Fatevi una domanda. La campagna “Perché” la lancerà sul mondo

Perché, why, por qué. In qualsiasi lingua, l’importante è farlo. Cosa? Una domanda per aspettare, prima o poi, una risposta. Parte da questa filosofia, ovvero quella di “gridare” al mondo i propri interrogativi su quello che accade ogni giorno, la campagna “Perché”, nata da una idea di Alessia Bottone, l’ex stagista Onu (e non solo), che ironicamente in una intervista al nostro giornale avevamo ribattezzato “choosy”.

Alessia l’ha definita una finestra sull’Italia di oggi, ma la sua campagna è diventata subito un tormentone internazionale. In soli tre giorni è riuscita a riunire più di 300 immagini di ragazzi, che si sono fatti fotografare con i loro “perché” a tempo indeterminato. Tanti “why” ad esempio sono arrivati da Londra. Tre studenti inglesi si sono chiesti perché è necessario lasciare il proprio Paese per avere un lavoro dignitoso, mentre una madre con in braccio il suo bambino si è interrogata sul perché oggi è così difficile garantirgli un futuro.

Perché il frigorifero degli italiani è sempre più vuoto?
Perché il frigorifero degli italiani è sempre più vuoto?

Lavoro, sanità, insegnamento, politica, i settori che i ragazzi stanno toccando sono veramente innumerevoli e il blog creato da Alessia “da Nord a Sud” inizia a fatica a contenerli tutti. Ma Alessia non sembra preoccupata, anzi il suo sogno è di creare un movimento virale che possa contagiare tutti coloro che oggi si fanno domande, senza ricevere risposte. Ma cosa succederà alla fine a tutti questi “perché”, “why”, “por qué”? “Forse – ci confida Alessia – realizzeremo un album digitale o forse tutte queste foto verranno “twittate” ai politici di tutto il mondo. Ora è troppo presto per dirlo, considerando che il movimento ha solo 6 giorni di vita”.

Intanto noi vogliamo condividere il suo lavoro. Per questo invitiamo tutti i nostri lettori a mandare il loro “perché” ad [email protected], insieme alla domanda che più li tormenta. Il secondo step da fare sarà, poi, quello di condividere l’immagine sulla propria bacheca Facebook, in attesa che qualcuno inizi, invece, a rispondere.

Anna Di Russo

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