Gli studenti rispondono a Bianchi: “Vergogna, bugiardo”

Non tarda a farsi sentire la reazione degli studenti alle dichiarazioni del Ministro, che ha dichiarato ieri di voler costruire una riforma della scuola in maniera “affettuosa”. I sindacati verso lo sciopero del 30 maggio contro il decreto 36
Italian Minister of Education, Patrizio Bianchi, attends the press conference on the latest anti-Covid measures adopted by the Government at the Chigi Palace in Rome, Italy, 10 January 2022. ANSA/ROBERTO MONALDO/LAPRESSE/POOL

Il Ministro all’istruzione Patrizio Bianchi durante un evento a Firenze, davanti a studenti e studentesse, ha chiesto loro di aiutarlo “a cambiare la nostra scuola: se riuscissimo a creare un grande movimento in questo paese per cambiare la scuola, ma in termini affettuosi, perché abbiamo bisogno di lasciare ai ragazzi che vengono dopo di voi una scuola migliore, credo che sarebbe un grande lavoro che potreste fare”.

Gli studenti dell’Uds rispondono

La risposta delle organizzazioni studentesche non tarda a farsi sentire in un comunicato ufficiale ed è di profonda indignazione: “Alle dichiarazioni del Ministro rispondiamo vergogna, bugiardo – esordisce Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell’Unione Degli Studenti – le studentesse e gli studenti del paese hanno già proposto numerose soluzioni alla grave crisi che il sistema scolastico vive da anni”

“Durante gli Stati Generali della scuola pubblica – spiega Bianca Chiesa, dell’UDS – tenutisi a febbraio a Roma con la partecipazione di più di 600 studenti da tutto il paese, è stata scritta una proposta di riforma del sistema di istruzione nel nostro paese, ma il ministro non si è voluto presentare. Non solo, lo scorso 26 aprile abbiamo presentato nuovamente il progetto di riforma”. “Il ministro da mesi delegittima e prende in giro le studentesse e gli studenti del paese – continuano gli studenti – Evita qualsiasi tipo di confronto e fa false promesse al Forum delle Associazioni Studentesche Maggiormente Rappresentative (FAST) di confronti
che poi non avvengono mai”. “Solo nell’ultimo anno ci sono state più di duecento occupazioni di scuole e decine di migliaia di studentesse e studenti che sono scesi in piazza – conclude Redolfi – L’unica risposta che abbiamo avuto è stata silenzio, repressione e violenza. A fronte di silenzio e repressione non saremo “affettuosi”, ma continueremo a mobilitarci in tutto il paese, dal basso e costruendo sempre nuovi spazi di riflessione e lotta. Il ministro la smetta di essere ipocrita e inizi ad ascoltarci e darci risposte concrete.

Lo sciopero generale del 30 maggio

La riforma del reclutamento, fortemente voluta anche da Palazzo Chigi, ha suscitato un forte dissenso, sia da parte delle sigle sindacali, sia del personale scolastico: disappunto in merito alle nuove forme di reclutamento e verso il sistema della formazione incentivata per i docenti di ruolo. Nel corso di una recente intervista al Corriere della sera, nonostante le grandi polemiche in atto e la giornata di sciopero programmata per il 30 maggio, il capo di Viale Trastevere ha sottolinea che si tratta di una riforma basata su un progetto “serio e innovativo”: collocandosi all’interno del PNRR, si basa su “un percorso chiaro di formazione iniziale” che potenzia anche “la formazione continua dei nostri insegnanti”. Il ministro prende atto delle decisioni dei sindacati e le rispetta, ma afferma che sono gli stessi docenti a richiedere più formazione.

In merito ai tagli previsti di 10mila cattedre, dichiara che il Decreto Legge n.36/2022 “non fa tagli“, ma al contrario si continuerà ad investire sulla scuola e le risorse che deriveranno dal calo demografico si destineranno sempre all’istruzione. Però, all’interno del decreto stesso si può leggere come “agli oneri derivanti dall’attuazione [delle misure] si provvede mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/27”. Il rischio è di vedere tagliata la famosa Carta del docente per le spese extra, una sorta di aiuto per la formazione che “integrava” la normale remunerazione.

Tutte le sigle sindacali, compresa la Cisl Scuola, sono sul piede di guerra: “La riforma della scuola così confluita nel Decreto Legge n. 36 risulta inaccettabile: al mondo dell’istruzione si chiedono ancora sacrifici in termini di tagli e riduzioni di risorse investite. Il Documento di Economia e Finanza prevede una diminuzione degli investimenti per la scuola dello 0,5% del PIL, riducendone la spesa ai livelli di 10 anni fa”, afferma in un comunicato la Gilda degli insegnanti.

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