Dal congedo parentale alla 104 per assistere un gentitore a centinaia di km: ecco tutti i “trucchetti” dei prof No Green Pass per dribblare il vaccino

Docenti e personale ATA alle prese con l’obbligo di vaccinazone entrato in vigore ieri. C’è chi si è messo in malattia sperando di rimandare il problema a gennaio, chi ha preso un’aspettativa o ha chiesto un permesso per “curare” un parente malato. I più irriducibili però rischiano di rendere la vita sempre più difficile ai presidi che hanno il compito di controllare.

C’è chi si mette in congedo parentale, chi in aspettativa per fare un altro lavoro che, però, sulla carta ancora non c’è. Oppure chi si ha deciso di richiedere la 104 per l’assistenza a parenti che vivono anche a centinaia di km di distanza e chi, invece, si sta giocando la carta della malattia sperando che prima o poi la “bufera” passerà. Sono questi gli escamotage più gettonati dei prof No green pass alle prese con l’obbligo del vaccino entrato in vigore ieri per tutto il personale scolastico.

La speranza, per tutti, è quello di aggirare il problema o, quanto meno, posticiparlo il più possibile in modo da non perdere il posto di lavoro e al tempo stesso di non sottoporsi all’odiato – e temuto – vaccino. In base alle ultime rilevazioni in ogni scuola in Italia ci sono circa 50mila prof non vaccinati con una media di 2-3 persone tra docenti no vax e personale Ata contrari alla vaccinazione anti-Covid per istituto. Un numero che, sulla carta, non dovrebbe creare particolari problemi ai dirigenti scolastici che hanno il compito di vigilare e controllare le norme ma che nella realtà non è così.

A dimostrarlo è quanto sta succedendo, per esempio, in Emilia-Romagna dove da le “grane” per i presidi sono cominciate molti prima dell’obbligo scattato ieri. “Ai dirigenti – ha spiegato al Corriere di Bologna Lamberto Montanari, presidente emiliano-romagnolo dell’Associazione nazionale presidi – arrivano lettere di diffida continue in cui si citano la Costituzione, i diritti umani, il Consiglio europeo e via dicendo. Bastano due o tre casi di questo tipo in ogni scuola per creare disagio e causare preoccupazione nei dirigenti”.

Ma non finisce qui. C’è chi, ieri mattina, appena dalla mail del proprio dirigente è partita la richiesta di regolarizzazione della propria posizione (visibile ai presidi tramite un nuovo programma che adesso fa la distinzione tra green pass da vaccino e green pass da tampone), si è rifiutato di ricevere l’avviso. “Gli irriducibili – ha continuato Montanari – vogliono che il preside mandi loro una raccomandata, con l’intenzione poi di non andarla a ritirare e far passare un altro mese”. La speranza, quindi, è di arrivare almeno fino alle vacanze di Natale ormai alle porte, con i presidi che dovranno anche mettersi alla ricerca dei supplenti anche all’ultimo momento.

Finite le festività però il destino del personale “No green pass” però sembra essere segnato visto che da gennaio dovrebbero scattare le sospensioni. A meno che non subentrino altri colpi di scena.

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