Facoltà per facoltà, una panoramica sul “futuro che ti aspetta”: un utile vademecum per affrontare al meglio la scelta del percorso universitario. Nella nostra Guida in edicola troverete inoltre: tutti i corsi di laurea, le città dove studiare, gli obiettivi formativi, gli sbocchi occupazionali e i profili preferiti dalle aziende.
Il segreto è nel post laurea. Ad un anno dal termine degli studi, il 92,3% degli studenti in Professioni Sanitarie si colloca nel mercato del lavoro. Per trovare subito un’occupazione – recita l’Istat – è meglio studiare per diventare infermieri. I dati dell’Istituto Superiore di Statistica, relativi al numero dei nuovi iscritti all’università per l’anno accademico 2007-2008, mostrano che ben l’83,4% delle immatricolazioni si è indirizzata verso i corsi di laurea triennali mentre il 15,5% delle matricole ha scelto i corsi di laurea a ciclo unico e l’1,1% quelli previsti dal precedente ordinamento. Il gruppo medico, infatti, continua a distinguersi per l’alta percentuale di esiti positivi, da attribuirsi soprattutto alle nuove lauree triennali nelle Professioni Sanitarie.
Ma per gli studenti del “settore sanitario” non ci sono solo inserimenti veloci post laurea ma anche un’attività lavorativa di tipo continuativo. Dopo il conseguimento del titolo, i laureati nelle classi delle professioni infermieristiche e ostetriche (ben il 72,4% ha un’occupazione continuativa iniziata dopo la laurea), delle scienze e tecnologie farmaceutiche (67,3%) e delle scienze e tecnologie informatiche (66,4%) raggiungono una buona retribuzione e un’occupazione ad hoc.
Sono sempre i dati dell’Istat – rapporto 2009 “Università e lavoro: orientarsi con la statistica” – a mettere in rilievo che “la coerenza tra titolo di studio posseduto e quello richiesto per lavorare aumenta al crescere del livello di istruzione”. In particolare sono i giovani in uscita dai corsi lunghi del gruppo medico, del chimico e farmaceutico, dell’ingegneristico, a vedere un maggiore riconoscimento del proprio titolo di studio; mentre fra i corsi brevi la percentuale è alta soltanto per le professioni sanitarie. Infatti, tra i laureati in corsi triennali la quota di impiegati in lavori che richiedono la laurea è particolarmente elevata soltanto tra quanti si sono laureati nel settore sanitario (94%).
Anche dal punto di vista retributivo i “dottori” del gruppo delle professioni sanitarie non possono lamentarsi. A poco più di tre anni dal conseguimento del titolo i giovani che svolgono un lavoro iniziato dopo la laurea (continuativo e a tempo pieno) guadagnano in media circa 1.300 euro; lievemente più elevato lo stipendio mensile netto dei laureati in corsi lunghi (1.310 euro contro i 1.293 relativi ai triennali). La forte incidenza sulla media dei triennali dei laureati in Professioni Sanitarie spiega la contenuta differenza tra le due tipologie di corso e il guadagno medio maggiore delle laureate in corsi triennali rispetto alle laureate in corsi di 4-6 anni (1.242 euro contro 1.208).
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