Simone ha 14 anni, è affetto dalla sindrome di Duchenne, una patologia invalidante e degenerativa che via via gli inibisce la mobilità degli arti.
Il piccolo però si sforza di condurre una vita normale, assieme ai suoi coetanei. Su tutto, la scuola. Da settembre dello scorso anno Simone è iscritto all’istituto San Giovanni di Verrazano, un tecnico commerciale. E’ esattamente da inizio anno però che la scuola non ha predisposto una pedana per facilitare l’accesso in aula al suo allievo.
Stesso problema per accedere alla palestra durante l’ora di educazione fisica. Di sicuro il piccolo non può fare sport, ma avrebbe diritto a vivere quell’ora di lezione assieme ai suoi compagni. Nulla. Da mesi i genitori dei Simone chiedono alla provincia di Roma interventi di adeguamento all’accoglienza di studenti diversamente abili, ma per ora le sollecitazioni sono cadute inascoltate.
Eppure ad inizio anno scolastico il preside dell’istituto aveva assicurato ai genitori del piccolo che avrebbe fatto di tutto per rendere confortevole le lezioni del neo iscritto.
A pochi mesi dalla chiusura dell’anno scolastico, nessuna promesse è stata mantenuta ed ogni giorno, per entrare in classe, Simone deve essere portato i braccio. Per ovviare al problema i bidelli della scuola avevano consegnato al ragazzino le chiavi per un accesso secondario e privo di ostacoli. Ma purtroppo Simone non può nemmeno muovere le dita e dunque aprire la porta d’accesso secondaria gli è comunque impossibile.
E pensare che l’istituto in questione è addirittura seggio elettorale, ma neanche questo basta a fargli ottenere fondi per interventi di adeguamento.
Ora i genitori del piccolo fanno appello alle istituzioni perchè intervengano per tempo e redano il prossimo anno a scuola, un anno migliore per il loro bambino.
