligenza artificiale per la gestione dei talenti, valutare e abbinare candidati ai ruoli, personalizzare l’esperienza dei candidati, rispondere alle domande tramite chatbot e altre attività. Entro i prossimi quattro anni la percentuale salirà all’82% (+37% sul 2021), almeno nelle imprese di grandi dimensioni.

Serviranno ancora reclutatori

“Questo strumento non sostituisce completamente i reclutatori ma li aiuta a ottenere una sorta di classifica dei migliori candidati. Una sorta di pre-selezione che può essere realizzata in pochissimo tempo”, sottolinea Di Iorio. “Algho potrebbe effettuare colloqui anche di migliaia di persone nello stesso momento senza perdere velocità”.

È bene sottolineare però che si tratta di una piattaforma di intelligenza conversazionale che integra tecnologie cognitive proprietarie di Google, Microsoft, Amazon e IBM. In pratica interagisce con l’utente verbalmente e non-verbalmente, quindi ha la capacità di trasmettere e rilevare movimenti e stati d’animo. Per fare questo sfrutta tecnologie di riconoscimento verbale, elaborazione del linguaggio naturale, analisi semantica, visione artificiale e analisi delle emozioni. Ovviamente ha bisogno che il candidato sia provvisto di webcam e microfono.

Mediante un processo di intent recognition basato su tecniche di machine learning e information retrieval identifica le risposte più pertinenti e nel tempo migliora grazie a un processo di reinforcement learning. In sintesi con l’esperienza sul campo diventa sempre più accurato. “Inoltre è in grado di fissare gli appuntamenti in automatico, organizzare le call, fornire i link di collegamento via mail e infine redigere il documento finale per il committente. Il risultato non è solo una sorta di classifica dei candidati ma anche un punteggio relativo a ogni singolo”, spiega il Ceo.

Intelligenza artificiale meglio di una persona?

Ernesto Di Iorio sostiene che un avatar genera meno disagio rispetto a una persona: “I candidati tendono ad avere un’immagine meno costruita. Sono più naturali”. Insomma, è come se ci si sentisse meno sotto esame. Però Algho l’esame lo fa eccome e rileva le reazioni emotive sulla base degli studi di Paul Ekman, che è stato il pioniere dell’analisi delle microespressioni. A lui per altro si è ispirata la serie Lie to Me, dove il protagonista è un esperto di cinesica, prossemica e semiotica capace di risolvere indagini e casi criminali scandagliando le espressioni degli indiziati.

L’IA quindi percepisce gioia, tristezza, rabbia, sorpresa, paura e disgusto, senza contare il livello di attenzione declinato in tre livelli. Le risposte del candidato abbinate a queste variabili e i parametri stabiliti dal committente producono un punteggio. E così su una ipotetica lista di mille candidati si ottiene una classifica che consente agli addetti (umani) per la ricerca del personale di fissare appuntamenti prioritari con i migliori. “I parametri stabiliti dal committente sono fondamentali perché condizionano il risultato finale e quindi risposte simili potrebbero produrre risultati di classifica diversi. L’IA attua una sorta di profilazione in relazione all’interazione, il tipo di carattere, soft skill insomma”, puntualizza l’esperto.

Campi dell’applicazione di IA

Questit è nata nel 2007 come spin-off del gruppo di ricerca in intelligenza artificiale del professor Marco Gori dell’Università di Siena. L’obiettivo è sempre stato quello di sfruttare dati non strutturati per estrarre informazioni utili a processi aziendali.

Nel 2017 è stata acquisita dalla specialista Digital Box che sviluppa soluzioni di IA per il marketing, la comunicazione e i servizi dedicati alle imprese. Dopodiché nel 2019 è entrato nel capitale il colosso di information technology Exprivia e nel 2020 è entrata anche Readytec che sviluppa software gestionali per imprese e studi professionali.

Queste partnership allargate hanno consentito di applicare l’intelligenza artificiale in più campi. Non solo per la ricerca del personale ma anche nei settori assicurazioni, pubblica amministrazione, banche, customer care e marketing. In alcuni casi Algho si mostra come un avatar in altri si nasconde dietro a un chatbot. E così si può ottenere assistenza o informazioni, denunciare un sinistro, inviare preventivi, gestire fatturazione, integrare servizi di home banking, etc.

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