Educazione sessuale a scuola, l’Italia fanalino di coda in Europa. Peggio di noi solo Cipro e Polonia

Il nostro Paese è uno degli ultimi in Europa a non prevedere l’educazione sessuale come materia obbligatoria nei programmi scolastici. Con noi ci sono Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania. Nel Lazio raccolte 35mila firme in pochi giorni per chiederne l’introduzione.

Niente educazione sessuale (a scuola), siamo italiani. Forse bisognerebbe aggiornare il vecchio adagio teatrale che vede i cittadini inglesi come quelli più “allergici” al sesso per spiegare come il nostro Paese sia ormai uno degli ultimi Stati membri dell’Unione Europea in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria a scuola. Con noi ci sono Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania. Non un bel primato, soprattutto alla luce dei tanti “scandali” sessuali che si sono verificati proprio tra le mura scolastiche: segnale questo che dovrebbe magari far capire la necessità di confrontarsi con gli adolescenti su argomenti, come il sesso, che sono considerati ancora tabù nei nostri istituti.

Per questo per promuoverne l’introduzione nelle scuole del nostro Paese, si terrà dal 17 al 19 febbraio a Roma ‘Saperlo prima’, con il supporto di regione Lazio. Si tratta del primo ed unico evento in Italia interamente dedicato all’educazione sessuo-affettiva ed è organizzato da Flavia Restivo, Isabella Borrelli e Andrea Giorgini con l’Associazione Selene Aps.

Come certificato dall’Unesco, il diritto all’educazione affettiva e sessuale è un diritto alla salute e il presupposto imprescindibile per la realizzazione di un pieno rispetto dei diritti umani e per l’uguaglianza di genere, tra gli obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile 2030.

“La scuola resta il mezzo più pratico per raggiungere un gran numero di giovani di diversa estrazione in modo replicabile e sostenibile” hanno dichiarato gli organizzatori, che qualche mese fa hanno lanciato una petizione online per l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole del Lazio, che ha raccolto nel giro di poche settimane più di 35.000 firme.

“Attualmente l’educazione sessuale o quella sessuo-affettiva sono presenti in alcuni istituti italiani in forma discrezionale e autogestita. È importante invece che sia prevista per legge, così da diventare strumento di informazione, prevenzione e autodeterminazione non esclusivo: nel momento in cui fosse disciplinata- concludono- questa sarà accessibile in ogni istituto pubblico, nella stessa modalità e con lo stesso programma. Credendo nel progresso del Paese, portiamo questa proposta all’attenzione di tutta la popolazione”.

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