Docenti no vax a scuola ma senza poter insegnare, Bianchi: “Una scelta per garantire continuità didattica ai ragazzi”

Con la fine dello stato di emergenza, dal 1 aprile i docenti che non si sono sottoposti alla vaccinazione contro il Coronavirus potranno ritornare a scuola ma non potranno svolgere le normali lezioni. Ieri il ministero dell’Istruzione ha emanato una circolare per spiegare le nuove regole: il personale ATA dovrà sottoporsi a tamponi ogni 48 ore.

Rientreranno a lavoro ma non potranno insegnare anche perché altrimenti si metterebbe a rischio la continuità didattica. sono i docenti no vax che nei mesi scorsi erano stati sospesi dal servizio perché non avevano voluto sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria contro il Coronavirus. Dal 1 aprile però potranno tornare in classe anche se non per insegnare. A specificarlo è il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che questa mattina è intervenuto in remoto, perché risultato positivo al Covid, ad un convegno organizzato dal sindacato della Gilda Insegnanti.

“Sul personale no vax io ho posto il problema della continuità didattica – ha detto Bianchi – Si tratta di poche migliaia di docenti che vengono messi a disposizione della scuola ma ognuno però rispettando i ragazzi che hanno bisogno di concludere l’anno con gli insegnanti che hanno seguito tutto l’anno”.

A specificare il sistema che partirà venerdì 1 aprile c’è poi una circolare emanata ieri sera proprio dal Ministero e inviata a tutte le scuole: nel documento si legge che il docente non immunizzato potrà essere impegnato nello svolgimento di tutte le altre funzioni rientranti tra le proprie mansioni, quali, a titolo esemplificativo, le attività anche a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione”.

In altri termini potranno fare poco o niente. I bidelli e il personale Ata in genere, e i dirigenti scolastici, precisa ancora la circolare, saranno invece “riammessi a regolare servizio sempre dal 1° aprile, pur dovendosi comunque sottoporre a un tampone rapido ogni 48 ore o a un più costoso molecolare ogni tre giorni”.

L’esclusione dei docenti no vax dall’insegnamento secondo il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso costa alle casse pubbliche qualcosa come 30 milioni di euro. “Parliamo di numeri risicati circa 3.500 insegnanti. Sono persone che per un motivo o per un altro hanno scelto, penalizzando se stessi, di non vaccinarsi. Questa decisione ci costa quasi 30 milioni. Perché questi insegnanti vengono sostituiti. Paghiamo due volte per lo stesso servizio” ha detto l’esponente leghista in un’intervista a La Stampa.

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