Medicina, scuole di specializzazione fuorilegge: quali sono e perché

In un questionario del Mur gli specializzandi di 267 scuole dichiarano di essere obbligati a lavorare oltre le 38 ore settimanali.

All’inizio di novembre inizieranno i corsi 18 mila nuovi specializzandi in Medicina che vanno ad aggiungersi agli altri 34 mila che già frequentano. Per diventare chirurgo, ginecologo, pediatra, neurologo, ortopedico, dopo la laurea in Medicina bisogna fare 4-5 anni di scuola di specializzazione. Le Scuole di specializzazione accreditate dai ministeri della Salute e dell’Università oggi sono 1.326. Come ricordano Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere della Sera, i requisiti richiesti per rilasciare titoli legali sono: professori competenti, numero adeguato di tutor, laboratori attrezzati, reparti di degenza collegati alle scuole per garantire il tirocinio specifico con numero minimo di interventi chirurgici svolti. Questi standard sono stati definiti, per la prima volta, nel 2017 con un decreto voluto dalle allora ministre Beatrice Lorenzin e Valeria Fedeli. 

L’accreditamento delle scuole di specializzazione

L’accreditamento può essere dato anche in via provvisoria alle Scuole che non hanno tutti i requisiti, a patto che garantiscano di mettersi in regola entro due anni con la presentazione di un piano di adeguamento (art. 8, d.l. 402/2017). Chi deve decidere chi ha i requisiti e chi no è l’Osservatorio nazionale della formazione sanitaria specialistica (istituito nel 1999), e che dipende dal ministero dell’Università.

Complessivamente le ragioni dell’accreditamento provvisorio sono queste: nel 55% dei casi manca uno dei due docenti che ci devono essere per ciascuna Scuola di specializzazione per legge, nel 16% i docenti non hanno prodotto l’attività scientifica richiesta (Anvur), nel 6% la rete formativa è insufficiente (vuol dire che l’attività che può svolgere lo specializzando in corsia è troppo scarsa), nel 19% i volumi assistenziali sono troppo bassi ( ci sono troppo pochi pazienti), nel 13% non ci sono i requisiti come la presenza del Pronto soccorso. In più di 100 scuole manca almeno un requisito.

Il questionario del Mur

Da un questionario che il ministero dell’Università ha pubblicato nell’aprile 2021 per monitorare la condizione delle Scuole di specialità (qui) e a cui hanno risposto anonimamente circa 11 mila specializzandi, emerge che in 79 scuole almeno due terzi degli specializzandi dichiarano di non avere mai avuto, o raramente, il tutor obbligatorio per legge ogni tre specializzandi. Alla domanda: la scuola ha offerto un’attività didattica formale in linea con il piano formativo? In 42 scuole più dei due terzi ha detto no. Chi è in formazione deve ruotare tra reparti di diversi ospedali in modo da avere una rete formativa che permetta di fare un’esperienza variata: gli specializzandi dichiarano che in 7 scuole non c’è rete, in 31 non ce li mandano.

In compenso in 267 scuole gli specializzandi dichiarano di essere obbligati a lavorare oltre le 38 ore settimanali perché costretti a coprire la carenza di personale. Insomma continua lo sfruttamento non permesso dei dottori in formazione.

Il Covid ha aperto il vaso di Pandora

Ecco alcuni esempi: alla Scuola di specializzazione in Urologia di Catanzaro manca il Pronto soccorso che evidentemente non c’è mai stato. A quella di Geriatria di Torino manca il reparto di lungodegenza/Rsa. Alla Scuola di specializzazione di Otorino della Vanvitelli di Napoli non c’è chiarezza sulla quantità di interventi svolti. I posti letto sono 3, troppo pochi per garantire l’attività minima necessaria per l’accreditamento: se un reparto fa 149 ricoveri, come fa a dichiarare 181 interventi di alta chirurgia, 279 di media chirurgia, e 416 di piccola chirurgia, e 826 degenze?

Alla Scuola di Medicina Nucleare della Sapienza sono almeno 3 anni che il tomografo PET non c’è. Alla Scuola di Endocrinologia di Chieti-Pescara manca la direzione universitaria. Quella di neurologia di Ferrara non ha tutte le unità operative universitarie come prescritto. Altre 13 nuove Scuole sono accreditate provvisoriamente.

Con l’epidemia Covid si è capito che il numero di specializzandi erano troppo pochi e si è passati dai settemila posti del 2018 (con 1.123 Scuole di specializzazione) ai 18 mila di adesso. Che la formazione facesse acqua si era capito da tempo, ma la tolleranza continua ad essere ampia. Anche qui parlano i dati. Grado di soddisfazione: in ben 315 scuole il voto medio (da 1 a 10) attribuito dagli specializzandi alla loro scuola, è inferiore a 6. Ovvero insufficiente.

Leggi anche:

Total
1
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Paragonò il Green pass ad Auschwitz: sospensione di sei mesi senza stipendio per il preside di Ferrara

Next Article

I docenti italiani tra i meno pagati in Europa: in Germania guadagnano anche 30mila euro in più all'anno

Related Posts