Abbandono scolastico e neet: maglia nera alla Sicilia

Schermata 2013-01-24 a 11.13.18

Per la Sicilia è ancora un orizzonte lontano la convergenza verso il tasso medio nazionale di abbandoni precoci degli studi da parte dei giovani, pari al 18,2%, e soprattutto verso il traguardo europeo del 10% riproposto dalla Strategia Europa 2020. Anche se dagli ultimi dati emerge qualche segnale incoraggiante. La percentuale di ragazzi siciliani di 18-24 anni che possiedono la sola licenza media e che non sono inseriti in percorsi educativi diminuisce dal 26% del 2010 al 25% del 2011, confermando il trend decrescente degli ultimi anni.

Contribuiscono al miglioramento dello scenario soprattutto le femmine, il cui tasso d’abbandono scende nello stesso periodo dal 22,6% al 21,3% (oltre un punto percentuale in meno). Tra i maschi la riduzione è meno accentuata e gli abbandoni precoci sono molto più frequenti: il 28,5% dei 18-24enni siciliani è fuori dai circuiti educativi pur avendo al massimo frequentato la scuola dell’obbligo, e tale quota ha subito una contrazione rispetto al 2010 di soli 0,8 punti percentuali. Nonostante i miglioramenti, il dato siciliano è particolarmente preoccupante, perché si inserisce in un contesto economico e occupazionale tra i più deboli del nostro Paese e si manifesta nell’ormai noto fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training), ovvero i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano.

Il dato sui Neet siciliani ha raggiunto livelli preoccupanti, attestandosi sul 35,7%. Con il protrarsi della crisi economica e l’aggravarsi delle condizioni occupazionali, tale valore sembra destinato ad aumentare, in assenza di interventi efficaci.

Ma la dispersione scolastica non è l’unico problema che la scuola e la società sono chiamate ad affrontare. I fenomeni di bullismo tra le aule scolastiche non sono da sottovalutare. Circa il 25% degli studenti delle scuole superiori è stato coinvolto in scontri fisici, spesso avvenuti tra le mura scolastiche.

Secondo uno studio del Censis, circa il 50% delle famiglie italiane segnala prepotenze di diverso tipo (verbale, fisico, psicologico) all’interno delle classi della scuola secondaria superiore frequentate dai propri figli. Ma è difficile avere una misura esatta delle dimensioni del fenomeno, che spesso non viene denunciato dalle vittime ed è di difficile identificazione da parte di insegnanti e genitori. Diverse indagini condotte negli ultimi anni sottolineano come circa il 40% degli adolescenti ritenga di potersi difendere da solo da eventuali atti di prepotenza.

All’interno di questo scenario si collocano le attività del progetto “Abbandono scolastico e bullismo: quali rischi tra i giovani?” (Discobull), promosso dal Ministero dell’Interno nell’ambito del Pon Sicurezza, Obiettivo Convergenza 2007-2013. L’intervento si svolge in nove istituti scolastici delle quattro Regioni dell’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e offre servizi di formazione, ascolto e sostegno, recupero e aiuto allo studio a studenti, famiglie, docenti, proponendo laboratori e progetti che adottano modalità attive e coinvolgenti. Il progetto è realizzato da un raggruppamento composto dal Censis (capofila) e da Iprs, Enaip, Csl e Stampa.

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Pensa di aver tagliato il traguardo ma mancano pochi metri. Il secondo corridore gli cede comunque il podio

Next Article

L'universo si sta raffreddando confermando la teoria del big bang

Related Posts