Docenti no vax pronti al ricorso sul ritorno a scuola: “Costretti a lavorare per 18 ore in più alla settimana”

Da domani, 1 aprile, i docenti che hanno rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione anti Covid potranno far ritorno a scuola ma non potranno insegnare. In Valle D’Aosta è già pronto un ricorso sul decreto che equipara le loro funzioni a quelle del “personale inidoneo” che però deve svolgere 36 ore di lavoro settimanali anziché 18.

Dopo i ricorsi per l’esclusione dalla scuola arriva quello per il ritorno in classe: non sembra esserci pace per i docenti “no vax” che da domani, 1 aprile, (dopo mesi di sospensione per la loro scelta di non sottoporsi al vaccino anti Covid) potranno far rientro a scuola. Un ritorno che però non sarà sinonimo di normalità visto che, come ha stabilito il Ministero dell’Istruzione, questi docenti non potranno insegnare e saranno assegnati dai dirigenti scolastici ad altre mansioni e impegni.

Una decisione che però non sembra essere digerita dai docenti che adesso minacciano di andare per vie legali. Faranno così alcuni docenti valdostani che hanno già annunciato la decisione di fare ricorso, in quanto equiparati al personale inidoneo all’insegnamento e di conseguenza vincolati a un contratto di 36 ore lontani dalle classi. Insomma, per i prof no vax si potrebbe prefigurare oltre al danno anche la beffa: ovvero quella di dover lavorare per 18 ore in più alla settimana senza però poter mai salire in cattedra.

Il decreto legge, infatti, prevede che siano equiparati al personale inidoneo all’insegnamento: non potranno cioè stare in classe ma saranno impiegati in altre mansioni (che dovranno stabilire i dirigenti scolastici) lontano dagli alunni. Il personale inidoneo – generalmente persone fragili che non possono sostenere le lezioni in classe – ha un contratto a 36 ore, mentre una cattedra piena alle superiori, per esempio, è a 18 ore.

“In generale – dice Alessia Démé, sindacalista Cisl – questo decreto legge è una vera e propria bomba sulla scuola. Già c’erano forti tensioni fra personale vaccinato con tre dosi e personale a casa senza stipendio, ora si rischiano altre fratture sociali, difficili da rimarginare. Le norme del decreto sono molto ambigue, speriamo che in sede di conversione si ponga rimedio”.

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