Zaki e la festa per il master mai finito: gli amici e la ministra Messa ricordano il ricercatore in carcere da un anno e mezzo

Oggi a Bologna si è svolta la cerimonia di consegna dei diplomi del master che frequentava il ricercatore egiziano. La ministra Messa: “Lui è lo studente per eccellenza”.

Doveva essere il giorno per festeggiare il suo diploma di laurea del master che aveva scelto di frequentare in Italia, nella sua amata Bologna. E invece è stato un altro giorno passato in carcere, l’ennesimo da quel 7 febbraio del 2020. Oggi Patrick Zaki avrebbe dovuto ricevere la pergamena del Master europeo in studi di genere “Gemma” che il ricercatore egiziano frequentava fino a pochi giorni prima del suo arresto. A Bologna però, a ricordarlo, c’erano tutti i suoi amici, i professori, il rettore e, con un videomessaggio, anche la ministra dell’Università Maria Cristina Messa.

“La sua detenzione si somma a quella di migliaia di altri detenuti, che hanno visti diritti e libertà progressivamente limitarsi. Il dissenso è anche il sale della democrazia, non bisogna mai averne paura. Tenere accesa l’attenzione su Zaki equivale anche a tenere viva anche la memoria su Giulio Regeni e chiedere verità e giustizia” ha detto la ministra. Parole che sono risuonate nell’aula dell’Università di Bologna dove su uno scranno è stato adagiata una sagoma dello studente egiziano.

“La sua assenza oggi è la più grande dimostrazione che non si è fatto abbastanza, che non possiamo arrenderci, che si deve fare di più, e nei luoghi dove si può fare di più” ha scandito la coordinatrice del master Gemma nel suo intervento alla consegna dei diplomi, Rita Monticelli.  “Patrick ha bisogno di tornare qui da noi in ateneo come un uomo libero – ha aggiunto il rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini aprendo la consegna dei diplomi di laurea – L’ateneo continuerà a far sentire la sua voce per ripetere con immutata forza che Patrick non resta e non deve restare solo. Lo studio e il lavoro intellettuale sono una forza che non può essere ostacolata da nessun Paese, in nessun momento storico”.

Nei giorni scorsi è cominciato il processo al ricercatore egiziano che si è presentato in aula con il fisico molto provato dalla detenzione in carcere che dura ormai da più di un anno e mezzo. Anche se l’accusa di terrorismo è caduta, il capo di imputazione per Zaki resta quello di diffusione di notizie false. Rischia 5 anni di carcere.

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