C’è crisi, aumenta il consumo di pasta

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Con la crisi aumenta il consumo di pasta da parte degli italiani che rinunciano al secondo, al dolce, ma privilegiano il primo piatto. Aumenta anche l’export.

Non è proprio così secondo Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai italiani e produttore trentino molto rinomato nell’alta ristorazione per la qualità e la tenuta del prodotto: «Sicuramente gioca a favore della pasta il grande rapporto tra il prezzo e la qualità- dice – mentre dal punto di vista nutrizionale il rapporto è ancora più favorevole. Ma un elemento importante del successo della pasta italiana è dovuto proprio al cambio dello stile di vita— ognun oha meno tempo, il piatto di pasta resta la soluzione migliore, più veloce, quando si sta fuori casa e si cerca anche un giusto appagamento a tavola».

Nel 2012 sono state consumate oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro, con gli acquisti da parte delle famiglie che sono cresciuti dell’1,1%. L’Italia detiene ovviamente anche il primato mondiale di consumo pro-capite, con 26 kg a persona.

Secondo l’indagine Coldiretti/Censis sono 7,7 milioni gli italiani che si portano al lavoro il cibo preparato in casa e di questi sono oltre 3,7 milioni a dichiarare di farlo regolarmente. Non solo: la distanza tra l’abitazione ed il luogo di lavoro ed una diversa distribuzione degli orari hanno spinto molti italiani a mangiare fuori casa ma hanno anche favorito la destrutturazione dei pasti.

Ecco quindi che quasi un italiano su dieci (il 9%) si limita a un veloce panino, mentre uno su quattro (il 24%) se la prende un pò più comoda e mangia un secondo con un contorno. Il 4%, infine, digiuna. La cosa positiva è che i prezzi non sono affatto in salita

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